LECCECRONACHE / “Che si mangia oggi?”
di Raffaele Polo______
“Che si mangia oggi?” è l’inquietante interrogativo che, da qualche tempo, ci poniamo con un pizzico di apprensione. Da quando siamo costretti a non uscire da casa se non per urgenti necessità (ma come, non lo sapete? Il Coronavirus…. Veramente, fanno più paura le spesso astruse sanzioni che ci potrebbero comminare gli addetti alla sorveglianza. Fanno bene, dicono in tanti. Sì, per carità, ma cum grano salis. Ed è proprio quell’ingrediente, così necessario ai tempi di Plinio il Vecchio, che spesso viene a mancare…) l’identità del pasto principale e di quello serale sono parte integrante della giornata che, altrimenti, viene ad essere privata di qualcosa di piacevole, anche perché non eravamo abituati a tanta grazia…
In tempi normali, il pranzo ‘di lavoro’ finiva per essere un’insipida imitazione di quello che nei film americani, i camionisti trangugiano tradizionalmente. E la sera, poi, con l’invenzione della pizza, turavamo gli enormi buchi creati da stanchezza, voglia di uscire e nessuna vocazione culinaria. ‘La cucina è chiusa!’ si sentiva pronunciare da lontano: ed era giocoforza destinarsi al paninaro o alla rosticceria d’asporto.
Adesso, invece, possiamo progettare e realizzare preziosi manicaretti o appetitosi piatti: abbiamo il tempo, gli ingredienti, la voglia. E questa incombenza diventa così piacevole che ci scambiamo le foto col telefonino, con parenti ed amici.
“Guarda cosa ho fatto oggi!” è la didascalia di uno che non ci ricordiamo neppure chi sia.
“Anche io, guarda come mi è venuta bene la parmigiana” risponde un’altra.
E c’è chi ne ha realizzati quattro o cinque di piatti colorati e probabilmente saporiti, sono sicuro che li ha preparati con l’intento di fotografarli e diffonderli, per ricevere il coro di “bene, brava, ottimo” che non manca mai. E allora, in una sorta di moderata ma spontanea emulazione, eccoci a preparare la focaccia di patate, con il ripieno di cipolle e ulive nere.
“Ci mettiamo un po’ di critimi?” chiedo a mia moglie che mi guarda e dice, perentoria: “ No, quelli li mangiamo a parte, non vanno bene nella focaccia…”
I critimi… Mi viene in mente come posso essere protagonista, sia pure solo per un attimo, della pletora di invii gastro-telefonici. Fotografo infatti il piatto con i critimi (allessati e con l’olio, sono veramente buoni) e lo posto, con l’interrogativo serafico: “Ecco la mia cena. Sapete cosa sono?”
Non mancano, subito, i primi interventi, tutti sbagliati.
Gongolo. Adesso, ho anche io la mia fetta di celebrità. Dopo una buona mezzora, inserisco la risposta, sempre con nonchalance: “Sono critimi. Favorite?”
Segue un silenzio che mi gusto, assaporando la focaccia di patate con le cipolle e le ulive.
“Buona” dico a mia moglie.
“Che si mangia domani?” aggiungo, con la bocca piena.
Lei mi sorride, serafica e risponde: “I critimi, no?”