ALLA VIGILIA DELL’INCONTRO INTERNAZIONALE DEI RICCHI E POTENTI DI DAVOS, L’ ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA INDIPENDENTE OXFAM, DATI ALLA MANO, ‘FOTOGRAFA’ LA SITUAZIONE SOCIO ECONOMICA ITALIANA. NE VIENE FUORI UNA REALTA’ DISPERATA E DISPERANTE
di Giuseppe Puppo______“In Italia i ricchi sono soprattutto figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri: condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione”.
Una conferma, drammatica, arriva oggi da un rapporto pubblicato dall’organizzazione non governativa Oxfam Italia, alla vigilia dell’annuale vertice dei potenti finanzieri, lobbysti e speculatori dell’alta finanza internazionale di Davos, in Svizzera, che, con la partecipazione di politici loro camerieri, inizia martedì 21 gennaio e si protrarrà per quattro giorni (nella foto, la cancelliera federale tedesca Angela Merkel, e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, alla riunione dello scorso anno).
Lasciamo per un momento la situazione planetaria e focalizziamo quella italiana.
Ecco le cifre – numeri, non opinioni – impietose pubblicate oggi dalla ong.
“L’edificio sociale ha un pavimento e soffitto “appiccicosi”: 1/3 dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale.
I giovani italiani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare oggi i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato, a fronte della ripresa dei livelli occupazionali dopo la crisi del 2008, dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili.
Oltre il 30% degli occupati giovani guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese.
Il 13% degli under 29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa.
Un quadro d’insieme contraddistinto da carenze nell’orientamento, debolezze sistemiche nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro, da un arretramento pluridecennale dei livelli retributivi medi per gli occupati più giovani, dalla sotto-occupazione giovanile, da un marcato scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro qualificato che costringe da anni tanti giovani laureati ad abbandonare il nostro Paese in assenza di posizioni lavorative qualificate e di prospettive di progressione di carriera.
Tanti giovani italiani non studiano né lavorano, tanti lavorano per una paga risibile, meditando di partire in cerca di un futuro migliore”.
Ma certo. A furia di preoccuparci degli immigrati in Italia, in modo sostanzialmente distorto, in buona parte per specularci a vario titolo sopra, stiamo ridiventando noi, gli Italiani, un popolo di migranti.
Questi i fatti. Il commento di Oxfam è il seguente: “Servono interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro e al contrario siano, come è giusto, una risorsa per il nostro Paese. I giovani italiani reclamano un futuro più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa, dinamica e mobile: abbiamo la responsabilità di ascoltare le loro richieste”.
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Ecco qui di seguito la fotografia su scala planetaria, sempre scattata da Oxfam:
“La ricchezza globale, in crescita tra giugno 2018 e giugno 2019, resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
Nel mondo 2.153 miliardari detenevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale.
Il patrimonio delle 22 persone più facoltose era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.
Se le distanze tra i livelli medi di ricchezza dei Paesi si assottigliano, la disuguaglianza di ricchezza cresce in molti Paesi.
In Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. L’anno scorso inoltre, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani superava quanto detenuto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale.
In un mondo in cui il 46% di persone vive con meno di 5.50$ al giorno, restano forti le disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro.
Con un reddito medio da lavoro pari a 22$ al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con retribuzioni più basse, avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top-10% globale. In Italia, la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate (pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale) superava complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse (25,82%).
Nel report Time to care – Avere cura di noi, che pubblichiamo oggi, alla vigilia del meeting annuale del World Economic Forum di Davos, evidenziamo un fenomeno, elevate e crescenti disuguaglianze, che mettono a repentaglio i progressi nella lotta alla povertà, minano la coesione e la mobilità sociale, alimentano un profondo senso di ingiustizia e insicurezza, generano rancore e aumentano in molti contesti nazionali l’appeal di proposte politiche populiste o estremiste.
Il rapporto è la storia di due estremi. Dei pochi che vedono le proprie fortune e il potere economico consolidarsi, e dei milioni di persone che non vedono adeguatamente ricompensati i propri sforzi e non beneficiano della crescita che da tempo è tutto fuorché inclusiva.
