INVITO ALLA LETTURA. ANATOMIA SENTIMENTALE DI ELISA LONGO: RITRATTO DI TESTA, GAMBE, OCCHI E CUORE DELLA POETESSA LOMBARDA, SORPRENDENTE SCOPERTA DELL’EDITORE SALENTINO STEFANO DONNO
di Giuseppe Puppo______
La poesia, come l’amore, è un miracolo che si rinnova.
Uno degli esiti poetici più sorprendenti, a tal punto da rinnovare un doppio miracolo, emozionale e letterario, che io abbia letto negli ultimi decenni, sta nei versi di Elisa Longo (nella foto, di cui è autrice Elena Ruffato), 46 anni, di Tradate, in provincia di Varese, genitori originari di un paesino della provincia di Foggia, dove si era fermato Cristo, prima di andare ad Eboli e rimanerci, e dove ancora adesso non c’è nemmeno un semaforo, per dire, o un centro commerciale, bellissimo, no?
I miracoli non si improvvisano, però, non si inventano, ma si costruiscono, giorno per giorno, con passione, certo, ma soprattutto con impegno, applicazione costante, studi e fatica, provando riprovando.
Mi permetto di farlo notare con l’occasione, fra parentesi, a quelli che ogni tanto mi mandano i loro componimenti estemporanei.
Poi, si coltivano, con costanza, non rimanendo vanamente quanto boriosamente asfittici nel proprio orticello, ma saltando muretti e fossati, e aprendosi agli altri, per confrontarsi e condividere, per stabilire relazioni.
Nella testa di Elisa Longo, giornalista, collaboratrice di case editrici nazionali, infaticabile animatrice culturale, ci stanno anni di approfondimenti, di ragionamenti sull’evoluzione del linguaggio, di comparazioni fra classicità e modernità, di studi sui dialetti e sulle lingue, di traduzioni, guardando alla contemporaneità e alla freschezza della parola che apre altre dimensioni.
Ci stanno poi, soprattutto negli ultimi anni, da quando è diventata autrice, coltivazioni assidue, fatte di serate, fisiche, in una geografia dell’anima, reading, festival, manifestazioni, contatti, dating; così come di post sui social, canali dedicati, video e quant’altro.
Non so se sono riuscito a spiegarmi, ragazzi miei, poeti immaginari, comunque ci ho provato.
Perché poi e insomma la poesia bisogna portarla agli altri, farla sentire, nella dimensione interiore delle persone: anche per questo, saranno pochissime e brevissime le citazioni dirette, perché, non vorrei insistere, la poesia bisogna leggerla, direttamente e per intero, sui libri, cartacei o digitali che siano, in cui è stampata, per poterla cogliere e sentire.
Un esempio di coltivazione.
Ricordate le radio libere, le dediche delle canzoni? eh sì, che nostalgia!
Ora che esse non esistono più, guardate un po’ che si è inventato Elisa Longo, tramite Twitter, Instagram, Facebook e quant’altro di social, iniziativa pare assai gradita, che sta avendo tanti utilizzatori:
#mandaunapoesiachiami. Contattami in privato, penserò io a recapitare una mia videopoesia alla persona che ami anche in forma anonima. Voglio farvi un regalo perché l’amore non ha prezzo. Sarò il vostro Cupido!
Send a video love poetry to the one you love. Contact me via private message, I will send it to you beloved. I want to do a gift to you, because love has no price
Già, ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c’è Mastercard…E c’è il video messaggio di Elisa Longo che interpreta una poesia!
Le poesie camminano con le gambe delle donne.
Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia. Il protagonista del film “L’uomo che amava le donne” di François Truffaut non aveva dubbi al riguardo…
Ma cosa succede se quel compasso disegna versi?
“Alla poesia non serve una chitarra,
è il suono di chi non ha parole.
Se le mettete il velo da sposa,
s’imbriglierà nella veste.
