RITRATTO POETICO DI ENRICO ROMANO
di Chiara Evangelista______
Architetto dalla vena poetica trasmessagli dal padre, Enrico Romano è tra i poeti salentini più attivi e apprezzati del territorio. Presidente dell’Associazione culturale Vitruvio, Romano negli anni ha dato forma alla sua passione “innata”, come la definisce il poeta stesso, nei confronti delle belle lettere. Già da adolescente era attratto dai poemi omerici che hanno trainato il fuoco vitale della poesia.
“Se l’Iliade e l’Odissea non fossero state scritte in versi, non le avrei mai studiate a fondo. I miei poeti preferiti sono Giuseppe Ungaretti e Emily Dickinson per l’attualità dei loro versi caratterizzati da eleganza e raffinatezza linguistica. Ma all’elenco dovrei aggiungere anche Mimnermo, Shakespeare, Dante, Montale, Quasimodo, Frost…”
I modelli di riferimento riverberano anche nella sua ultima raccolta: Moltitudini di nulla, edito da Il raggio verde.
<< “Moltitudini di nulla” nasce come libro che racchiude le poesie, i componimenti figli di questa epoca aggressiva, vile, sconcertante. Noto che, spesso, i poeti scrivono in forma di “lamento” quasi come presa d’atto delle vicende figlie del XXI secolo.
Sono sempre stato dell’avviso che il poeta non deve essere chi aspetta che il fatto accada per narrarlo, o per piangere su di esso; al contrario deve tentare di prevedere l’evento negativo, nefasto e, se possibile, annullarlo (fatto, questo, assai raro). La sensibilità del poeta non è quella del chiaroveggente ma una sensibilità che preavverte e preavvisa gli eventi. Il poeta non deve essere “profeta”, ma lungimirante e deve essere libero da ogni forma di vincolo. Il poeta non segue la moda, semmai la detta…>>
Si tratta, di fatto, di poesie d’amore: amore per la terra, la cultura, la natura, il rispetto, la riservatezza e la concretezza.
cambia il paesaggio
d’umane levature,
svenduta la mente
ad inesistenti concetti
l’opportuno rifulge
di squallido ardore,
restano dominanti
moltitudini di nulla!
I tentacoli poetici di Enrico Romano s’impadroniscono di pruriginose pennellate di fantasia, annichilite dalla fugacità coscienziosa del tempo, per confluire in interrogativi di cristallo: quando è nato il tempo?
c’è chi ha percorso
solo un miglio
di poesia, calpesta
avite scogliere
ignora le radici
oltraggiate
senza osservare
l’ocra
di agostani licheni!
La raccolta moltitudini di nulla è vento che porta i granelli di sabbia dispersi nelle coste degli anni, non calpesta le radici poetiche passate, ma semina licheni di terre tradite e aride.
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