QUAL E’ LA CANZONE ITALIANA DELLA NOSTRA VITA? MA CHE DOMANDE…LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDO
(g.p.)______Video killed the radio star, vale a dire: la tv, i video musicali hanno ucciso, spento la stella della radio. Era il 1979, la canzone dei Buggles segnò un’epoca. In anticipo, fra l’altro, perché sul finire degli anni Settanta l’onda lunga ed eroica delle così dette radio libere, o private che dir si voglia, montava ancora e ancora, sia pur per poco, monterà.
Ma quel brano coglieva un passaggio epocale, del ‘vecchio’ mezzo di comunicazione, che stava soccombendo di fronte all’affermazione dei nuovi mass media: la fine delle star senza volto della radio di cui si conosceva solo la voce a favore di quelle televisive.
Non era del tutto vero, come confermerà la Storia. Infatti le radio sono sopravvissute ai network televisivi, pure a internet, e a quant’altro. Entrate in crisi, hanno avuto la capacità di risollevarsi, di adattarsi, finanche di modificarsi geneticamente.
Il panorama oggi è affollatissimo, in certo casi anche problematico, se non difficile, le proposte a volte imbarazzanti, e in genere poco creative: ma c’è, la radio come mezzo di comunicazione, con il suo fascino recondito legato, piaccia o meno, alle impostazioni tradizionali, per quanto stravolte, esiste, come mass media di informazione, e di musica.
Negli ultimi mesi di lockdown, l’ultima crisi di ascolti, al di là dell’auditel radiofonico, che pare più taroccato di quello televisivo, perché poi pare che la radio si ascolti prevalentemente in auto, con buona pace di tutte le altre possibilità.
Per reagire all’ultima situazione, le principali emittenti radiofoniche italiane si sono consorziate e hanno lanciato un’iniziativa, anzi due.
Sullo sfondo, qualche fetta della torta pubblicitaria, che viene mangiata sempre, ma che rischia di ridursi a briciole, con le televisioni che svendono pur di mantenere la quota preminente, la carta stampata che arranca e i siti di informazione on line lanciati alla conquista del mercato.
La votazione per trovare la più bella canzone italiana in assoluto, e una serie di dieci cover, il tutto supportato, oltre che dalle emittenti, dal sito web i love my radio.
Niente di nuovo, per la prima parte, se non per l’ampiezza della proposta e per la potenza di chi la sostiene, anche se concorsi, o referendum, o sondaggi al riguardo sono stati fatti da sempre, e, come sempre, lasciano il tempo che trovano. Ma tant’è.
I direttori artistici delle emittenti hanno scelto un brano per anno, a loro insindacabile giudizio, dal 1975 al 2019, e fra questi quarantacinque successi gli ascoltatori sono chiamati a votare, fino a fine luglio, “la canzone italiana della nostra vita”. Poi, il gran finale con la proclamazione.
Certo, le canzoni, la colonna sonora della nostra vita, sono di tutti, e ognuno ha la sua: difficile mettere tutti d’accordo, anzi: impossibile.
E già la scelta iniziale dei direttori artistici per individuare le quarantacinque canzoni concorrenti è opinabile assai. Per esempio, per il 1976 mettono “Margherita” di Riccardo Cocciante, che non è nemmeno la sua migliore, e dimenticano la canzone che una consultazione come questa dovrebbe vincere, a prescindere, vale a dire “La radio” di Eugenio Finardi.
Poi, celiando, da parte di chi scrive, non hanno considerato la sua preferita, “Non amarmi”, 1992, di Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Ma va beh, così facendo – è chiaro – non se ne esce più.
Vediamo invece l’iniziativa correlata, che pare più originale: si tratta di dieci rifacimenti, scelti fra le canzoni in gara e affidati ad altrettanti nomi importanti, che le hanno rifatte a modo loro.
Ora, volendo, anche qui la disputa fra originale e cover in molti casi lascia il tempo che trova: sarà più bella,per esempio, “Alta marea” di Antonello Venditti, oppure dei Crowded House “Don’t Dream It’s Over”? Anche qui, volendo, non se ne esce più.
Ma stiamo sulle dieci cover di questa iniziativa.
Per ora ne sono uscite solo quattro, che le radio stanno passando in questi giorni.
Eros Ramazzotti rifà “Una donna per amico” di Lucio Battisti e, a opinabile giudizio sempre di chi scrive, per la carità, opinabilissimo, la rovina, perché la porta fuori tempi e fuori modi.
Marco Mengoni rifà “Quando” di Pino Daniele, scimiottandolo, imbarazzante.
Meglio Gianna Nannini, in “La donna cannone” di Francesco De Gregori, cui e al quale ridà una veste tutta nuova, e più elegante e convincente.
Infine, superba Elisa in “Mare mare” (nella foto), che è un rifacimento creativo da brividi.
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