“Un vero e proprio capolavoro”
IL CRITICO LETTERARIO DI leccecronaca.it SALUTA COSI’ L’USCITA PER LE EDIZIONI MUSICAOS DI “Post mortem – Qualcuno Cammina” DELLA GIOVANE SCRITTRICE LECCESE DANIELA ESTRAFALLACES. RACCONTI DEL TERRORE CHE REINTERPRETANO IL NOBILE GENERE HORROR IN MANIERA ATTUALISSIMA
di Raffaele Polo______
I ‘racconti del terrore’ sono stati sempre una categoria frequentata ed apprezzata dai lettori; talmente interessante da far sì che alcuni importanti letterati scegliessero pseudonimi o celassero le proprie produzioni del settore con nomi di fantasia, pur di pubblicare e diffondere storie di fantasmi e terrore.
Soprattutto la scuola anglo-americana, con i suoi spettri e le sue fantasie da incubo, l’ha fatta da padrone. Così, su due piedi, ricordiamo Stocker, Le Fanu, Lovecraft ma anche Montague Rhodes James e tutti i cultori di vecchi castelli o ville gotiche dove ‘si sente’. Poi… la fantascienza e il mistero del futuro ha finito per prendere piede con ‘orrori’ sempre più evidenti ed esaustivi: lo spazio infinito o il silenzio degli astri abbandonati, i segni impercettibili di ombre o fluidi, la presenza di esseri malevoli e indistruttibili ha preso il posto del sottile brivido che dà il tradizionale uscio che si schiude lentamente, in una notte da tregenda….
La premessa è necessaria per presentare un vero e proprio capolavoro dell’orrore attualissimo, una serie di racconti che Daniela Estrafallaces (nella foto qui sotto) pubblica in “Post Mortem – Qualcuno Cammina” (Musicaos editore, 15 euro).
Le dieci narrazioni vanno da ‘Sono qui per te’, che si svolge in un mondo dove impera il colore bianco che, però, è circondato da presenze di tenebra, in un ambiente asettico come può essere un pronto soccorso, alla storia gotico-vampiresca di ‘Bloody Helborn’ in cui si gioca nell’alternare fiction romanzesca a realtà e dove, assieme a ‘Soldato grigio verso soldato blu’, la predilezione per l’autrice del mondo angloamericano è evidentissima ed esclusiva. Pare volerci dire, la Estrafallaces, che è proprio lì, in quegli ambienti, che si annida il terrore più genuino. E solo se ti chiami Vic Diamond o reverendo Jenkins, la realtà delle tenebre cadrà su di te, coinvolgendoti.
Con una prosa decisamente piacevole e avvincente, che denota assidua frequentazione dei maestri di questo genere letterario, l’autrice ci mantiene in suspence, coltivando brividi e curiosità che ci fanno spingere sempre più in là e non ci concedono di interrompere la lettura. Con un gusto moderato per le descrizioni sanguinolente e splatter, si procede con maggior vigoria per i sentieri della paura nel subconscio, più paralizzante soprattutto quando ci si scontra con l’ignoto che sbuca dagli angoli della vita di tutti i giorni, quando ci pare di avvertire un sussurro deforme, uno strascico di coscienza umana, una mutazione.
E la non facile missione di Daniela è compiuta, perché la brava scrittrice leccese, col suo stile visionario ed evocativo ha saputo, con innata abilità, sfiorare i tasti giusti, facendoci immergere nel mondo dei suoi scritti, permeati di paura ed incubo. Da sottolineare, infine, la capacità di terminare il racconto senza un esito definito, ma lasciando tutto in sospeso, alla fantasia del lettore: è un escamotage di grande effetto che solo i più grandi scrittori del genere riescono a proporre, senza strafare. Sintomatica la chiusa de ‘Al tredicesimo piano della ventitreesima strada’:
“Era stato a quel punto che il professor Wild, scampata la morte e un bel sermone, magari con un prete di periferia e tanto di allievi in giacca e cravatta come non mai, chiese al suo avvocato di prestargli una guida telefonica. Come forse aveva già fatto in un’altra vita.”