LA TESTIMONIANZA / IO, I MIEI 22 ANNI E LE MIE CONNESSIONI CON L’OLANDA, L’ITALIA E IL MONDO
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Dall’Aia, Vittoria Malgioglio (nella foto) che ringraziamo per il suo bel report di attualità, ci scrive______
Vivo in Olanda da tre anni: ecco come se la vivono qua gli olandesi e gli italiani.
Per ovvi motivi, le relazioni tra Italia e Olanda non sono esattamente amichevoli: negli ultimi mesi ho sentito, letto e visto cose accuse e cattiverie da entrambe le parti. Sembra che sia in Italia che in Olanda, il Covid-19 sia stato la scusa che tutti aspettavano per dare sfogo alle proprie frustrazioni ed alla propria amarezza.
Le brutture razziste vengono da entrambe le parti. E gli Italiani emigrati qua in Olanda, universitari e lavoratori, vi stanno proprio in mezzo.
Non posso parlare a nome di tutti loro, ma posso provare a darvi un’idea attraverso le mie esperienze.
C’è chi perde il lavoro, perché anche qua è quasi tutto chiuso; c’è chi torna a casa in Italia perché là si sente più al sicuro; e c’è chi ha costruito una vita qua ed in Italia non ci torna per evitare di aggravare una situazione già in bilico, o perché preferisce rimanere dove ha più possibilità di guadagnare e poter aiutare i propri cari nei mesi a venire.
Io ho deciso di rimanere in Olanda, dove lavoro e studio da tre anni.
Questo era l’anno dei grandi piani per l’apertura in pompa magna della mia radiosa carriera in comunicazione e media. La sorte ha uno strano senso dell’umorismo: tutto ad un tratto ecco che mi trovo nel momento peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale per entrare nel mondo del lavoro. E come me si trovano anche tutti gli universitari e giovani lavoratori in Italia ed all’estero, che stanno combattendo per avere un lavoro ed una carriera.
Una bomba di insicurezza e crisi economica che si aggiunge al cambiamento climatico, le guerre, le discriminazioni, la povertà e tutte le altre ansie della nostra generazione. Fantastico. Per fortuna qua il governo ti aiuta parecchio se sei uno studente: ricevo un prestito dallo Stato (ebbene sì, ventidue anni e indebitata), più aiuti per pagare affitto e assicurazione sanitaria (che è obbligatoria ma in mano ai privati), ed ho anche accesso alle case popolari.
In Olanda si investe tantissimo sui giovani e sull’educazione: è grazie a questi investimenti che – con il giusto duro lavoro – a ventidue anni si può essere completamente indipendenti, lavorare, studiare e vivere da soli. Inutile evidenziare come ciò sia impensabile in Italia.
Il governo ha anche sviluppato dei pacchetti di aiuto per le aziende, ma troppi ristoranti ne sono esclusi per ragioni burocratiche -e qua sono affezionatissimi alla burocrazia.
Gli Olandesi sono anche molto affezionati al “continuare la vita normale nonostante tutto” ed infatti sembra che stiano prendendo questo periodo come una vacanza: i parchi sono pieni, per non parlare dei canali pieni barche, canoe, e aperitivi fuori dalla porta di casa.
La quarantena non è obbligatoria e non servono certificazioni di alcun tipo: basta essere in meno di tre persone, mantenere il metro e mezzo di distanza e starnutire nel gomito.
Va detto che in Olanda ci sono 37 mila casi di Covid-19 e 4500 morti: numeri drammatici, ma molto bassi rispetto a quelli che vengono dall’Italia e il sud- Europa.
Io però sono figlia di una mamma italiana e quindi sto chiusa in casa. Quando esco metto mascherina e guanti, e mi faccio prendere in giro da quelli che mi chiedono se ho il virus. Mi guardano male perché credono che la mascherina vada indossata solo se malati -non mi spiego perché credano a questa idea di fatto scorretta. Però vado avanti, sperando di non finire mai in ospedale così lontana da casa.
Ogni volta che esco e vedo tutti quelli che tranquillamente le regole non le rispettano, mi chiedo se non sono io quella pazza, quella che ha perso il senso della misura. È in questa ansia che i miei sensi di colpa fanno festa: ci si sente in colpa per non essere con i propri cari ed il proprio Paese, almeno non fisicamente.
Il dolore che provo per la mia Milano, dove sono nata e cresciuta e per l’Italia intera, non riesco a spiegarlo. E anche se potessi, attorno a me non c’è nessuno che possa capirlo: a volte ci si sente soli anche in mezzo agli Italiani, soprattutto perché la maggior parte di quelli che partono sono completamente disinteressati alla politica ed alle notizie Italiane.
Gli Olandesi d’altro canto, come molti Italiani amano l’Italia, ma non sempre la rispettano. Molti ragazzi partono dall’Italia perché con l’Italia non vogliono avere niente a che fare: non bisogna offendersi, questo è un fenomeno che esiste ovunque- anche qua in Olanda.
Per me andarmene dall’Italia non è stato un rifiuto del mio paese ma un’accettazione della mia curiosità verso il mondo, della mia voglia di cambiamento e della mia ambizione. Di conseguenza la connessione con le mie radici è molto forte, anche se accompagnata dalla connessione con il sentimento di essere cittadini del mondo, e quindi di avere doveri e diritti non solo nei confronti dell’Italia ma nei confronti del mondo intero.
Come è vivere questa situazione dall’Olanda? Da una parte vivere in Olanda ti dà molte più opportunità che essere in Italia, d’altra parte ti strappa l’anima, come se si stesse giocando al tira e molla.