ECCO QUA, SEMBRA UN FILM, MA E’ TUTTO VERO, E QUI NEL NOSTRO SALENTO NON MANCA NIENTE A GOMORRA, O ALLA PIOVRA: GLI SCISSIONISTI, I TRAFFICI DI DROGA, LE ESTORSIONI, IL CONSENSO SOCIALE AI CRIMINALI / QUESTA MATTINA ALL’ ALBA SGOMINATO IL CLAN ‘CARACCIOLO-MONTENEGRO’ DI MONTERONI, LEVERANO E COPERTINO
(e.l.)______Questa mattina all’alba è scattata una grossa operazione contro la criminalità organizzata, eseguita da ottanta militari del Comando Provinciale di Lecce (nella foto) della Guardia di Finanza, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Lecce a carico di quattordici persone, che gli inquirenti ritengono i vertici del clan “Caracciolo-Montenegro”, egemone nei territori di Monteroni, Leverano, Copertino, Porto Cesareo e nel Sud Salento.
In totale gli indagati sono quarantuno, quattro quelli arrestati in flagranza di reato; sequestrati un chilo e duecento grammi di marijuana, centocinquanta di eroina, quaranta di cocaina.
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, furto e minaccia aggravata con l’uso delle armi.
Le indagini, durate quasi due anni, hanno permesso di ricostruire le attività del gruppo, facente capo ad Alessandro Caracciolo, detto “Frasola”, e alla moglie Maria Montenegro, entrambi di Monteroni, inizialmente aderenti al clan “Tornese”, della Sacra Corona Unita, da cui poi si sono svincolati: da qui, la violenta conflittualità per assicurarsi il controllo del territorio.
Gli arrestati sono: Mirco Burroni, 36 anni, di Lequile; Angelo Cosimo Calcagnile, detto “Candelotto”, 44 anni, di Leverano; Alessandro Caracciolo, alias “Frasola”, 57 anni, domiciliato a Copertino; Simona Caracciolo, 28 anni, di Monteroni; Salvatore Conte, 52 anni, di Leverano, già detenuto; Antonio Cordella, 33 anni, di Leverano; Piergiorgio De Donno, 33, di Porto Cesareo; Alessandro Francesco Iacono, 36 anni, di Leverano; Massimiliano Lorenzo, 43 anni, di Monteroni, detenuto; Maria Antonietta Montenegro, 50 anni, di Monteroni; Cristian Nestola, 34 anni, di Leverano; Andrea Quarta, detto “Bisca”, di 37 anni, di Leverano; Michele Antonio Ricchello, 44 anni, di Alliste; Andrea Ricchello, 32 anni, di Monteroni.
Secondo quanto scritto dal gip nel suo provvedimento, si tratta di una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso, dotata di una struttura gerarchica e ramificata, che ha consentito alla famiglia di Monteroni di assumere il controllo totale delle attività delinquenziali nell’ambito di quel territorio, esteso fino a Leverano, Copertino, Porto Cesareo e sud Salento.
Fra le altre, oltre al conrollo dei traffici di droga proveniente dall’ Albania, la riscossione del così detto “punto” sugli introiti delle attività criminali, ossia una percentuale su tutte le attività delittuose di rilievo compiute sul territorio, in misura non inferiore al 20%; l’imposizione di servizi di guardiania in occasione di pubblici spettacoli; l’ attività di estorsioni e furti; minacce e violenze per realizzare profitti, parte dei quali destinati al sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari.
Ne è prova – scrivono gli inquirenti – il “marcato ed ampio consenso sociale dato dalle ripetute richieste rivolte ai vertici dell’organizzazione per dirimere le più disparate controversie private o per tornare in possesso di beni o merci precedentemente rubati”; e sottolineano “il ruolo chiave delle donne del clan, non solo in grado di impartire ordini e dirigere le operazioni, ma anche in grado di farsi esse stesse protagoniste di minacce ed intimidazioni per imporre la forza e la presenza della famiglia verso coloro i quali si fossero rivelati riluttanti ad accettarne l’egemonia”.
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