FUCK CORONAVIRUS
di Giuseppe Puppo______
Giornata di studi, per me – c’è sempre tanto da imparare – dedicata a un’analisi comparata dei siti web di quotidiani e tv internazionali, giusto per cercare di capire tendenze consolidate e nuove proposte.
Così, e scusate l’introduzione, solo per spiegare come ci sono arrivato, mi sono imbattuto in una cosa bella, anzi, che dico bella? Emozionante, nella sua semplicità, che vorrei condividere.
Il New York Times ha pubblicato una galleria fotografica sul tema “Il nuovo sabato sera”, cioè che cosa si fa nel mondo, ora che “la febbre” non è più quella di John Travolta, purtroppo, trentatré ‘scatti’ colti in varie zone del pianeta, accompagnati ognuno da una semplice ‘dida’ su zona di provenienza e protagonisti della circostanza, tutti opera di professionisti, e si vede, per la qualità delle proposte e per la loro resa artistica.
Il sabato del villaggio. Globale. Ai tempi del Coronavirus, illustrati attraverso foto significative e brevi didascalie.
Si comincia dalla Contea di St.Luis, in Minnesota, Usa, dove si balla: ma non in discoteca, nel parcheggio di un parco, tre donne di un centro di terapia medica attraverso la danza, colte in una bene augurante performance.
A Minneapolis, in Minnesota, sempre al buio della notte, due vicini di casa, o, per meglio dire di villetta, l’uno sul suo lato, l’altro dall’altro, con la stradina in mezzo, maglietta e pantaloncini sportivi addosso, hanno una birra al fianco e chiacchierano espressivi.
Foto di famiglia, in un interno, in un’abitazione di Seul, in Corea del Sud, un uomo seduto in poltrona legge attento un quotidiano, cartaceo, mentre l’anziana mamma, poco lontano, si alza dal divano perché ha appena finito di parlare al telefonino.
A Parigi, un barbuto giovanotto, in compagnia della sua fidanzata, entrambi, si intuisce, generosamente scoperti, si intrattengono in pose danzanti in videoconferenza con quattro loro amici, due maschi e due femmine, di Toronto, in Canada, dei quali si vedono le espressioni dei volti in contemporanea.
Il più bello di tutti e tutte, un gatto indifferente al giorno e al mondo intero, si crogiola beato sul divano buono di casa, a Memphis, in Tennessee, Usa.
Ad Amman, in Giordania, nella sua povera baracca, ma dotata di televisore di ultima generazione, un immigrato egiziano mette in ordine i resti della sua parca cena.
Nella sua casa di Londra, un’avvenente, procace, intraprendete ragazza in bikini tiene un party, con numerosi ospiti: sì, manichini a grandezza naturale di celebrità, da lei stessa realizzati, con straordinaria espressività degli ‘invitati’.
Interno ed esterno notte di due ragazzi brasiliani a casa loro: lei fuori in veranda guarda il buio della notte, con evidente rimpianto di quando poteva uscire, il fratello dentro col telecomando in mano cerca il canale tv preferito.
Ballano anche in un’abitazione delle Hawaii, due fratelli che si sfidano sulle note di un brano di disco music.
Suonano invece nelle tenebre di Città del Messico, davanti ad un solo spettatore, per giunta non pagante, a distanza di sicurezza di un metro e passa, cinque musicisti, con le loro folkloristiche chitarre, per riaffermare le loro difficoltà del momento e la loro fede di sempre nella musica.
Un po’ desolata l’espressione di un uomo ‘immortalato’ a Los Angeles, California, Usa, dalla moglie dopo una partita di coppia a Scrabble, un gioco da tavolo per formare parole di senso compiuto con lettere casuali, forse che ha perso? Neanche i pasticcini casalinghi sul tavolo sembrano poterlo consolare.
Ballano gli studenti di un’abitazione in comune a Utrecht in Olanda; pregano con la mascherina alcune donne sedute sui banchi di una chiesa Ortodossa di Mosca; prega pure da sola, sul letto, in posa mistica, una donna di colore a Londra, prima di andare a dormire; a Chiba, in Giappone, un uomo mostra orgoglioso nella sua mano una coccinella che ha appena trovato sistemando il giardino; in balcone nella loro casa di Teheran una coppia guarda davanti, ai palazzi vicini fra le finestre illuminate; e così via.
A Thokoza, in Sud Africa, bambini e ragazzi l’uno appiccicato all’altro fanno la fila, davanti ad un negozio di generi alimentari ancora aperto, nella notte, in compagnia di due cani che sperano di aver qualcosa anch’essi, pur senza pagare.
Si fa un’anguria fresca a casa sua invece un giovane di Nuova Delhi, in India, per celebrare, come ha evidenziato in un brano di diario, il diciottesimo giorno di ‘reclusione’.
Fotografa la moglie che si è addormentata un giovane marito di Istanbul, in Turchia, sottolineando il fatto di essere contento di poter passare con lei tanto tempo, in questo periodo, a differenza di prima.
Fotografa il compagno a torso nudo con il telefonino in mano, che cerca ragguagli per una ricetta esotica appena preparatagli, una ragazza di New York: la convivenza è iniziata da poco, giusto in tempo, dice, ed è contenta, per quanto, almeno a giudicare dall’espressione del viso di lui, il cibo etnico non pare sia di suo gradimento.
Non sbaglia, invece, va sul sicuro, le piace vincere facile, una signora milanese, immortalata prima mentre impasta da sé, poi mentre serve a tavola (nella foto, l’unica che ci permettiamo di riprodurre), una pizza margherita, di cui arriva finanche il profumo.
E così via, ultime menzioni per l’uomo in pesante accappatoio che vaga con scarpe da tennis e calzini corti, per le strade buie di Montreal, in Canada, alla disperata ricerca di un negozio aperto, non è dato sapere che cosa gli servisse di tanto urgente; e per una bambina, che nel lettino della sua cameretta ad Atene sta per addormentarsi, con un libro illustrato in mano, “durante questo lockdown leggiamo molto più di prima”, commenta contenta la mamma.
La Storia siamo noi.
Le avversità ci rendono fratelli, parola tremante nella notte, del sabato del villaggio globale.
Un destino in comune si inventa ogni giorno ognuno a modo suo, per reagire, per battere il male, subito, magari, chi lo sa, per costruire poi un mondo migliore, almeno nel proprio intimo più profondo.