XYLELLA / FORUM AMBIENTE E SALUTE. E DELUSIONE
(g.p.)______Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Giovanni Seclì, del Forum Ambiente e Salute, ci manda per conoscenza la lettera aperta da lui scritta oggi al già nominato assessore all’ agricoltura della Regione Puglia.
La pubblichiamo qui di seguito integralmente.
Ad una prima lettura, qui in redazione, a caldo, la lettera aperta scritta dal Forum Ambiente e Salute, ci pare una grossa delusione.
Come e ancor di più della “rivoluzione copernicana” operata a suo tempo al riguardo dai Cinque Stelle.
Una resa incondizionata, forse, al potere economico e politico, che, come documentiamo da anni sul nostro quotidiano, sempre nella pluralità degli interventi ospitati e sempre con dovizia di argomentazioni, è responsabile di quella che continueremo a chiamare la frode Xylella.
Noi.
Il Forum Ambiente e Salute, che fino a qualche anno fa presentava esposti alla magistratura e denunciava le speculazioni in atto, evidentemente, o ha cambiato idea, o si è arreso.
Opzioni, sia chiaro, ci mancherebbe altro, che nella vita sono entrambe sempre possibili e lecite.
Ma…
Ma magari, si è solo politicamente riposizionato sull’asse Pd-M5S che anche a Bari, come avvenuto già a Roma, in queste ore pare stia…germogliando.
Non un accenno alla lotta e alle colpe dell’uso dei fitofarmaci, nessuna attenzione alla specificità del territorio, niente denuncia delle speculazioni in atto.
In ogni caso, la proposta dei parchi della memoria e dei nostri fratelli ulivi trasformati in statue senza vita, da sola, subito, spezza il cuore.______
Egr. DONATO PENTASSUGLIA ASSESSORE AGRICOLTURA REGIONE PUGLIA
Augurando un lavoro proficuo a favore della rigenerazione dell’agricoltura salentina e pugliese –in funzione degli obiettivi primari quali la promozione economica e la tutela ambientale, in raccordo con altri della cultura e della produzione- evidenziamo due problematiche sulle quali auspichiamo un approccio della Regione nuovo, più dinamico, propositivo e consapevole delle criticità e delle potenzialità connesse.
- Il reimpianto incentivato degli ulivi delle sole due cultivar considerate “tolleranti” rischia di riproporre scenari di monocultura, con eventuali estese criticità fitopatologiche , ambientali (risorsa idrica), di conseguenza anche economiche. Infatti vengono segnalati alcuni casi di disseccamento anche di tali due cultivar, che potrebbero in seguito accentuarsi. Ciò deve essere tenuto presente dalla Regione, va reso noto all’opinione pubblica e agli operatori agricoli per promuovere scelte agronomiche consapevoli e differenziate; pertanto va favorita la possibilità –già sollecitata anche da alcune associazioni di categoria- di reimpiantare altre essenze – nel settore della frutticultura, dell’ imboschimento, etc- soprattutto in terreni rocciosi-collinari, nel rispetto pur dinamico del paesaggio e della risorsa idrica. Non riproporre monocultura olivicola, ma promuovere la biodiversità: il faro guida della rigenerazione agricola e quindi ambientale del territorio. Servono una visione e una prassi lungimiranti; vanno emarginati e disincentivati approcci miopi prevalenti (es. “ intanto prendo i soldi del reimpianto; poi se fra qualche anno disseccheranno …”)a causa delle criticità connesse ; la gestione di interessi di categoria non va avallata passivamente, ma va incardinata in una progettualità più ampia e di lungo respiro.
- Quindi un piano organico, attento alla complessa interazione multifattoriale del settore agricolo, in particolare nel suo ruolo di contrasto alla desertificazione in atto nel Salento, alle criticità ambientali e sanitarie legate alla scarsità idrica, all’inquinamento e consumo del suolo agricolo, alla salubrità dei prodotti, alla ricaduta generale sulla qualità della vita.
Si impone in particolare un progetto-processo di piantumazione di diversi milioni di alberi (uno degli impegni della campagna elettorale di Emiliano) oltre quelli incentivati dal decreto MIPAAF di espianto-reimpianto. In tale campagna , pianificata e resa operativa dalla Regione, vanno coinvolti gli enti locali e le aziende agricole , condizionando alla loro adesione il diritto a percepire i contributi comunitari (adeguatamente incrementati), ancora erogati anche per gli uliveti disseccati e abbandonati.
