1965 – 2020, RITORNO AL FUTURO AL CONVITTO PALMIERI
di Raffaele Polo______
Cinquantacinque anni fa, all’Ascanio Grandi di Lecce…
Sì, lo so che non sta bene parlare e scrivere dei casi propri, soprattutto in campo giornalistico bisogna essere asettici e professionali, quante regole ci hanno inculcato i nostri maestri, è un po’ come scrivere una tesi di laurea, il testo meno letto e conosciuto di Umberto Eco è proprio quello: ‘Come si scrive una tesi di laurea’, completamente ignorato da tutti, ma proprio tutti, i laureandi…
Eppure, stavolta, con un po’ di nostalgia e superando quell’idea che mi perseguita da tempo, di essere cioè un nostalgico melenso e laudator temporis acti, voglio ricordare la scuola media Ascanio Grandi di Lecce, quella che 55 anni fa lasciavo, con il tradizionale rammarico di tutti gli adolescenti che, poi, intraprendono il cammino nelle Superiori…
Il 27 di questo mese presento il mio recente ‘Taccuino introduttivo alla letteratura salentina’ proprio lì dove entravamo ogni giorno, di fronte all’ex convitto Palmieri, nel vasto atrio, alle 8 e 20 c’era la torreggiante figura del preside Dante Sardiello che ci passava in rivista, anche in inverno era senza cappello e noi dovevamo imitarlo, era un’idea di scuola ancorata alle vecchie tradizioni, ma aveva tutta la sua efficacia…
Ebbene, proprio l’ultimo giorno di scuola, nella tradizionale manifestazione di chiusura dell’anno scolastico, nel giornalino della Scuola (La Fucina, si intitolava…) proprio nella pagina di apertura, c’era un mio pezzo, dal titolo ‘Forse tornerò’ dove, con l’ingenuo tratto di un ragazzo di 13 anni, pensavo che un giorno, forse, sarei ritornato in quel luogo, a rinverdire le figure, i nomi di professori e compagni che mi avevano accompagnato dal 1963 al 1965…
E, come fa Ungaretti nella sua indimenticabile poesia dedicata al suo compagno di stanza, ( E forse io solo/ so ancora/ che visse ) sarò lì, a guardarmi attorno, stringendo una copia del giornalino tra le mani (ce l’ho ancora, ci mancherebbe…) e ricordando i professori Masciullo, Zilli, Lepore, Del Giudice, Maglio, Ponzetta, Visentin e i compagni Capone (Oronzo e Massimo), Cimmino, Cillo, De Matteis, Toma, Nocco, Rizzato, Paglialonga, Longo, Lorizzo, De Giorgi, Gerardi e tutti coloro che si perdono nella memoria, molti non ci sono più, è passato tanto tempo, ma qualcosa è rimasto, è restata la mia memoria che sembra registrare ancora l’emozione delle interrogazioni, dei compiti a casa, dei primi fremiti sentimentali.
Insomma, si è realizzata una sorta di profezia che un ragazzo di 13 anni ha immaginato e, casualmente, il 27 agosto di quest’anno potrà essere sottolineata con curiosità.
Per un attimo, certo.
Solo per un attimo.
Poi riprenderemo il nostro compito di severi estensori giornalistici di sentimenti e notizie.