LECCECRONACHE / “E che possiamo fare?”
di Raffaele Polo______
Certamente, l’età avanzata ha i suoi problemi, non possiamo nascondercelo.
Io, per esempio, sono diventato sordo. Non proprio sordo, intendiamoci. Ma si è abbassato l’udito, se uno parla a bassa voce e, soprattutto, non lo vedo in volto, riesco a percepire solo frammenti di quello che dice.
Ora, dopo un iniziale spaesamento e conseguente preoccupazione, ho sperimentato una sorta di autodifesa. Infatti, fingo di sentire perfettamente, faccio di sì col capo e guardo intensamente il mio interlocutore, come se mi interessasse moltissimo quello che mi sta dicendo.
Poi sorrido (sorridere va sempre bene) e infine mi stringo nelle spalle, compitando una di quelle frasi che non vogliono dire nulla. La mia preferita è “D’altronde, è così” ma con “E che possiamo fare?” pure me la cavo…
Alla lunga, però, ho ‘messo gli apparecchietti’, come si dice correntemente. E posso rassicurare tutti che non danno fastidio, sono invisibili e se vi capita, come nel mio caso, la dottoressa Serena che ci controlla e ci istruisce, con la quale ci intratteniamo in lunghe conversazioni sul cinema e sul teatro, allora posso garantirvi che la cosa ha i suoi aspetti positivi. Ci vado ogni mese, è un appuntamento cui tengo particolarmente, non vi dico dove perché sarebbe pubblicità, ma vi assicuro che questi ritrovati della tecnica sono efficaci e non ti accorgi neppure di averli addosso, anzi devi stare attento a non fare la doccia mantenendoli nelle apposite cavità.
Ma, direte voi, perché ci vieni a raccontare questo?
Calma, il nesso c’è.
E il nesso è che, in periodo di quarantena da Coronavirus (il mistero della Quarantena io l’ho capito: sono quaranta giorni, in effetti. Da oggi, Da oggi e per 40 giorni c’è la Quarantena, mettetevi l’anima in pace) con le mascherine, gli occhiali e gli apparecchietti c’è un po’ di difficoltà. Ma il problema maggiore è che parli, colloqui, discuti con il tuo interlocutore che ha il volto coperto anche lui dalla mascherina. E quindi, non vedi i movimenti labiali e le espressioni del viso e la voce ti giunge soffocata.
Oggi, per esempio, è stata una tragedia col dentista (era una urgenza, se avete mal di denti cercate e qualche dentista lo trovate. Pochissimi ma ci sono) che, munito di due mascherine, (una sopra l’altra, più guanti e copertura per le calzature e mi ha fatto sciacquare la bocca con acqua ossigenata e lavare le mani due volte, gli ho chiesto se dovevo levarmi la mascherina per la visita al dente che mi faceva male e, a malincuore, ha annuito…) ha tentato di spiegarmi che cosa deve farmi, nel prossimo appuntamento. Io non ho capito niente, tra termini medici e voci soffuse, ho fatto sempre di sì con la testa, l’ho solo pregato di farmi numerose iniezioni di anestetico, mi ha detto va bene…
Poi, ho dovuto compilare una dozzina di pagine di questionario con centinaia di domande sulla mia salute. Ad una, abbastanza generica (è mai stato ricoverato e operato in ospedale?) ho risposto che sì, nel 1978 è successo…
Sono uscito dallo studio medico.
Il sole c’era. E anche l’aria aveva un vago sentore di primavera.
Un uccellino ha cinguettato dai cespugli vicini.
Quello sì, grazie a Dio, l’ho sentito subito….