VIDEO: IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA COSSIGA RISPONDE AI QUESITI POSTI DAL PRESIDENTE MATTARELLA
mv_____Francesco Cossiga, oltre ad essere stato Presidente della Repubblica, è stato anche tra le altre cose, Ministro degli Interni durante il sequestro e l’uccisone del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.
Pur definendosi di sinistra, la sinistra comunista, sui muri delle città di tutt’Italia, sulle decine di migliaia di manifesti che affiggeva, sui giornali che stampava, e sugli striscioni che esibiva durante i cortei, che all’epoca erano all’ordine del giorno scriveva: COSSIGA BOIA, ma non solo, lo faceva sostituendo la C iniziale con la K e le due S centrali con il simbolo delle SS di hitleriana memoria.
In tanti lo ricordano come il picconatore, perché verso la fine del suo mandato presidenziale, cominciò a raccontare episodi su questioni importanti sulle quali sino al quel momento vi era stato un riserbo assoluto. Cominciò a squarciare veli sui tanti segreti dell’Italia repubblicana.
Noi abbiamo voluto proporre un’intervista che nel 2003 Cossiga rilasciò alle Iene, perché lo facciamo? perché non è la solita intervista ad un personaggio politico, perché non è ammantata dall’ipocrisia e dalla retorica a cui i politici e giornalisti ci hanno abituato.
Lo facciamo anche perché nell’ascoltare ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della commemorazione a Guido Rossa, l’operaio ucciso dalle BR 40 anni fa, le cui parole sono state piene di umanità, quanto meno quelle rivolte alla famiglia dell’operaio, che però peccano di ingenuità, quando ci si interroga sugli “anni di piombo” su terrorismo di quegli anni e sulle responsabilità.
Ecco, l’intervista di Cossiga in vece ci sembra illuminante.
Domanda- Come si chiama
Risposta- Cossiga Francesco
D- cosa fa oggi?
R- pensionato
D- cosa faceva 25 anni fa
R- il Ministro degli Interni
D- come è iniziato il suo percorso politico
R- appena sono nato, perché la mia era una famiglia militante repubblicana e antifascista
D- strage di Piazza Fontana, cosa cambiò?
R- introdusse la teoria del doppio Stato e la convinzione che lo Stato non fosse un difensore ma un aggressore
D- la prima azione che ricorda delle Brigate Rosse
R- l’uccisione del mio amico il Procuratore della Repubblica Cocco e della sua scorta a Genova
D- negli anni ’70 aveva senso secondo lei la lotta armata?
R- con grande difficoltà teorica e morale ho capito che per alcuni potesse aver senso
D- la lotta armata in generale è un modo di far politica?
R- se si rifiuta per principio la lotta armata bisogna condannare la Resistenza….
D- Fu secondo lei una guerra civile?
R- fu il tentativo di innescare una guerra civile, comunque chi la combatté, la combatté non con l’animo del terrorista ma del partigiano…
D- di chi erano figlie le Brigate Rosse?
R- di quella componente della Resistenza che essi ritenevano tradita, che era la guerra di classe…..
D- stazione di Bologna chi e stato?
R- a differenza dei Giudici di Bologna io non lo so, so però perché me lo hanno detto anche i loro compagni di cella, ex Brigatisti Rossi che non sono stati né Fioravanti ne la Bambro (i neofascisti condannati)….
D- in cosa secondo lei le D- quanti segreti italiani non sono stati rivelati
R- io credo quasi nessuno…
Questa la grande difficoltà della nostra classe politica, che si dice figlia della Resistenza e nello stesso momento di condanna qualsiasi tipo di violenza, e allora si rifugia nell’antifascismo. Da questa dicotomia nasce la contorsione mentale di coloro che anche durante una cerimonia commemorativa come quella in ricordo di un Uomo ucciso dalle Brigate Comuniste, ucciso da coloro che dichiararono essere i continuatori dei Partigiani e che volevano continuare la guerra di Resistenza, si scivola inevitabilmente nell’antifascismo di maniera.
Nella retorica resistenziale, con tutte quelle frasi fatte, che lasciano il vuoto nella mente e l’amaro in bocca.
Ma l’intervista non finisce qui, ed il vecchio Presidente ad ascoltarlo da ancora oggi tanti spunti di riflessione.