LECCECRONACHE / UN SOFFERTO TAGLIO DEI CAPELLI
di Raffaele Polo______
Un piccolo, insignificante aspetto positivo, questa sosta forzata in casa per l’emergenza Coronavirus, almeno per me, c’è.
Premesso che non ricordo mai una pubblicità tambureggiante come questa del ‘io resto a casa’, che dovremmo adottare anche per altri momenti cruciali, non so, ad esempio vi immaginate slogan tipo ‘devo agire onestamente’, ripetuti ogni minuto, su ogni canale?
No, troppo generico e poi perderebbe efficacia con la reiterazione. Magari, andrebbe meglio ‘ non dire bugie’ oppure ‘rispetta gli animali’, ma sono indicazioni che lasciano il tempo che trovano, fisicamente non si fa nulla per ‘non dire bugie’, invece per restare a casa, bisogna non aprire il cancello, non prendere le chiavi dell’auto, non inforcare il pastrano (questa è una frase presa dalla letteratura dell’Ottocento, ma mi è sempre piaciuta, come quell’altra: indossavo il farsetto. Che sarebbe il golf. Ma in italiano si chiama ‘farsetto’, lo sapevate?) eccetera.
Bravi allora gli inventori di questo ‘io resto a casa’, se per sconfiggere un virus che causa migliaia di morti, basta restare a casa, la soluzione è a portata di mano.
Dicevo che, comunque, un piccolo aspetto positivo, per me, c’è stato e c’è: che, per la prima volta in vita mia, posso non andare dal barbiere, a farmi tagliare i capelli. O, almeno, posso procrastinare (questo è un altro verbo dell’Ottocento, anzi Primo Novecento. Ma è un termine piacevolissimo da scrivere, un po’ meno da pronunciare…) la sofferta visita dal barbiere che, pure, è necessaria, quando i capelli sono molto lunghi e, soprattutto dopo lo shampoo, finiscono per ostruire la vista…
Tutto è nato negli anni Sessanta, per me: perché, a fronte della moda dei ‘capelloni’, che noi giovanissimi ammiravamo ed emulavamo, mio padre mi obbligava ad un taglio ‘alla tedesca’, ovvero con ‘sfumatura alta’ e l’anziano barbiere lo appoggiava, tagliando a più non posso e costringendomi a non uscire da casa (corsi e ricorsi storici) perché, in una realtà giovanile di zazzere e chiome, io ostentavo una capigliatura tipo ‘bonzo’ o giù di lì.
Quel senso di ‘apartheid’ che dava il freddo alla testa, è rimasto per anni, ad indicare un disagio nel ‘tagliarsi i capelli’ che adesso, grazie al Coronavirus, ho per lo meno rimandato,
Certo, un po’ mi dispiace perché il mio barbiere è tifoso dell’Inter, e quando ci vediamo, tra una sforbiciata e l’altra, parliamo della Beneamata. Ho notato, l’ultima volta, che però non c’era neppure una foto, un piccolo gagliardetto, un distintivo nerazzurro, in tutta la bottega. ‘Come mai?’ gli ho chiesto, meravigliato. Lui si è guardato attorno e ha sussurrato: ‘Siamo circondati da juventini. I miei clienti, se vedessero un simbolo dell’Inter, mi abbandonerebbero per la concorrenza, che è tanta. Se voglio campare, devo trattenermi…’ e lo diceva veramente rammaricato, come un Cristiano che non può esporre il Crocefisso.
Va bene, non appena termina questa ‘emergenza’, mi toccherà andare a ‘tagliarmi i capelli’, come quando ero ragazzo. Ma non dirò ‘sfumatura alta’. Al massimo ‘Me li accorci un poco?’, iniziando a parlare, subito dopo. Di cosa? Ma dell’Inter, naturalmente.
Sottovoce, però
Sempre simpaticissimo!