“E nu bbe’ na cosa facile…”, POESIE DI NINY RUCCO
di Raffaele Polo______
Se pure l’età anagrafica lo colloca tra gli ultra novantenni, la sua poesia si è incredibilmente mantenuta fresca, giovane, venata soltanto da una più carica malinconia, come è giusto per chi conosce la vita e i suoi misteri da tanto, tanto tempo…
E anche nel titolo di questa sua recentissima raccolta (Nu bbe’ na cosa facile…. Edizioni Minigraf, euro 13.00)si ha la conferma della sempre evidente capacità affabulativa di Niny Rucco (nella foto) che pure negli stringati epigrammi, non disdegna un veloce passaggio lirico od una macchia di tenue colore.
Del resto, nella mirabile presentazione della figlia Rita (cui si aggiungono gli interventi di fra’ Paolo Quaranta e Rita Stefanelli) emergono le naturali e sempre presenti doti del bravo poeta che riscopriamo, proprio nella copertina di questo libro, come pittore ricco di sentimento e anche come musicista (a pagina 74 è riportata la musica di ‘Vien la sera’, una canzone che risale al 1948…).
Insomma, Niny ci sorprende ancora: continua a comporre con infaticabile piacere, esprimendo i suoi sentimenti, i delicati moti dell’animo con la sottile ironia, con la signorilità che ha accompagnato la sua produzione poetica per quasi un secolo, dimostrando nei fatti che la Poesia è veramente senza tempo e senza schemi fissi, scaturisce rigogliosa dall’animo di chi ha questa dote meravigliosa che, in particolare per il dialetto, è veramente riservata a pochissimi…
Rucco, infatti, ‘pensa’ in dialetto: ciò che è attorno a lui non ha bisogno di essere filtrato, tradotto e riproposto in versi dialettali. L’immagine scaturisce subito, vera e vivace, dal suo animo. Solo un pizzico di esitazione, un guizzo per puntualizzare meglio una espressione, un modo di dire, una circonlocuzione che renda il concetto nel migliore dei modi… e il gioco è fatto, i versi, come per magia, si susseguono nella loro ordinata composizione e la poesia salentina, quella speciale composta con ‘la lingua de lu tata/ ca me scioca ‘ntra lli dienti’ come nella immortale sintesi di Francescantonio D’Amelio, si arricchisce di un altro pregevolissimo manufatto.
Niny Rucco, in questa sua recente fatica, focalizza soprattutto il ricordo della moglie Pina e costruisce attorno alla sua figura, un lungo, piacevolmente malinconico viaggio all’indietro nel tempo, che se non è proprio leopardiano, pure stempera il rimpianto per la giovinezza in buona evidenza. Ma, e questa è la forza di Rucco, non c’è la disperazione o l’amara considerazione della ineluttabilità del Tempo e della caducità delle cose umane; c’è quell’amaro sorriso, tutto leccese, che pare voler irridere le avversità, fidando in Qualcuno che, alla fine, renderà dolce e plausibile la sofferenza terrena. Una ‘giustizia superiore’ che spetta ai poveri, ai semplici, agli onesti; e che Niny dimostra di volere, fiduciosamente, a smascherare tutte le nequizie del presente….
Anche in questa raccolta, poi, molte brevi composizioni sono dedicate ‘ad personam’, riuscendo nell’intrigante gioco di confrontare la conoscenza del destinatario con l’argomento dei versi. Proprio come Marziale, in senso positivo, però, a voler lodare ciò che il poeta romano invece sferzava.
Il dialetto leccese, quello classico e nobile dei maggiori nostri poeti, si ripropone in queste composizioni, opera dell’ingegno e della grazia, tutta salentina, dell’inossidabile Niny Rucco, eterno fanciullo dal sorriso coinvolgente, che si avvicina ai cento anni di esistenza.
E nu bbe’ na cosa facile…
Presentazione ufficiale, venerdì 7 giugno, presso la biblioteca dei Frati di Fulgenzio, a Lecce, alle 19.30.______