LUIS SEPULVEDA E I SUOI SOGNI
di Raffaele Polo______
C’è un angolo, nella mia libreria, dove sono accatastati i libri più belli, quelli che mi sono piaciuti di più e che consulto spesso e volentieri. Sono come i vecchi amici, ai quali ricorriamo non solo quando abbiamo bisogno di consolazione, ma che frequentiamo costantemente, sicuri che abbiano sempre qualcosa da insegnarci.
Tra questi libri ce ne sono tre di Luis Sepulveda, che è tra gli scrittori più sensibili e imaginifici del nostro tempo.
C’è, anzitutto, ‘La storia della Gabbianella e del gatto che le insegnò a volare’, una fiaba delicata e talmente semplice che ci sembra di averla avuta sempre dentro di noi, la leggiamo in un soffio e ci viene da piangere ma non per il dispiacere, le lacrime sono di commozione per un sogno che abbiamo visto realizzarsi.
Poi, c’è ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’ che, già dal titolo, ci identifica e ci pone in quell’aura magica di chi, vecchio per antico pelo, riscopre i brividi che danno le eterne storie d’amore, con il loro suspense e la loro immancabile fine dove è come nel basket, si vince o si perde. Il pareggio lascia tutti insoddisfatti, resta un solco sul viso, come nella canzone di De André.
E poi, un piccolo capolavoro sentimentale nel quale ci siamo sentiti protagonisti, ovvero il ‘Diario di un killer sentimentale’. Cosa faremmo, pensateci bene, se dovessimo uccidere il nostro alter ego, una persona di cui ci innamoriamo e che è perfetta per noi?
Ora, Sepulveda ha scritto tanto, altri titoli li abbiamo apprezzati e aspettavamo con piacere la sua nuova, imminente produzione.
Lo scrittore cileno n’è andato oggi a settanta anni, a Oviedo, in Spagna, nell’ospedale in cui era ricoverato da un mese e mezzo, a causa del Coronavirus, contratto a Varzim, in Portogallo, dove si era andato per partecipare ad un festival letterario.
E questo, in un certo senso, è coerente con la sua vita, vissuta sempre a sfidare pericoli umani, politici, di guerriglia. Un uomo, un intellettuale che ha vissuto il suo (il nostro) tempo in maniera piena, giusta, avventurosa. Lasciando, di sé, l’indicazione più genuina, più autorevole della sua arte, che possiamo sintetizzare nel suo rincorrere i sogni. Una sua frase dice proprio così: “Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso.”
Un po’ come il gatto cieco della sua storia più famosa, che insegna agli altri a volare.
Luis Sepulveda merita di essere conosciuto, letto e riletto.
Fate un piccolo sforzo, leggete le sue storie.
Va bene anche adesso, che non c’è più.
I vecchi soldati non muoiono mai.
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