UN SALENTINO A FIRENZE (PER ESIGENZE DI COPIONE). A leccecronaca.it MAURO MARTINA RACCONTA DI COME SI SIA MESSO ANCH’EGLI A RISCIACQUARE I SUOI PANNI IN ARNO
di Carlo Infante______
“Sono un ragazzo fortunato“, mi dice subito Mauro Martina (nella foto), 32 anni, attore della Compagnia Scena Muta di Copertino.
D.) – E perché?
R.) – Sì, sono fortunato perché vivo più vite contemporaneamente. Già…Da un lato il mio impiego in banca, una laurea in Economia e l’area da bravo ragazzo….Dall’altra il Teatro e i tanti personaggi che tra i vari copioni attraversano la mia voce e il mio corpo.
D.) – Uno, nessuno e centomila…Perfetto. Per la banca, possiamo immaginarcelo…Ma per il Teatro?
R.) – Per me il teatro è adrenalina – tachicardia galoppante – salivazione azzerata – silenzio – sipario. E’ passione che nasce dalla pancia, e che mi fa sentire vivo.
D.) – Ci dica come ha cominciato…
R.) – Mi avvicinai al teatro all’età di 17 anni, spinto dalla curiosità e dalla voglia di mettermi in gioco. Da lì è stato un crescendo di esperienze fantastiche e di crescita artistica, ma soprattutto personale. Ed è una crescita continua, soprattutto da quando ho avuto la fortuna di incontrare il maestro Ivan Raganato e di entrare a far parte dell’ Accademia e Compagnia Teatrale Scena Muta.
Ho trovato una seconda famiglia con cui è un piacere condividere esperienze lavorative, in un clima di grande professionalità e soprattutto di amicizia.
D.) – E prima?
R.) – Prima mi ero occupato per anni di Commedia dell’Arte, interpretando il ruolo di Arlecchino nella famosa opera di Goldoni “Arlecchino Servitore di due padroni”, quindi maschera e cliché interpretativi tipici di tale genere.
D.) – Quindi poi…
R.) – Ricordo il primo personaggio assegnatomi a Scena Muta, appena arrivato, nello spettacolo “Cornicioni”…Interpretavo il classico bravo padre di famiglia che cede però al corteggiamento di un’altra donna, e così si trova costretto a nascondersi, in mutande, su un cornicione di un palazzo. Al di là dell’imbarazzo iniziale dell’essere nudo davanti ad un pubblico, col maestro Raganato ho imparato a trasformare le proprie caratteristiche personali in punti di forza e a mettermi a nudo come artista.
Di seguito ho interpretato diversi personaggi come “Filo” in “Vico Salento”, un ragazzo di umili origini che cerca di realizzarsi partendo al Nord ma mantenendo un forte legame con la propria terra; poi il ruolo del “cattivo” Don Rodrigo negli “Sposi Promessi”; e infine “Romeo” nella divertente parodia di “Romeo Giulietta e ….Giuliana”, sempre di produzione Scena Muta.
Ogni nuovo personaggio che mi viene assegnato per me rappresenta una nuova sfida, cerco di comprendere il carattere e l’obiettivo che ha all’interno della trama e mi fiondo a capofitto nello studio.
Poi l’anno scorso è arrivata anche qualche esperienza televisiva, come “SOS – Pausa Pranzo” produzione Mediaset trasmessa su La5, “Vico Salento TV” produzione della Compagnia Teatrale Scena Muta per Sky TV e quest’anno “Magliano ti amo” su Telerama.
Due anni fa ho avuto anche un’esperienza cinematografica con la webseries “Metropolitan legends”.
Ripeto: non ho un personaggio o un genere preferito, ma ogni ruolo che mi viene assegnato è uno spunto per crescere e migliorare.
D.) – Altre attività?
R.) – Oltre al teatro ho tante altre passioni…Fortissimo il mio legame con il mare, adoro gli sport acquatici ma non solo. Poi la scrittura…Collaboro con alcuni blog che trattano di arte, sport, benessere e tempo libero.
I viaggi! Il viaggio più bello fin’ora? Istanbul … quelli che vorrei fare? Marocco, il Medio Oriente, l’America Latina…la Polinesia Francese…
Infine il volontariato, sono anche un operatore psico-sociale e mi occupo di aiutare le persone coinvolte da catastrofi e tragedie.
D.) – Adesso che Scena Muta porta in scena “La Dea Trans”, al debutto nazionale martedì 4 dicembre all’ Apollo di Lecce, Lei che cosa fa?
R.) – Ho un’intera scena tutta per me, io interpreto il ruolo di un commissario della Polizia nella Firenze anni Ottanta, con il quale se la pigliano un po’ tutti quanti i suoi superiori, per via dei blocchi stradali e degli ingorghi che si verificano all’ epoca ogni notte alle Cascine, causati dalla moltitudine di persone che facevano anche un’ora di fila, pur di vedere per un attimo la Dea…
D.) – Ho letto il copione…Visto quello che mi ha detto, farà un viaggio almeno ideale a Firenze…Dovrà andare anche Lei, come il ‘suo’ Manzoni, a risciacquare i suoi panni in Arno….
R.) – Mi sa proprio di sì…(sorride). Le racconto quello che mi ha raccontato l’ autore, Giuseppe Puppo, il quale aveva scritto la mia parte in italiano corrente, però non ne era rimasto soddisfatto, perché così risultava avulsa dall’ ambientazione spazio temporale. Insomma, come al bar Poker i ragazzi parlano in dialetto leccese, anche il Pezzo Grosso della Polizia di Firenze doveva palare in dialetto fiorentino…
D.) – Dialetto che è poi italiano…
R.) – Sì, ma pieno di modi di porgere, e di espressioni tipiche…
D.) – E certo, ma ci racconti…
B.) – Giuseppe Puppo, che è di Lecce, e, al massimo, di altri dialetti, conosce…il piemontese, essendo stato tanti anni a Torino, resosi conto di tutto questo, si mise alla ricerca di un uomo adesso di mezza età, se non anziano, che comunque fosse natio di Firenze e giovane negli anni Ottanta, pure di una certa abilità di espressione parlata e scritta, al quale chiedere una ‘traduzione’ completa della mia parte…Senza stare a specificare bene a tutti quanti di cosa si trattasse, anzi, in gran segreto sullo specifico del testo, chiese aiuto e iniziò a cercare…
D.) – E l’ha poi trovato, arguisco…
R.) – Sì, ma dopo una lunga ricerca…Però alla fine ha trovato il volontario che faceva al caso suo…Ma il punto non è questo. Il punto è che, avuto i brani da ‘tradurre’, il volontario, dopo qualche giorno di studio, l’ha rimandato riscritto a puntino, proprio come voleva l’autore, che l’ha ringraziato di cuore…
D.) – Embè?
R.) – Embè, il bello è che nell’ ultima mail, il volontario ha fatto outing, come si direbbe oggi…E a Giuseppe Puppo ha confessato…”Sa, le devo confessare una cosa… ” – gli ha scritto nel post finale – “…Fra quelli che nelle notti fiorentine negli anni Ottanta si facevano un chilometro di coda in macchina alle Cascine per vedere Carlotta ballare per strada, c’ero anche io…”.
D.) – Bellissimo…
R.) – Sì, e ora La ringrazio e La saluto, perché devo prepararmi per le prove…Permetta però anche a me una confessione…Ho sempre sognato di recitare in un grande teatro come l’Apollo, e posso dire che questo è per me un sogno che si avvera.
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