Abbiamo voluto rimettere al centro la dignità del lavoro, poco tutelato e scarsamente retribuito, frammentato o persino non riconosciuto né contabilizzato, come quello di cura, per ridarle il giusto valore“.______
Qui di seguito, invece il mio commento, in una sintesi estrema, però spero indicativa.
Dati impressionanti. In Italia è sparita la mobilità sociale, il che è una vergogna, ed è sparita perché la scuola, l’istruzione primaria, secondaria, universitaria, che dovevano rimanere monopolio pubblico, statale, hanno rinunciato a fare selezione basata sul merito, e la fanno invece sempre di più sul censo.
Poi, per i ricchi, che siano trote, o sardine, tanto ci sono gli allevamenti delle scuole private.
Per i poveri, c’è l’abbandono, la parcellizzazione, lo sfruttamento.
Fino ancora agli anni Settanta, il figlio del servitore dello Stato di una famiglia popolare mono reddito poteva diventare giornalista, il figlio di un contadino medico, il figlio di un operaio avvocato.
Oggi non succede più.
In Italia è sparito il ceto medio, la maggioranza silenziosa, quella che era il fascino discreto della borghesia, il decoro e la parte buona del Paese.
Le responsabilità sono tutte quante sia del centro destra a guida berlusconiana, sia del centro sinistra a guida prodiana, usiamo queste etichette per comodità, tanto per capirci, più i loro parti successivi.
L’ Unione Europea e l’euro – che essi in ugual misura hanno voluto e sostenuto – hanno provocato una schiavitù politica e una macelleria sociale.
La televisioni nel frattempo, imponendo modelli diseducativi e falsi bisogni, hanno provocato una vera e propria Cernobyl culturale e una vera e propria Fukushima sociale.
Per quanto riguarda gli ultimi governi, il Movimento 5 Stelle si è rivelato un fallimento pressoché totale di tutto quello che aveva promosso e promesso, a parole, un’arma di distrazione di massa.
La Lega pure ha le sue enormi responsabilità, avendo rinunciato a impostazioni originarie antisistema, antimercato, anti casta, e avendo invece ripiegato su posizioni neo liberiste, filo americane, filo imprenditoriali.
Il reddito di cittadinanza, che nelle impostazioni originarie era comunque cosa ben diversa da quello che è diventato quando, almeno quello, si è tradotto in un provvedimento concreto, si è rivelato solamente un palliativo temporaneo.
Urgono rimedi estremi, a mali estremi.
Servirebbe un new deal, attualizzato.
Il dramma nel dramma è che non abbiamo all’orizzonte uno statista che sia capace di pensare in grande, sia capace di fare due o tre cose necessarie, le modificazioni radicali, le uniche, che potrebbero invertire la tendenza: abbattimento del debito pubblico attraverso il ritiro dei titoli detenuti dalle banche, e ridiscussione con quelli detenuti dagli “investitori” internazionali; recupero della iniziativa politica e della sovranità monetaria; massicci interventi statali su ambiente, territorio, infrastrutture, riqualificazione del patrimonio immobiliare; produzione autonoma in tutti i settori considerati strategici; inizio di un grande piano di occupazione, rivolto ai giovani, in più fasi, spalmato su più anni, ma con inizio immediato.
Con tanti saluti ai parametri di Maastricht e una solenne pernacchia allo spread.
In tutto il mondo – per finire con un barlume di speranza – cresce di giorno in giorno sempre di più la consapevolezza che se non un mondo migliore, almeno un’esistenza migliore per tanti sia possibile.
Però a Londra, settimanalmente, se non quotidianamente, in molti scendono per strada a testimoniare, negli States molti si impegnano; a Bagdad, a Teheran, a Beirut, a Santiago del Cile, a Buenos Aires, ad Atene, i giovani scendono in strada a manifestare, a rivendicare, a lottare.
Qui in Italia i giovani giocano sui social, fanno i rivoluzionari da tastiera, si aggregano alle sardine incredibili, l’unico movimento ‘rivoluzionario’, caso più unico che raro nella Storia universale, che lotta contro l’opposizione possibile e con ciò difende il potere costituito.______
FONTE: DAVOS 2020 – LA TERRA DELLE DISUGUAGLIANZE – RAPPORTO DI OXFAM ITALIA – INSIEME PER VINCERE LA POVERTA’
https://www.oxfamitalia.org/davos-2020/