UMBERTO LEO DELLA FIAMMA CRITICA IL CENTRO DESTRA
di Francesco Buja______
La mancanza di identità ha abbattuto il centrodestra. Così è, se vi pare, per Umberto Leo (nella foto), segretario cittadino a Lecce della Fiamma tricolore. Il quale, in un comunicato stampa, analizza il risultato delle recenti elezioni regionali della Puglia:«La sconfitta del cosiddetto centrodestra è originato in misura rilevante, se non totalmente, dall’affastellamento di candidati provenienti dai più disparati momenti e dalle più diverse genesi. In altri termini, dalla impossibilità dell’elettorato di riconoscersi in un programma identitario, certo, e determinato».
Parole che giungono dalla destra radicale, a sottolineare il solco tra i missini tutti d’un pezzo e chi si definisce di destra, ma ha perso qualche pezzo di sé per strada, fino a candidare alla presidenza della Regione Puglia l’ex democristiano Raffaele Fitto. Sicché, sottolinea l’avvocato Leo, si è delineata un’altra schiera di elettori che si dicono di destra:«Non pochi votanti, pur dichiaratamente non di sinistra, hanno preferito, e sia pure obtorto collo, crociare le liste del Presidente uscente per scongiurare il rischio di ritrovarsi a capo del governo della Regione Raffaele Fitto». Una diaspora continua di coloro che seguivano Almirante e Rauti, si illusero con Fini, poi, in gran parte, hanno scelto lidi più sicuri di un partito che raccoglie poco, ma ha voluto coraggiosamente presentare un proprio candidato presidente della Regione.
Il caos però non risiede solo dalle parti della Meloni e della Fiamma. «Identico discorso – scrive Leo Umberto – non può tenersi per il cosiddetto centrosinistra, posto che l’elettore di Emiliano è da sempre (almeno dalla fine degli anni Settanta) informato all’idea della confusione di schieramenti, la manifestazione più tipica della quale fu il pentapartito».
Conclusione:«C’è, dunque, un vuoto politico, che non compete colmare né a Fratelli d’Italia, né alla Lega di Salvini, essendo essi stessi l’emblema del vuoto. Fratelli d’Italia non rappresenta affatto, non interpreta, non impersona la destra». Polemica nota. «Quale ideale di destra, e di destra sociale – si chiede il segretario cittadino della Fiamma -, potrà incarnare un partito nel quale militino (al vertice, si badi!) uomini e donne che per decenni non sono soltanto stati democristiani o socialisti o leghisti, ma hanno da sempre ostinatamente avversato i valori che a quell’ideale sottendono?».
Umberto Leo spiega poi cosa significhi a suo avviso essere di destra:«La Destra è, prima ancora che servizio, amore: per la propria terra; per la tradizione; per quanto chi ci ha preceduto ci ha consegnato, conservandolo anche al prezzo del proprio sangue; per le proprie responsabilità, da assumersi coscientemente e con volontà e, quindi, senza tentennamenti di vigliaccheria o, peggio, senza evitarle. È amore per il bello, e nostalgia del buono. È fantasia ragionata, è azione, è costruzione dell’edifico comune e universale, il sogno mediterraneo. È fedeltà e credo, militanza e passione, fusione di capitale e lavoro, orgoglio e carità, esaltazione dell’italianità e tutela del bisognoso, luce accesa sulle tenebre».
Moltissimi italiani, osserva l’avvocato leccese, anelano a un’idea autenticamente di destra, aderente a una «concezione spiritualistica che si contrapponga al materialismo ed al relativismo» e che propugni «la supremazia della cultura» e «il primato del merito», nonché «la distribuzione equa ed efficace delle risorse» e «la partecipazione adeguata e concreta del capitale umano al capitale economico». Semi ideologici, questi, che, sottolinea Leo, si rinvengono nella Fiamma Tricolore. «Ecco, dunque, perché il centrodestra ha perduto: – sentenzia l’esponente missino – quando la bandiera si dipinge di grigio non è più possibile distingue in essa il bianco dal nero. A questa ricetta, aggiungete in abbondanza dosi massicce di arroganza e di presunzione, ed il gioco è fatto».
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