NOEMI / ECCO PERCHE’ E’ UNA SENTENZA SEVERA
di Antonio Nuzzoli * ( avvocato – per leccecronaca.it )______
Oggi il Tribunale per i Minorenni di Lecce ha pronunciato la sua sentenza per l’omicidio della giovane Noemi Durini, di soli 16 anni, riconoscendo la colpevolezza (di cui tutti eravamo certi) del fidanzato Lucio Marzo, ancora minorenne all’epoca dei fatti.
Diciamo subito che la condanna è stata severa, trattandosi di un colpevole al’epoca minorenne: a Lucio Marzo è stata inflitta una pena di 18 anni per l’omicidio e di altri 8 mesi per i reati connessi, che sono tutti confluiti nel processo principale.
In astratto, una condanna a soli 18 anni per un omicidio connotato da crudeltà come questo sembrano, in astratto, pochi, ma dobbiamo ricordare che il processo penale minorile non è strutturato per punire, ma per recuperare il condannato: basandosi sul punto di principio che un minorenne sia sempre plasmabile e quindi sempre recuperabile.
Di certo, i giudici di Lecce hanno ritenuto che Lucio Marzo abbia bisogno di molto, molto tempo per diventare un cittadino degno di stare in società; ricordiamo che in un altro terribile processo minorile, quello di Novi Ligure, in cui Erika e Omar uccisero la madre e il fratellino di lei, inferendo con decine di coltellate, si ebbe una condanna più lieve: i due furono condannati rispettivamente a 16 e 14 anni di reclusione.
La lettura delle motivazioni ci dirà le ragioni di una severità in questo processo per la morte di Noemi, che noi tutti però già fin d’ora condividiamo in pieno quando andiamo a ripercorrere gli eventi avvenuti un anno fa Specchia.
Noemi scomparve da casa il 3 settembre 2017 ma i genitori ne denunziarono la scomparsa solo tre giorni dopo: essi credevano infatti che la ragazza si fosse allontanata volontariamente insieme al suo fidanzato Lucio e che sarebbe tornata, come altre volte era successo. Invece Noemi stava cadavere nelle campagne di Castrignano sotto un cumulo di pietre, come si seppe quando il 13 settembre il suo fidanzato confessò l’omicidio e fece ritrovare il corpo.
Ma quella di Lucio non fu una confessione dettata dal pentimento e lo si vide dopo, quando ritrattò e accusò del delitto un inconsapevole meccanico di Patù, che ovviamente fu subito scagionato. E dire che Lucio aveva molto di che pentirsi.
Noemi fu uccisa con crudeltà, prima massacrata di botte, poi accoltellata alla nuca e infine sepolta ancora viva sotto un cumulo di pietre che la soffocarono.
Quindi la severità della condanna si spiega con la crudeltà con cui Lucio ha ucciso, si spiega con la sua mancanza di ravvedimento, col suo assurdo voler scaricare le colpe sulla stessa Noemi, accusandola di averlo istigato ad uccidere i genitori di lui; si spiega con la calunnia ai danni di un innocente, si spiega persino con l’irrisione del suo saluto alla folla che assistette al suo arresto (e che per reazione tentò di linciarlo).
Ma forse si spiega anche col pentimento della Giustizia, che non è riuscita ad intervenire prima, ad intervenire in tempo quando Noemi poteva essere salvata.
Infatti i genitori di Noemi conoscevano bene il carattere violento di Lucio e non solo avevano chiesto alla figlia di non frequentarlo: lo avevano formalmente denunciato Lucio al Tribunale per i Minorenni, ne erano nati addirittura due procedimento distinti: uno penale per le violenze ed uno civile, per valutare il contesto familiare in cui viveva il ragazzo. Una denuncia fondata e due fondatissimi procedimenti, ma…. Ma alla fine non si è fatto niente: ne’ un allontanamento del ragazzo da un contesto familiare non ottimale (per usare un eufemismo) e nemmeno un qualche provvedimento cautelare per gli atti di violenza, veri, comprovati: non si è provato a recuperare il ragazzo finché si era in tempo, a salvare Noemi finché si era in tempo.
Ora Noemi non c’è più e Lucio è in carcere, avrà 18 anni e 8 mesi di tempo per provare un recupero: e si spera che ci riesca, per il suo bene e soprattutto per chi, in futuro, lo incontrerà.______
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