La fine del libro è vicina?
IN UN’INTERVISTA…ERUTTIVA…E PROFETICA, A leccecronaca.it NE PARLA PIETRANGELO BUTTAFUOCO: “Diventerà un prodotto di lusso…Nella nostra società occidentale, saranno in pochi capaci di affrontarne la complessità intellettuale”
di Mariangela Rosato______
Parigi e due voci al telefono che comunicano. La pandemia ha modificato il modo di fare le interviste, si predilige il contatto a distanza che, nonostante renda l’incontro meno realistico, fa oltrepassare le barriere geografiche.
Pietrangelo Buttafuoco, 57 anni, giornalista, opinionista dirompente, scrittore autore di romanzi di successo, usa frasi dirette ed incalzanti, periodi iperbolici e terminologie intrise di crudi significati oscillanti tra il catastrofismo e una speranza transitoria.
“Il libro è un po’ come lo champagne, non tutti possono amarlo. Sarebbe un peccato farlo bere a chi non apprezza o non capisce.”
Alcune librerie sono sempre più vuote altre, nonostante passati gloriosi, sono quasi sull’orlo del baratro. La gente non legge più perdendo l’interesse nei confronti della carta, da secoli parte di una storia soggetta a mutamento. Questi centri, in cui circolano il passato, il presente e il futuro, diventano rari e, tranne eccezioni, investire ancora in librerie sarebbe come forse negare un processo di evoluzione destinato a portarci chissà dove.
“La rivoluzione digitale ha cambiato il concetto stesso di lettura. E’ difficile, infatti, che ci si concentri per più di tre minuti. Lo stesso sguardo è mutato, è uno sguardo da cecchino senza una panoramica d’insieme perché lo smartphone ci costringe ad avere una forma di lettura come a prendere la mira. Non si riesce a fissare alcunché perché è soltanto un flusso unico ed inesorabile.”
Ribatto. La lettura su carta comporta un estraniamento dal circostante che molti sembrano aver quasi del tutto perduto, altri, invece, ancora resistono, ma con la consapevolezza che la pressione di notifiche della rete predatoria prenderà anche loro- prima o poi- se non lo ha già fatto senza che se ne accorgessero, unendo l’idolatria al piacere fisico del like di Zuckemberg.
“Siamo in una fase di passaggio come quando nell’antichità la tradizione orale venne soppiantata dalla scrittura. Ora é il digitale a porre le basi di uno scarto ulteriore.” Anticipando una battuta finale del nostro scambio, mi dico- tra me e me- che, in questo andare senza sosta verso un futuro predetto già da una certa letteratura, qualcosa sarà necessariamente sacrificato nel flusso di cui mi parla Buttafuoco.
A perdere pian piano le sue munizioni è proprio il libro che molti Stati concepiscono come un bene a cui si può far tranquillamente a meno legittimando una consuetudine che ci conduce spesso- nessuno può dirsi immune- a prediligere lo scorrere del flusso di Facebook a quello di una storia da romanzo.
“Si tratta di un pregiudizio delle società occidentali per le quali il bagaglio culturale è un peso da cui liberarsi. Eppure, non è così in tutto il mondo. La Cina, l’India, ad esempio, a differenza dell’Italia, non hanno mai dismesso il loro patrimonio culturale, ma ne hanno fatto un bene di consumo rendendolo popolare. Noi occidentali, invece, dimentichiamo il nostro passato letterario spinti dal desiderio di voler andare avanti in una spirale infinita”.
Le perplessità sul futuro della letteratura occidentale mi si fanno, a questo punto, sempre più palesi. “Dobbiamo cercare di capire se quello che si attraversa è una crisi destinata alla catastrofe oppure è una transizione destinata ad un’epoca nuova che, da contemporanei, non possiamo capire. Fino ad ora, le opere letterarie sono state votate tutte al nichilismo, all’annientamento, alla letteratura ombelicale.
Se guardiamo il panorama italiano, ad esempio, ritroviamo personaggi che alimentano il pensiero unico e il conformismo dimenticando che la fantasia e la ricerca da parte dell’artista sono le fondamenta dell’arte.”
In questo clima turbolento il futuro dei giovani scrittori e dei nuovi artisti, identificati come “esordienti” dal mondo dell’editoria, mi sembra sempre più compromesso. Un oceano immane in cui, come in un paradosso mistico, si contano più scrittori che lettori di testi, più critici che artisti. E in questo nuovo processo le nuove leve vengono messe in lista d’attesa e l’arte letteraria “abbandona sempre più il manufatto cartaceo per entrare nell’industria audiovisiva e dell’intrattenimento. E’ lì ora che vive la letteratura.”
Questa fila d’attesa in cui si trovano i giovani si fa sempre più lunga e non viene scavalcata da “scrittori che devono maturare, ma solo da autori che hanno una durata da falò. Nessuno, ora, è capace di investire sulle nuove energie a maggior ragione in un’editoria culturale dove si parte da una consapevolezza di fondo, ossia che su dieci persone in pochissimi saranno realmente interessati all’acquisto di un libro.”
Dura lex, sed lex- penso io- un sistema in cui l’appetito commerciale ha la meglio a dispetto di un’ipotetica qualità del prodotto.
La perplessità iniziale, sortami dopo qualche scambio di battute, sulla permeabilità del libro nella società occidentale mi ritorna allo scoperto.
“Il libro diventerà un prodotto di lusso, quindi caro ma al contempo di maggiore qualità. Saranno in pochi nelle società occidentali a poter affrontare la complessità intellettuale che ci proporrà il libro.
Anche la poesia è votata ad avere lo stesso destino. Non possiamo più consentirci delle distinzioni perché queste sono, necessariamente, franate dal cammino della parola. Il linguaggio, infatti, ha un continuo aggiornamento attraverso le mutazioni dell’essere. Ed ecco, noi ci incamminiamo in questo linguaggio.”
Mentre Buttafuoco mi parla del destino del libro e della sua probabile fine, le pupille mi vanno dritte sul testo di Umberto Eco appena iniziato. Le risposte sono quasi finite, eppure altre domande mi sorgono. Altri dubbi spuntano nella mente riuscendo ad oltrepassare finanche lo smartphone che ci divide.
Non si può che accettare la crudezza di un flusso con limiti ancora non del tutto esplorati, tuttavia una speranza giovanile mi torna ora alla mente. Un inaspettato ottimismo che vuole convincersi che quell’oggetto mistico che è il libro e i suoi attenti custodi che sono le librerie non siano del tutto relegati a divenire delle reliquie inaccessibili.
Oltre al processo di digitalizzazione delle menti, qualcos’altro sta nascendo sotto le macerie. Qualcosa che porta, anche chi l’aveva dimenticato, a reimpossessarsi della carta come in una sorta di disintossicazione del pensiero in cui i seguaci perduti del libro rinascono. E i giovani scrittori possono ancora sperare.______
LA RICERCA nei nostri articoli dell’ 8 e del 15 novembre scorsi
“Libreria Palmieri”, “La Libreria”, “La Tour de Babel”: DA LECCE, A PARIGI LE LIBRERIE RESISTONO
Sono innamorata di Buttafuoco da “decenni”… Sei fortunatissima Mariangela… Mi piacerebbe, incontrarlo, parlargli (ma forse mi mancherebbero le parole, per l’emozione) e …. baciarlo, neanche tanto castamente…