LECCECRONACHE / IL 2 GIUGNO SENZA LA FANFARA
di Raffaele Polo______
Sono un poco in imbarazzo.
Perché, in tutta sincerità, mi è sempre piaciuta la sfilata delle forze armate del 2 giugno. Sì, anche io ho pensato, ho detto, ho scritto che sarebbe meglio utilizzare queste commemorazioni in altro modo, per parlare di cultura, di sensibilità, di bisogni e certezze. E il ‘militarismo’ non fa parte di una democrazia che dovrebbe eliminare le armi, così come dovrebbe evitare esibizioni che ci ricollegano ad un passato non propriamente felice…
Lo so, lo so.
Ma mi emoziona anche il solo pensiero della fanfara dei bersaglieri che passa correndo. E il rombo dei carri armati, dei mezzi pesanti è un qualcosa che mi fa sentire bene, forte e sicuro in mezzo a mille difficoltà…
Sciocchezze, vero? Un intellettuale dovrebbe ridersene di queste cose, della ‘Folgore’ che sfila impettita, dei lagunari mimetizzati, dei marinai con le loro fresche uniformi… Quanti sodi gettati al vento, dovrei pensare: e fare un calcolo approssimativo per quantificare gli sprechi della Repubblica che, poi, non tira fuori un centesimo per chi se la passa male.
Oltretutto, mi mancano anche gli squilli marziali e le trombe che accompagnano l’esibizione, ha voglia il Presidente della Repubblica ad offrire un concerto per soli archi che esegue pezzi interessanti ma pochissimo conosciuti e poi l’inno degli Italiani eseguito dai violini è suggestivo, certo. Ma manca di nerbo, senza coro, poi, ma che Inno è se non c’è quel crescendo vocale che si sublima nel ‘Sì’ che riempie tutto lo spazio, ci solleva pieni di entusiasmo e ci fa gonfiare i petti.
No, no, abbiate pazienza: la sfilata del 2 giugno, con le figure storiche dei combattenti, che sembra l’album delle figurine con tutte le divise degli ultimi secoli e poi i Carabinieri a cavallo col cagnolino mascotte, le Frecce Tricolori…
Ma il Coronavirus ha cambiato anche queste manifestazioni: niente applausi, ad esempio. E togliere a noi italiani il gusto di battere le mani è proprio un delitto. Lo facciamo sempre, ad ogni occasione. Adesso niente, perbacco, quello sfogo liberatorio di consenso pure ci è negato.
Allora, quest’anno è così, amici.
Con buona pace dei militari e delle loro estenuanti prove per arrivare in perfetta forma per il 2 giugno, stavolta si parla solo del valore della Repubblica e della necessità di essere uniti. Del ricordo delle vittime e del sacrificio dei volontari. Della necessità di sentirci europei e di intraprendere al più presto il cammino di recupero, senza confronti e litigi. Insomma, tutti argomenti sacrosanti, ce lo ha ricordato anche il Papa. E quando lo Stato e la Chiesa dicono le stesse cose, allora veramente c’è da pensarci…
Addio, allora, allo ‘sfilamento’ delle truppe e dei mezzi militari: chissà se si farà ancora o se ci toccherà ancora il raccolto concerto d’archi con musiche tristi e di circostanza, in ricordo delle vittime del Coronavirus, va bene.
Ma mi manca la fanfara dei bersaglieri.
Che ci volete fare, lo so che non dovevo scriverle, queste cose.
E Buona Festa della Repubblica, allora.
(Oggi i supermercati sono aperti).