LECCE-SASSUOLO 2-2: POMERIGGIO DI SPETTACOLO E AMARO IN BOCCA, MA ARRIVA LA PRIMA PERLA DI FALCO
di Annibale Gagliani_______
Una domenica da non fallire per l’Unione Sportiva Lecce, lo scontro diretto con il Sassuolo delle promesse mancate mette in palio un bottino di punti che a fine stagione può diventare determinante.
Nemmeno il tempo di farsi il segno della croce, che Defrel, a tu per tu con Gabriel, fa rispolverare tutti i santi ai tifosi giallorossi, spedendo di poco alto al volo con un colpo da bomber mancato. Al settimo minuto, Majer, di luna particolarmente buona, tenta un destro potente dai venticinque metri che fa fare un figurone a Consigli. Subito dopo, il capocannoniere neroverde, Berardi, prova a dimostrare quanto sia mortifero il suo interno sinistro da fuori area, ma la palla vola lontana dalla porta di Gabriel. È ancora Majer a guadagnarsi la scena all’undicesimo con un altro destro all’angolino ben respinto dal portiere ospite.
Al quarto d’ora la sorpresa: Liverani sostituisce un Babacar che apparentemente scoppia di salute per l’idolo della curva, Pippo Falco. L’attaccante senegalese scuote le mani incredulo, forse un errore di comunicazione con la panchina, che lo credeva infortunato e in richiesta di un cambio, oppure una mossa psicologica del mister romano che si ritrova a svegliare dal letto un Lecce distratto. Ma il calcio è bello perché è imponderabile: al diciassettesimo, il numero 9 tanto atteso e ormai sbloccato, Lapadula, raccoglie un lancio da centrocampo in area con un controllo da manuale: dribbling incorporato e destro micidiale che trafigge gli uomini di De Zerbi: 1-0 che annulla il torpore.
Il puntero licantropo è rinato: difende palla con cattiveria e fa salire i suoi, manna per il respiro tattico. Mancosu fa il capitano a tempo pieno e a tutto campo e distribuisce pezze provvidenziali come quella in area che blocca uno slalom speciale di Boga sulla fascia sinistra. Il Lecce tiene duro grazie all’attenzione massimale di Lucioni e Rossettini che da buoni nonni, tengono a bada probabili nipotini come Traore, Berardi, Boga e Defrel, bravi a scambiare posizioni e grado di pericolosità.
Ma al trentacinquesimo i nonni si lasciano sfuggire un nipotino inatteso, Toljan, che sfrutta una triangolazione con Berardi per insaccare in rete prendendo in controtempo di piattone destro l’estremo difensore carioca. Al quarantesimo, un Tabanelli sulle ali della leggerezza, causa nuovo look riservatogli dal parrucchiere, deve dare forfeit, portando in campo l’uomo del l’est, Shakov. Ma al quarantunesimo, un coniglio chiede di essere tirato fuori dal cilindro e sceglie il dieci, la maglia del destino: Filippo Falco, dai venti metri, pulisce la ragnatela all’incrocio alla sinistra di Consigli: primo gol in Serie A, finalmente.
Il secondo tempo comincia con una distribuzione giudiziosa del pallone da parte dei padroni di casa e con un Falco che delizia la platea esibendo controlli e cambi di direzione d’alta scuola. E pensare che avrebbe dovuto stazionare per un’ora in panchina: l’imponderabilità del football, la sua bellezza.
Boga ricorda le sue capacità da centometrista con un paio di percussioni palla a piede che mettono in apprensione le menti dei difensori leccesi e i cuori sugli spalti, ma nulla di concreto. All’ora di gioco Calderoni sblocca una fase di gioco confusionaria per i suoi con una scivolata che renderebbe onore al campione del mondo Marco Materazzi: giallo.
Il Lecce cerca una gestione ragionata, ma non sempre ci riesce, lasciando la possibilità ai neroverdi di poter dire ancora la loro. Al sessantacinquesimo entra un altro dieci, Duricic, al posto di un deludente Traore, su di lui tutte le speranze di rimonta di De Zerbi. Nel bel mezzo della ripresa la sfida si trasforma in un giro di macchine da scontro, con duelli veementi in ogni zona del campo. Berardi chiede con teatralità l’intervento del VAR per un contatto in area che lo vedrebbe vittima, ma il direttore di gara Ros di Pordenone è fermo nel non accordargli l’estrema punizione. Gli ospiti alzano il baricentro e costringono i lupi a difendersi dietro la linea della palla e cercare di ripartire con il duo Lapadula-Falco.
Liverani percepisce le imminenti folate di pericolosità degli avversari e si abbottona, inserendo Riccardi al posto del motorino Majer. Berardi cerca di fare paura ai ventiduemila con il fegato in gola, ma il suo sinistro è poca roba nel pomeriggio del Via del Mare. Al settantaquattresimo destro da touch-down da parte di Duricic, in grado di mandare il pallone sulla spiaggia di San Cataldo da meno di venti metri.
Al settantasettesimo Falco sciupa una buona chance dalla mattonella prediletta dei mancini: fuori di non molto alla sinistra di Consigli. All’ottantesimo Duncan rileva il greco Kyriakopoulos, donando una trazione ancora più anteriore agli emiliani. All’ottantunesimo Boga salta i la linea difensiva giallorossa come birilli e serve un tap-in facile in mezzo a Defrel che viene stoppato dallo stinco di Lucioni quando ormai era pronto ad esultare verso il settore dei venti tifosi ospiti.
La pressione del Sassuolo acuisce la sofferenza dei supporters salentini, che mordono il fazzoletto e saltano in piedi dopo un destro di poco alto da parte di Mancosu. Ma il pareggio dei giovani di De Zerbi è nell’aria e si materializza all’ottantaquattresimo con la rete di Berardi: colpo di sinistro in ribattuta dopo un miracolo di Gabriel su De Frel e nuova beffa negli ultimi minuti per i lupi. Il tecnico neroverde si cautela inserendo subito Peluso al posto di Locatelli, non disdegnando la difesa del punto.
All’ottantanovesimo il Lecce getta il cuore oltre l’ostacolo: imbucata di Falco per Calderoni che offre un cioccolatino in mezzo all’area ai suoi compagni, ma Marlon salva in scivolata, segnando praticamente un gol. All’ultimo respiro un batti e ribatti in area fa sfiorare a Lapadula la doppietta con un po’ di fattore c. È l’ultima palpitazione di un match spettacolare, giocato a viso aperto dalle due compagini e che consegna agli almanacchi un pareggio giusto. Il Lecce si mangia nuovamente le mani, dopo la posta piena persa a Genova, ma esce tra gli applausi del suo pubblico, ricordando come la buona sorte sia stata benevola nei punti guadagnati a San Siro col diavolo e con la vecchia signora in casa. Dieci lunghezze in classifica e zona retrocessione a cauta distanza, nonostante il quarto pareggio di fila. Ma per salvarsi serve alzare la media punti da 0,80 a 1,1 a partita continuando a lavorare sullo spartito distribuito da Liverani (per questa notte mister X) che elegge i salentini a squadra rivelazione del campionato in relazione al gioco. Note nettamente positive della serata da amaro in bocca il tappo tolto dagli spiriti di Falco e Lapadula, ormai privi delle scorie relative al gol che mancava e pronti a diventare protagonisti assoluti nella traversata
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