IL FILOSOFO DIEGO FUSARO A LECCE MERCOLEDI’ 12 PER IL SUO NUOVO LIBRO. C’E’ QUALCOSA DI NUOVO ‘STASERA NEL SOLE SALVINIANO DELLA DESTRA, ANZI D’ANTICO
di Giuseppe Puppo______
Tanti anni fa, ci fu Armando Plebe. Da marxista, in una meteora spettacolare quanto clamorosa, divenne il filosofo dell’allora forte e presente Destra Nazionale, che ruotava intorno al Msi di Giorgio Almirante, in una delle poche elaborazioni culturali di successo di massa.
In tempo più recenti, più che altro sul versante radicale, nel disfacimento politico nel frattempo sopraggiunto e nella dispersione fra partiti e partitini, toccò ad un altro filosofo marxista abbracciare posizioni estreme, che tanto piacevano a destra, Costanzo Preve, specie quelle sul superamento della falsa antinomia destra/sinistra, fascismo/antifascismo, e la critica al pensiero unico dominante del politically correct, al mondialismo, all’ americanismo.
Adesso tocca, per una destra politica, quel che ne rimane, dopo l’appiattimento scriteriato sul berlusconismo che l’ha praticamente distrutta, da cui sta tentando disperatamente di risollevarsi con un altrettanto scriteriato appiattimento sul salvinismo, una ‘destra’ che dai tempi di Adriano Romualdi e Alain De Benoist è incapace di una propria elaborazione culturale, e da quelli di Pino Rauti di un’incisiva proposta politica, adesso tocca a Diego Fusaro.
Torinese come Costanzo Preve, filosofo e filosofo marxista anch’ egli, è il nuovo intellettuale di riferimento per ambienti che vanno da Fratelli d’Italia, a Casa Pound, passando per il Movimento per la Sovranità e altre sigle minori.
In realtà, Diego Fusaro, giovane e brillante polemista, abile intrattenitore su vecchi e nuovi mass media, ora anche acquisito dallo stanco teatrino dei talk show televisivi come tanti Vittorio Sgarbi qualunque che non hanno più niente da dire, ma che lo dicono in maniera spettacolare, dovrebbe piacere alla sinistra, se ancora il Pd, Liberi e Uguali e altri organizzazioni vecchie nuove lo capissero. Ma non lo capiscono, continuano essi a giocare al fascismo degli antifascisti, al buonismo dei centri di accoglienza, ai difensori degli affaristi e dei banchieri, così votandosi al suicidio politico, invece di occuparsi di qualcuno dei temi indicati da Fusaro come prioritari, come la parcellizzazione del lavoro, il just in time e il precariato, lo sfruttamento operato su scala prioritaria dal consumismo e dalla globalizzazione.
Così, Diego Fusaro, piace a destra, tanto per capirci, ovvero, insomma, piace ai populisti, ai sovranisti, ma senza più, rigorosamente, Movimento 5 Stelle, che tanto ormai è in caduta libera, di credibilità e di consensi ed è già dentro un inarrestabile declino.
Mercoledì 12 dicembre, alle 17.30, all’ Hotel Tiziano, Diego Fusaro, 35 anni, (“mi considero allievo indipendente di Hegel e di Marx. Intellettuale dissidente e non allineato, sono al di là di destra e sinistra”) è a Lecce, a presentare il suo nuovo libro “Il nuovo ordine erotico. Elogio dell’amore e della famiglia”, edito da Rizzoli, una riverniciatura della difesa della famiglia tradizionale “borghese e proletaria”: “Nella neolingua, eroticamente corretto è una sorta di catechesi mondialista che impone un adattamento cosmopolita ai costumi del nuovo ordine erotico che dissolve la famiglia e il modello eterosessuale imponendo una specie di gay pride permanente con ridicolizzazione di tutto ciò che è connesso ai valori proletari e borghesi della famiglia etica. Il gay pride non è volto a difendere i diritti, sacrosanti tra l’altro, degli omosessuali ma a distruggere e ridicolizzare il vecchio modello familiare”, ipse dixit.
Ci manca Dio e Patria, poi ci (ri) siamo. E comunque fra famiglia borghese e famiglia proletaria c’è una bella differenza. Contadina, forse, ma neanche ci saremmo.