2-L’espianto di milioni di ulivi va accompagnato da un parallelo percorso virtuoso per il legno pregiato per l’ebanisteria e per i tronchi monumenti naturali già tutelati dalla Regione: è un crimine culturale, economico, sociale l’indifferenza prevalente (accompagnata forse anche da alcuni interessi) che avalla il loro quasi totale incenerimento in atto, in centrali a biomassa con prezzi di pochi euro al quintale. Invece una parte non esigua (comunque dell’ordine di almeno il 20%, quindi di centinaia di migliaia di quintali di legno pregiato) dovrebbe trovare una destinazione artigianale, con ritorno economico, professionale, culturale per il territorio. E’ un dovere della Regione renderla operativa, già creando centri di raccolta e stoccaggio. Non è solo un’ipotesi peregrina: è una pratica attuata già da una grande azienda olivicola salentina in agro di Veglie, dove gli ulivi espiantati su circa 50 ettari sono stati contestualmente trasformati da macchinari in assi prelavorate, con destinazione parquettifici del nord: il ricavo per l’azienda è stato assai superiore rispetto alla combustione , il messaggio propositivo , rispetto a quello gretto e miope della destinazione del legno all’incenerimento. Finora invece l’inedia e l’incapacità degli amministratori continua a deprivare il territorio di una sua pregiata materia prima -irriproducibile nei prossimi decenni- distrutta o “emigrata” a favore del nord: non viene promosso lo sviluppo di professionalità e il ritorno economico e culturale per il Salento. E’ un dovere da parte della Regione riproporre e sostenere in modo più ampio , strutturato e operativo il predetto esempio, come processo virtuoso da attuare sul territorio, attivando così una organica filiera di ebanisteria e di artigianato anche semindustriale, utilizzando risorse già stanziate nel decreto Bellanova
I tronchi monumentali andrebbero auspicabilmente conservati almeno -pur dissecati nei rami , ma sempre vivi nei polloni- nei campi del reimpianto, rispettando e guidando le scelte degli agricoltori: in subordine , se rimossi -conservandone l’integrità scultorea- , vanno reimpiantati , magari in” parchi della memoria” (lo sostiene il prof. Giuseppe Fontanazza, “padre” della “favolosa”), oppure destinati ad essere ospitati, quali sculture previo adeguato trattamento nel Salento, in locations preferibilmente pubbliche e non solo nazionali. Perché gli amministratori, le associazioni, gli operatori agricoli e artigianali del Nord-est hanno trovato soluzioni virtuose per una parte non esigua dei milioni di tronchi, divelti dalle trombe d’aria in pochi minuti ; mentre gli stessi soggetti pugliesi finora non hanno avuto analoga capacità reattiva e progettuale, almeno a favore di una parte dei nostri tronchi millenari e del pregiato legno degli ulivi, pur in uno scenario di espianto programmato, che permetteva di pianificare un’operazione virtuosa? Una delle grandi “colpe del Sud”, per evocare la denuncia di C. Scamardella direttore del Quotidiano.
Occorre recuperare ritardi e avanzare progetti, che drenino risorse anche del Recovery fund per costruire uno scenario complesso, multifunzionale di rigenerazione agricola, ambientale, economico-professionale per il territorio.
Due puntualizzazioni specifiche :
- Diverse sperimentazioni sono state finanziate a enti di ricerca regionali e non solo. L’ultimo chek-up sulle stesse è avvenuto nel giugno 2019 presso l’Unisalento : alcune ricerche si presentavano in stato avanzato e con promettenti prospettive. In particolare quella del prof. Ciccarella di Unisalento , basata sulla veicolazione negli ulivi di elementi di contrasto della xylella attraverso vettori nanotecnologici, presentata in modo ottimistico anche in altre sedi autorevoli. Tra le straniere si vuol ricordare solo quella di C. Gonzalez, il cui coktail di batteriofagi aveva azzerato la xylella su vite americana: lo stesso ricercatore dichiarava di esser fiducioso che il protocollo sarebbe stato efficace anche per contrastare il batterio negli ulivi pugliesi. E’ stato coinvolto dalla Regione ? Non risultava da uno scambio di messaggi del Forum con il ricercatore USA, che si diceva disponibile ad impegnarsi. Infine quali novità per l’acetilcisteina NCA, da molti anni valida per contrastare gli effetti della xylella sugli agrumi brasiliani, evocata anche dai ricercatori del CNR di Bari? E’ doveroso fare il punto in merito.
b- sugli innesti: dichiarazioni pubbliche anche “autorevoli” (l’ultima su tg Puglia del 6 novembre) affermano che la finestra utile per gli innesti –sollecitati giustamente per i monumentali della Piana degli ulivi- è ristretta al periodo maggio-giugno. Ancora un messaggio impreciso che non favorisce gli interventi utili: già C. Moschettini, scienziato salentino del XVIII sec., nel suo lavoro “Della Brusca malattia degli ulivi di Terra d’Otranto” (1777), sollecitava l’innesto, della allora “resistente” cellina sull’ogliarola (vittima principale dell’epidemia del disseccamento nell’ultimo ventennio del XVIII sec.) da eseguire preferibilmente in periodo autunnale (pag. 162). Pratica non del tutto abbandonata , che permette di raddoppiare il periodo d’intervento a tutela dei monumentali.
Distinti saluti
Per il Forum ambiente e salute Lecce
Giovanni Seclì ______
LA RICERCA nei nostri due ultimi articoli dedicati alla questione, in ordine cronologico, dell’8 e del 15 settembre scorsi
L’INTERVENTO / LA QUESTIONE XYLELLA AD UNA SVOLTA. RECUPERO OLIVETI AUTOCTONI: WORK IN PROGRESS
Category: Cronaca, Cultura, Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’agro salentino oggi, con questo clima senza burian rigido in pianura, potrebbe accogliere coltivazioni energetiche di prima categoria come ad
esempio la canna da zucchero. Oggi nel Sud è possibile la coltivazione,
ed il Salento è tra le zone migliori, avendo a disposizione in zona anche ottime risorse idriche..che potrebbero integrare l’acqua invernale per aumentare la produzione.
Per l’olivicoltura la produzione potrebbe spostarsi in Sicilia, lontana
dalla xylella e con clima e territori idonei alla coltura.