LECCECRONACHE / VECCHI E NUOVI STRUMENTI
di Raffaele Polo______
‘Non vedo l’ora che aprano le gabbie’ dice mia moglie, sintetizzando così la noia, l’attesa, l’apprensione per questo periodo di forzata reclusione fra le pareti domestiche.
Ha ragione, credo che la sensazione sia comune e, nel frattempo, armati di grande pazienza, eccoci ad escogitare nuovi sistemi di comunicazione.
Mettetevi nei nostri panni: abituati a scrivere i pezzi con la macchina da scrivere, su carta giallina e sottile, per poi recapitarli alla redazione in busta ‘fuori sacco’ oppure personalmente negli orari più strani, poi costretti ad utilizzare quegli strani apparecchi chiamati ‘dimafoni’ dove dovevi dettare il pezzo scandendo le parole e utilizzando lo spelling per i cognomi, non vi dico la punteggiatura…
Ancora, con l’evolversi del tempo, traslocando tutto al digitale, buttando via la preziosa ‘lettera 22’ e tutto il corollario di nastri, gomma per le correzioni e carta copiativa, eccoci a inviare in tempo reale il famoso ‘pezzo’ che viene poi copiaeincollato fino alla edizione finale, che era il giornale su carta…
Bei tempi, non c’è che dire. Ma il giornale di carta è ormai superato, resiste ancora come retaggio duro a morire, ma si capisce che è agli sgoccioli, adesso è tutto tramite ‘Internet’, anche i libri, pare proprio dura la loro battaglia, resistono ma è sempre più difficile.
Poi, arriva il Coronavirus e addio alle presentazioni dei libri, che erano rimaste l’unico tramite per avvicinare i potenziali lettori, tanto che si organizzavano nei bar, nelle hall degli alberghi, nelle chiese, nelle piazze su un palchetto. Non si può uscire, niente assembramenti e allora come si fa?
Si fa che si riscoprono e si utilizzano le piattaforme comuni, vengono alla ribalta nomi strani come ‘skype’ e le videoconferenze sono all’ordine del giorno. Insomma, si inizia un ennesimo percorso che riesca a superare la difficoltà del contingente e che ci consenta, comunque, di continuare il nostro discorso dedicato alla ‘cultura’ e soprattutto ai libri…
Ora, è intuibile che questi mezzi innovativi sono i benvenuti ma che li utilizziamo ‘obtorto collo’: abbiamo sempre proclamato che è il contatto diretto con i lettori, con le lettrici (che sono sempre la maggioranza) a rendere efficace la nostra testimonianza relativa ad un libro, ad un autore che presenta la sua ultima opera.
Con lo schermo del computer si perde tutto il fascino che dà una semplice stanza con le sedie in fila e un gruppo di persone che ti segue, interessato. E che, magari, alla fine ti chiede qualcosa, e si comincia a parlare serenamente, ti accorgi che la gente vuole parlare di sentimenti, di problemi esistenziali, di conoscenza…va solo sollecitata, ecco tutto. E, con il computer, è praticamente impossibile…
Ma una speranza ce l’abbiamo, ancora.
“Quando riapriranno le gabbie…” ci sorprendiamo a ripetere sottovoce, con l’angoscia dentro di noi.
Ogni giorno mi strappi una nostalgica “lacrimuccia”.
Una cosa è ricordare il passato come fosse oggi.
Altro è rivederlo nei tuoi scritti e riconoscersi.
Ho battuto i tasti dell’Olivetti L22 e mi è rimasta la cattiva abitudine di farlo anche con il PC.
“… Non ce n’è bisogno!!!”
Mi ripetono udendo lo strano ticchettio.
Lo so, ma è un mio rimproverato difetto, connaturato, ormai.
Ora che sei entrato nelle nostre case, Raffaele, ti sento quasi come uno di famiglia e mi viene da chiederti:-“Domani, che cucina di buono tua moglie?”. A proposito, come si chiama?
Continua a tenerci compagnia.
La nostalgia non è di moda.
Anzi…
Ma io sono felice di esserlo.
Romanticamente nostalgica.
Vedi, sembra incredibile, ma il successo di Goldoni fu di aver portato in scena i gondolieri, le servette, gli osti e le comari.,. La vita di tutti i giorni, insomma. Quella semplice e appagante esistenza fatta di niente… Ecco, io ho condiviso questo insegnamento e vorrei parteciparlo a tutti… Grazie, grazie a te per il tuo intervento
Adesso so che non sono solo…
A proposito, mia moglie si chiama Albarosa.