‘LA XYLELLA COME IL COVID’ ?!? TROVA LE DIFFERENZE
di Crocifisso Aloisi_______* (per leccecronaca.it)______
Ci sono state l’altro giorno in Regione Puglia in sede di Commissione Agricoltura le audizione di Gianluca Nardone, direttore del competente Dipartimento regionale, e di Gennaro Ranieri, commissario dell’Arif, l’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali.
Risultati ritenuti “non all’altezza delle aspettative, con un tasso di inadempienza eccessivamente elevato attribuito ai privati” secondo il direttore Nardone.
Esisterebbero, sempre secondo il direttore “numerose analogie che la Xylella condivide con il Covid-19, non solo terminologiche – zone rosse, tamponi, focolai, cluster – ma anche procedurali, a partire dalle modalità in cui vengono ricercate le piante infette, oltre che di tipo organizzativo, come i laboratori autorizzati, cinque, a cui vengono conferiti i campioni”.
A mio parere le analogie tra la vicenda Xylella ed il Covid non sono solo queste.
Infatti in entrambi i casi ci sono pareri discordanti tra scienziati, fake news e contraddizioni che circolano in libertà tra le due posizioni in campo, una impostazione a senso unico della maggior parte degli organi di informazione ed una controinformazione (o viceversa, a seconda da come la si vede) su social, media online e di alcune importanti tv digitali non collegate ai circuiti dei media ufficiali.
Anche con Xylella, come col Covid, l’agente ritenuto la causa dei decessi e, nel caso degli olivi, del loro disseccamento, è una concausa, ma non la causa principale o l’unica causa: in un organismo già colpito da altre patologie, l’agente patogeno ha avuto più facilità a fare danni. In entrambi i casi abbiamo avuto gli asintomatici.
Ma la differenza sostanziale, sia dal punto di vista ‘scientifico’ (un punto di vista comunque molto controverso anche ascoltando altri pareri di tecnici o ricercatori) che normativo è stato il diverso approccio nell’affrontare le due questioni: con xylella gli olivi sono stati condannati dalle norme senza se e senza ma, senza andare fino in fondo con le sperimentazioni messe in campo e senza dare credito neanche a quella sperimentazione, come ad esempio il Protocollo Scortichini, che ha avuto diverse pubblicazioni scientifiche con regolare peer rewied su riviste scientifiche ad impact factor molto elevato (a differenza invece delle pubblicazioni di chi sostiene xylella come causa principale ed unica del disseccamento, pubblicate su riviste dal ranking molto molto più basso).
Col Covid invece si è cercato, come giusto e naturale che sia poiché la questione riguarda vite umane, di trovare delle cure per una convivenza. Mi si potrebbe dire che gli olivi non sono esseri umani, è ovvio, ma credo anche che una pianta secolare (come lo sono la maggior parte dei nostri olivi autoctoni) avrebbe dovuto avere più attenzione e più cura da parte della collettività e da parte della politica nazionale che non avrebbe dovuto certamente piegarsi alle pressioni di faccendieri e lobbisti speculatori.
D’altronde, lo abbiamo scritto e ribadito diverse volte, l’estirpazione degli olivi non ha affatto risolto il problema visto che, come ancora raccontano i soliti noti media locali (che hanno svolto un ruolo determinante nel far dilagare il problema abbandono e disseccamento di oliveti perché non hanno svolto un ruolo superpartes in questa vicenda), ancora oggi ci troviamo con titoli ad effetto del “batterio x.f. che avanza verso Matera” (che stranamente non avanza più verso il barese, avanzata che è stranamente arrestata dopo l’incredibile vicenda dell’olivivo di Monopoli).
Ma nel tarantino non c’è stata la stessa situazione conflittuale che si è avuta in provincia di Lecce e quindi ci sarebbero le condizioni ambientali ideali per intervenire e fermare questa “avanzata” una volta per tutte, se l’estirpazione fosse veramente la soluzione (come ho spiegato anche in un precedente articolo sempre su leccecronaca dal titolo ‘La guerra di Giuseppe’).
