RISCOPERTE LIBRARIE / UNA ‘RADUNATA’ ANNI SETTANTA
di Raffaele Polo______
Negli anni Settanta il libro ‘Berlinguer e il professore’ ebbe uno straordinario successo. Soprattutto perché l’autore era anonimo e si dovettero aspettare circa tre anni per avere il suo nome. Molti si sorpresero che si trattasse di un giornalista esperto di cronache e servizi dall’estero. Un certo Gianfranco Piazzesi che, in realtà, era anche scrittore di grande capacità e di ottimo lignaggio.
Per i più, il solo ‘Berlinguer e il professore’ è degno di ricordo. Ma è un grave errore perché numerosi sono i titoli che Piazzesi affida agli editori più importanti. E, fra tutti, ci piace ricordare ‘La radunata sediziosa’, edito nel 1976 da Rizzoli e che riporta un sottotitolo esplicativo che è, di per sé, un piccolo capolavoro di sintesi: ‘Questa storia, con nomi e cognomi, vi racconta come può essere arrestato, interrogato, carcerato, processato e condannato un cittadino italiano’. Aggiungiamo noi ‘innocente’, ma Piazzesi lascia che ognuno si regoli, in base alla lettura, se è veramente plausibile un percorso giudiziario squisitamente italiano e palesemente sbagliato che, pure, è sempre lo stesso, anche in tempi correnti…
Sono tanti, in verità, gli scritti e i film che denunciano le cavillose imprecisioni della magistratura nell’ordinamento giuridico che si sublima nella palese contraddizione della ‘Legge uguale per tutti’. E sono all’ordine del giorno le condanne esagerate per evidenti innocenti o imputati in buona fede, a fronte delle assoluzioni incredibili per delitti, magari confessi.
In questo libro, scritto con grazia sopraffina, si entra subito nel vivo della vicenda: se nel pomeriggio del 12 dicembre 1975 i funzionari del primo distretto di polizia di Roma avessero spedito qualcuno nel negozio di un gioielliere, tutta la vicenda non sarebbe avvenuta.
A quell’ora, infatti, era facile controllare l’alibi di cinque giovani arrestati sotto l’accusa di aver lanciato bombe molotov durante una manifestazione o, come si dice in gergo giudiziario, una radunata sediziosa. Ma nessuno si assunse la responsabilità di interrogare e verificare. Fu messa in moto, invece, una macchina giudiziaria dal funzionamento un po’ singolare ma, a suo modo, efficiente. E le indagini dell’autore del libro, padre di uno degli imputati, finiscono per far emergere una vicenda vera, per quanto inverosimile possa sembrare.
Il libro non è un chiaro e conclamato atto d’accusa nei confronti di Polizia e Tribunali: ma riesce a colpire perché rappresenta in maniera inequivocabile la vocazione persecutoria che alligna tradizionalmente nelle aule di tribunale e colpisce, di preferenza, proprio chi è estraneo e, magari, innocente….
Bravo Piazzesi a calibrare con sapienza di provetto giornalista una vicenda che lo vede coinvolto di persona. E il finale, senza indugiare in considerazioni che pure sarebbero state più che opportune, offre il risultato, palesemente errato e contraddittorio, che ‘in nome del popolo italiano’ chiude definitivamente la querelle.______
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LA RICERCA nei nostri articoli del 22 e 25 giugno scorso