IL MONDO INTERO VICINO A BEIRUT SCONVOLTA DA UN’IMMANE ESPLOSIONE, VISTA E SENTITA FINO A CIPRO, A DUECENTO CHILOMETRI DI DISTANZA. CENTINAIA DI MORTI, MIGLIAIA DI FERITI, E DI SFOLLATI, FRA LO SFORTUNATO, CIVILISSIMO POPOLO LIBANESE, CHE PAGA LE GUERRE PER PROCURA. GIA’ SERI DUBBI SULLA VERSIONE UFFICIALE
(Rdl)______(FONTI: REUTERS, BBC, CNN)______Ancora questo pomeriggio, quindi oramai a quasi un giorno di distanza dalla terribile esplosione, che alle 17.00 di ieri ha devastato la zona del porto di Beirut e buona parte della città, i soccorritori continuano a tirare fuori dalle macerie morti e feriti.
L’ultimo bilancio è di poco fa, stilato dalla Croce Rossa, e parla di cento morti, e quattromila feriti, oltre ad almeno un centinaio di dispersi, cioè persone di cui non si hanno notizie, e trecentomila sfollati, cioè rimasti con le abitazioni distrutte, o inagibili, in una città per buona parte rasa al suolo.
A quasi un giorno di distanza non sono ancora per niente chiare le cause di quanto accaduto.
Le autorità libanesi, come ha spiegato il premier Hassan Diab, hanno rivelato che nel 2013 erano state scaricate nel porto e accatastate in un deposito 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, formula chimica NH4NO3, uno dei fertilizzanti più usati al mondo, ma pure uno dei principali componenti degli esplosivi minerari.
Era il carico di una nave, la Rhosus, battente bandiera moldava ma di proprietà di un armatore russo di stanza a Cipro, Igor Grechushkin, fermata all’epoca dal governo libanese a causa delle numerose irregolarità riscontrate.
Il capo delle forze di sicurezza libanesi, generale Abbas Ibrahim, ha spiegato che all’origine del disastro vi è un incendio sviluppatosi in un deposito usato per custodire materiali altamente infiammabili sequestrati in passato.
Comunque sia, già così non si capisce perché sia stata accettata una quantità così enorme di una sostanza comunque pericolosa e soprattutto perché sia stata lasciata là da sette anni.
In queste ultime ore, alcuni esperti internazionali di sostanze chimiche esplosive, guardando i filmati, avanzano dubbi sulla spiegazione ufficiale, motivandoli con le costatazioni che il nitrato di ammonio bruciando produce un fumo giallognolo, non rosso e arancione come si vede nei filmati, e che non esplode in maniera simultanea, come accaduto ieri pomeriggio.
Il sospetto è che là di fosse un enorme deposito di armi, e/o di esplosivi, conservate non è chiaro da chi, saltato in aria all’improvviso, per cause ancora tutte da verificare.
Sospetti rafforzati da una dichiarazione ufficiale del presidente americano Donald Trump: “Ho incontrato i nostri generali e sembra che non sia un incidente industriale. Secondo loro, sembra che si sia trattato di un attacco, di un attentato, di una bomba di qualche tipo”.
Il Libano è un piccolo stato dalle grandi potenzialità, che però è dilaniato oramai da decenni dai conflitti religiosi e politici dell’intero Medio Oriente, diviso da opposte fazioni, e dai loro protettori degli Stati dell’area e Internazionali, dove spesso per procura i combattono faide e vere e proprio guerre, come per i Palestinesi, o come in tempi più recenti per la Siria.
Un situazione che fa vivere questo sfortunato Paese in una perenne precarietà politica, in tensioni religiose e inter religiose, politiche e sociali, che più volte lo ha portato sull’orlo del baratro della rovina, e che ieri, direttamente o indirettamente, ha provocato questa nuova enorme, sconvolgente tragedia.
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