Come si può ancora credere che l’estirpazione delle piante d’olivo sia la soluzione se poi il batterio è ormai presente anche su altre specie vegetali ? Negare la possibilità di convivenza col batterio probabilmente ha fatto più danni della stessa xylella fastidiosa.
Purtroppo la normativa europea, imbeccata dagli stakeholder nazionali, politici ed altro, ha prodotto una serie di decisioni di esecuzione che non hanno lasciato scampo ai nostri olivi e, ancora oggi, si parla di eradicazioni, ma solo degli olivi a quanto pare.
Tornando all’audizione in commissione agricoltura dell’altro ieri vorrei focalizzare l’attenzione sulla frase attribuita dalla stampa al direttore Nardone in merito ai risultati che sarebbero ritenuti “non all’altezza delle aspettative, con un tasso di inadempienza eccessivamente elevato attribuito ai privati”.
Quindi secondo questa interpretazione la colpa dei ritardi sarebbe da attribuire ai privati cittadini considerati “inadempimenti” da Nardone. Un’interpretazione molto singolare. Ma cerchiamo di capire, oltre le parole dette in libertà, cosa è accaduto realmente.
Ed allora è il caso di dire che è proprio l’ufficio diretto da Nardone che dovrebbe dare spiegazioni sui ritardi negli espianti derivanti dalla campagna di monitoraggio del 2017/18, che sono oggetto dell’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’UE.
In quella campagna di monitoraggio moltissimi alberi certificati infetti a seguito del monitoraggio Arif e delle analisi Selge nell’autunno 2017, sono stati notificati con atto amministrativo anche 7 mesi dopo (Maggio Giugno 2018).
Facciamo un esempio concreto: dagli atti pubblicati dalla Regione Puglia su Internet in rispetto alla trasparenza, abbiamo preso in esame una delle tante Determinazioni del Dirigente di Sezione Osservatorio fitopatologico, cioè la DDS n. 282 del 24 maggio 2018 che fa riferimento alla Comunicazione Selge del 19/10/2017 protocollata in Arrivo presso la Regione Puglia il 20/10/2017.
Da questi documenti si evince che :
Arif ha campionato e consegnato a Selge il 13/10/2017
Selge ha espresso l’esito delle analisi il 17/10/2017 comunicandole il 19/10/2017.
Quindi dal Campionamento alla comunicazione solo sei giorni.. ma l’ordine di abbattimento invece arriva ben sette mesi dopo..
Cosa c’entrano i privati in questi ritardi degli Uffici coordinati da Nardone?
Non è l’unico caso: come questo infatti ce ne sono altri che si dovrebbe opportunamente attenzionare e che chiunque potrebbe verificare.
A questo punto saremmo curiosi di conoscere il risultato di quegli esposti nei confronti di chi aveva ritardato l’applicazione della Norma UE e del recepimento nazionale.
Dopo tutto quello che è accaduto in questi sette anni di diatribe ancora oggi qualcuno cerca inutilmente, e anche pericolosamente, di scaricare le responsabilità sui privati cittadini e, magari, anche sull’immancabile ambientalista di turno che fa sempre comodo attaccare. Ma anche sul decisore politico (le cui condotte sono da analizzare dal punto di vista politico) ben sapendo invece quali sono le proprie azioni di ufficio.
Dunque gli “ambientalisti” o i privati cittadini, che esercitando un diritto garantito hanno pensato in altri casi di ricorrere al TAR, non possono essere nuovamente un alibi pretestuoso per nascondere altre responsabilità.______
Crocifisso Aloisi (nella foto sotto) * Consigliere comunale del Comune di Galatone con delega all’agricoltura
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LA RICERCA nell’ articolo qui sopra citato del 7 gennaio scorso