Buttate la poesia tra le gambe di una donna che passeggia,
ondeggia,
senza musica.
Spalanca tutte le bocche.
Parla tutte le lingue”.
Succede che ne esce fuori una raccolta di poesie, la prima, di Elisa Longo, “Buttate la poesia tra le gambe di una donna che passeggia”, si chiama, appunto, con un titolo che da solo vale il prezzo del biglietto, uscita un anno e mezzo fa per i Quaderni del Bardo di Stefano Donno.
E cosa succede se questa prima raccolta di poesie in pochi mesi fa il botto su Amazon?
Succede che è nata una Supernova che passeggia negli spazi, con le proprie gambe, e camminando dice che “le gambe delle donne sono più della minigonna di Mary Quant, sono spinta creatrice, sono arco che sostiene il mondo, sono il lavoro costante in casa, in ufficio, per portare i bambini a scuola, per fare la spesa, sono l’operosità della vita e costruzione”.
Le gambe di Elisa Longo, in una dimensione linguistica intimista squisitamente propria, partono alla conquista di territori quotidiani, eppure misteriosi, e portano alle consapevolezze dell’amore.
Può bastare così. Tralascio i racconti, la raccolta di racconti “Come se qualcuno vi vedesse nudi” che sta nella bibliografia di Elisa Longo, ma che esula da questo ritratto poetico, con anatomia comparata.
Come, ci manca qualcosa?
Sì, lo so: nei versi si sentono battiti live e fremiti dirompenti del cuore di Elisa Longo, ma ci mancano ancora gli occhi.
Eccoli.
Uscita da pochi giorni, sempre per iQdB di Stefano Donno Editore, la seconda raccolta, “Ho sbagliato tutto perché lo vedevo con i miei occhi” .
Beh, inutile starci a ricamare su: bisogna andare a leggere, e basta, bisogna andare a vedere con gli occhi di Elisa Longo, gli scenari, le stagioni i suoni, i rumori, i campi rigogliosi, le periferie desolate, gli oggetti, gli scenari che con rinnovata inventiva, e consapevole creatività, è capace di scrutare.
Lei con questa sua nuova, superba prova, prende consapevolezza e consolida maturità espressiva, poi le porge.
Come in un addio (addio? Le storie d’amore non finiscono mai) di cui bastino i primi versi per esaltarne la struggente bellezza:
“Spero che tu possa accettare
il tuo amore per sempre in me.
Trovo le tue chiavi nel cassetto,
rilucido con gli occhi le scarpe del primo appuntamento.
E io potrò restituirti calzini,
fotografie e il televisore,
ma il tuo amore rimane con me sulle piastrelle della doccia,
è la marca di dentifricio sullo spazzolino…” (…).
Oppure, come in questo frammento di eternità sulla solitudine, quella maschile, di quando, giunto a raschiare il barile dello sconforto, ognuno di noi, prima o poi, un giorno almeno è andato a consultare disperatamente la rubrica telefonica, e pure qualche vecchia agendina:
“Raccontami com’è quando ti bussa la solitudine
e nella rubrica telefonica dovresti cancellare qualche numero,
ma non lo fai mai,
perché non si sa mai.
(…)
Quando siamo soli non passa mai nessuno,
ma vedi amore,
ora vorremmo essere soli e passa sempre qualcuno”.
(…)
Le consapevolezze, dicevo, quali che ne siano gli esiti e gli sviluppi.
Nel 1964, Pier Paolo Pasolini chiuse il suo lungo quanto sempre affascinante documentario televisivo “Comizi d’amore” con la scena di un matrimonio, ripresa in uno dei paesini via crucis di Cristo, e, mentre i due sposi si allontanano, fuori campo la voce del poeta commenta: “L’augurio sia che al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore”.
Adesso gli occhi di Elisa Longo ci sanno guidare verso questa importantissima conquista.
Category: Cultura