Famiglia etica?
Quale? Quelle di Matteo Salvini?
Mancano nell’ analisi di Fusaro, che pure da marxista avrebbe dovuto studiarli, i temi della repressione sessuale operata dal potere, gli manca la sensibilità per le scelte individuali e per le diverse realizzazioni personali, gli sfugge che il mondo è cambiato, è comunque diverso, ben al di là, per effetto di trasformazioni epocali e caratteriali, della ‘famiglia tradizionale’, ‘etica’, che non esiste più e che mai più potrà ritornare. Quanto alla sua critica alla mercificazioni della sessualità, è un discorso vecchio, per quanto giusto, ma certo non originale.
Quanto allo sbocco nelle forme del politico, nel suo pensiero è completamente assente la questione ambientale, la lotta alle devastazioni del territorio, i nuovi modelli di sviluppo alternativo possibile, l’abbattimento delle speculazioni dell’ alta finanza, tutte cose oggi fondamentali e decisive, queste sì operate dal liberismo, o neo capitalismo, o turbo capitalismo, per usare il lessico caro ai suoi amici populisti, che vogliono radunarsi accanto alla Lega delle Tav, delle Tap, della Xylella, delle costruzioni e delle cementificazioni, e del neo, questo sì turbo, liberismo delle ‘aziendine’ lombarde e venete, come se non avanzassero e bastassero i trasformisti e gli opportunisti già saliti sul carretto trainato da Matteo Salvini.
Populisti con il marchio di fabbrica del neo americanismo alla Donald Trump, che già di per sè è una bella contraddizione, per chi a certe idee e a certe forme del politico ancora si richiama, o si dovrebbe richiamare.
Nell’occasione, sempre nella serata di mercoledì, presentato in contemporanea anche un altro libro, Edizioni Sì, del saggista salentino Cosimo Massaro, “Attacco alla Civiltà Cristiana. Come difendere i valori dell’Occidente”.
Insomma, ci (ri) siamo, Dio, quindi i valori della cristianità, perché, come scrive Giuliano Guzzo nella prefazione, “Quel che è certo è che per il cristianesimo non sarà possibile alcuna rinascita senza prima una presa di coscienza, da parte del suo popolo, del fatto di essere bersaglio di ambienti e poteri che da decenni operano, ammantandosi di filantropia e celandosi dietro il paravento retorico dei «diritti umani», per scardinare non solo la religione, ma tutto ciò che in qualche modo rimanda ad un ordine naturale. Lo abbiamo ieri visto con la legalizzazione del divorzio prima e dell’aborto poi, salutate anzi esaltate come traguardo di civiltà, e lo vediamo oggi con le rivendicazioni Lgbt, puntualmente sposate dall’apparato dei media, i veri artefici del condizionamento delle masse”.
Insomma, già visto e sentito, e già detto, poco sopra anche qui.
Manca la Patria, ancora, ma, oltre ai due scrittori, l’ altro relatore della serata di mercoledì 12 è un redivivo Mario De Cristofaro, che, a parte l’ eclisse dell’ ultimo decennio, ha attraversato da protagonista tutte le tante stagioni della destra salentina, pugliese ed italiana e in un modo o nell’altro comunque ne ha fatto la storia. Che tocchi a lui riproporla, la Patria?
Ad un giornalista impegnato quanto professionalmente capace come Francesco Buja invece il difficile compito di ordinare e moderare la serata, e certo avrà il suo buon lavoro da sbrigare, oltre che di farne la sintesi, ammesso che ciò sia possibile.
A chi ha rilasciato il commento al discorso del prof. Fusaro sfugge, forse per debolezza di informazione, il focus del plesso teorico e della praxis filosofica del filosofo, il quale, ben lungi dal voler lasciar in ombra il passato che pure conosce molto bene, incede col massimo rigore e fermezza per ricordare a tutti la vera funzione della così tanto bistrattata, oggi come mai, filosofia. Nell’epoca della compiuta vuotezza, resta soltanto quel poco di rivolta che disturba come spina chi ormai è seduto sulla soffice e indisturbata fatalità che il mondo non possa più cambiare, che il senso non possa più divenire, ma restare lì cristallizzato nel suo moto irriducibile, nell’indifferenziato capitalismo.