L’ONOREVOLE BONUS DI SOPRAVVIVENZA, E’ GIA’ SCANDALO
di Giuseppe Puppo______
Come vogliamo chiamarla? Indennitopoli? Partitivopoli?
Ci sarà tempo e modo, perché la questione è destinata inevitabilmente ad allargarsi, ma già da questa mattina sui social – che sono un po’ il termometro dell’opinione pubblica del Paese – la febbre da scandalo arde e anzi sta ancora rapidamente salendo.
Di cosa si tratta?
Vediamo di capire.
Come è noto, a febbraio, poco dopo l’inizio del lockdown, il governo aveva previsto un bonus di 600 euro per tutti i possessori di partita Iva e liberi professionisti, che avevano visto le loro attività bloccate dall’emergenza sanitaria e quindi in difficoltà economiche.
Contributo pensato a pioggia, senza limitazioni, per i mesi di marzo e aprile: bastava chiederlo, per via telematica.
Solo successivamente, per il mese di maggio, il legislatore ha posto una limitazione: chi lo richiedeva, doveva pure contestualmente dimostrare di aver patito un significativo calo del proprio fatturato.
Questa mattina l’ Inps – che si era dotata di una struttura di controllo delle prestazioni erogate – ha reso noto di aver verificato che a chiedere e ad ottenere il bonus ci sono pure cinque deputati della Repubblica, evidentemente nelle loro qualifiche professionali anche detentori di partita Iva.
I nomi? Non si possono fare, per via della legge sulla privacy.
Intendiamoci: io non li so, se no per dovere di cronaca li farei, né al momento ho modo di saperli; pare che li sappiano solamente il presidente della Camera dei Deputati e il presidente dell’Inps.
Hanno costoro commesso un reato penale?
No, non hanno commesso nessun reato.
Hanno commesso un peccato contro la morale?
Sì, grandissimo.
Chi fa politica, chi prende uno stipendio di soldi pubblici, a maggior ragione chi è rappresentante del popolo e come tale è lautamente retribuito ha sopra di sé non solo il codice penale, come tutti i cittadini, ma pure ancora più sopra un codice etico cui deve attenersi.
Un deputato guadagna circa 13.000 euro netti al mese, cui vanno aggiunte altre indennità, come la paga per i collaboratori, i rimborsi per viaggi e soggiorni, tutti i mezzi di trasporto gratuiti, assistenza sanitaria universale e altri benefici dal lungo elenco.
Ora, in piena emergenza sanitaria prima e subito dopo economica, quando in tanti non prendevano più soldi dalle loro abituali attività professionali, e tante famiglie avevano difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, che in cinque di questi privilegiati abbiano solo pensato di approfittare dell’occasione per prendersi altri 600 euro in più, da aggiungere ai 13.000 e passa che continuavano a percepire senza pericolo alcuno, è una vergogna.
Uno scandalo pietoso, ecco.
In un soprassalto di dignità, ammesso che ne abbiano ancora una, dovrebbero restituire le somme incassate, chiedere scusa e contestualmente dimettersi seduta stante.
Tanto le procedure di dimissioni di un parlamentare, dalla lunga e complicata liturgia, durano mesi se non anni, insomma, arriverebbero comunque quasi a fine legislatura: ma rimarrebbe almeno il bel gesto, perché possiamo tutti sbagliare, ma tutti possiamo poi redimerci dalle nostre colpe, e riscattarle in qualche modo.
Invece niente, forse nemmeno si vergognano di quel che han fatto in cuor loro.
Da indiscrezioni giornalistiche, pare – dico pare e non aggiungo altro, perché non ho modo di verificare alcunché – che appartengano a partiti sia dell’opposizione, sia della maggioranza.
Ma c’è di più.
No, non è il “noto presentatore televisivo” che ha fatto come i cinque onorevoli vergognosi: per lui si tratta di umane miserie, non avendo incarichi politici.
Sempre da fonti Inps appena riprese questo pomeriggio da successive indiscrezioni giornalistiche, pare – pare: mi scuso, non posso verificare, non posso aggiungere altro – che a beneficiare del bonus di 600 euro siano stati anche altri circa duemila politici, detentori di partita Iva come i cinque parlamentari: presidenti di Regione, assessori regionali, consiglieri regionali e sindaci.
Di questi, i sindaci, i meno retribuiti, portano a casa ogni mese alcune migliaia di euro, mentre i presidenti, gli assessori e i parlamentari regionali viaggiano tranquillamente sopra i 10.000/13.000 euro netto in busta.
Per loro quindi vale lo stesso discorso di mancanza di etica che si deve legare inevitabilmente alla politica, di indecenza assoluta.
Ma se queste ultime indiscrezioni trovassero nei prossimi giorni conferme in maniera così quantitativamente rilevante, saremmo di fronte ad uno scandalo immenso: un po’ come tangentopoli, anzi peggio, perché quelli almeno rubavano per il partito, mentre oggi partiti e fondazioni dei partiti sono finanziati dallo Stato, e quindi questi, sia pur non abbiano rubato, hanno fatto per il proprio tornaconto una schifezza senza precedenti.