LECCECRONACHE / I GIOCATTOLI DI UNA VOLTA
di Raffaele Polo______
C’era una perpetuata usanza, nei tempi andati, nei rapporti genitori-figli. Nel periodo dopo Natale, un po’ alla volta, i solerti genitori facevano sparire un po’ dei giocattoli che Gesù Bambino (allora non era ancora in voga Babbo Natale…) aveva portato, in abbondanza, nei giorni della festività.
L’idea era duplice: anzitutto, far meditare i piccini sulla necessità di essere sempre buoni e diligenti, di meritarsi, insomma, i doni ricevuti. Ma soprattutto, l’intento era di far riapparire, dopo qualche tempo, i giochi nascosti, perché sostituissero quelli ormai distrutti o abbandonati. Era una sorta di giusta calmierizzazione, con intenti educativi, volendo abituare i bambini ad accontentarsi del poco e a riscoprire la meraviglia dell’inaspettato regalo, che tornava dopo essere stato dimenticato…
Che volete, una volta i genitori erano così, io ricordo che quando cadevo e mi sbucciavo le ginocchia (il simbolo della nostra infanzia sono state le cicatrici sulle ginocchia…), mia madre prima si assicurava che non fosse nulla di grave, e poi me le dava. Io, per anni, ho odiato questo metodo, incomprensibile per me. Poi, da grande, ho chiesto all’anziana madre perché avesse sempre agito in quel modo. E lei, serafica, mi ha risposto: ‘Così si faceva, figlio mio. Forse per costringere i bambini a stare più attenti…”.
Ora, veniamo a noi. Che il senso di questa ‘memoria’ sono proprio i giocattoli di una volta, quelli che ho ritrovato in cantina e che erano i preferiti dei miei figli. Le costruzioni, naturalmente. Assieme ai modellini di auto li facevano giocare e stare buoni intere giornate. Le scatole avevano quello che gli antiquari chiamano ‘segni del tempo’, e qualche pezzo, sicuramente mancava. Ma ho pensato di fare cosa gradita a mio figlio, portandoglieli ben incartati e, con lo sguardo basso, dicendogli: “Vedi tu, se ti interessano…”
E questo perché i figli, ormai cresciuti e con famiglia e figli a loro volta, sono diventati esseri strani, non sai mai come comportarsi, sbagli sempre su tutto, ti guardano con ironia e sopportazione… Forse facevo lo stesso con mio padre, può darsi, ora non ricordo…E allora, proprio oggi ho ricevuto una foto su whatsapp, c’erano i nipotini intenti a giocare.
“Guarda con cosa giocano”, c’era scritto. E un cuore rosso a corredo.
Ho guardato, ingrandendo, e notando la scatola delle costruzioni con cui giocavano Andrea e Giovanni, i miei figli, ormai adulti e lontani anni luce da come erano trent’anni fa.
Oppure no… la sensibilità dell’avermi inviato la foto, mi consola per tutto quello che poteva essere e non è stato.
C’è un’altra frase, sotto la foto. “Così ti ho dato l’ispirazione per il prossimo articolo” e una faccina sorridente.
A Lecce, si dice : “Cose ca fannu bene allu core”.
E questi due esserini, Giulio ed Emma, adesso sono il più grande interesse per il nonno Raffaele e la nonna Albarosa..
Basta, mi sto commuovendo, non sta bene che un vecchio pianga.
E poi, coi tempi che corrono, non bisogna toccarsi gli occhi la bocca…
Scusate, ho finito, non ce la faccio più.