IL 1969 DI GIUSEPPE RESTA
di Raffaele Polo______
‘Niente…cose così’ verrebbe da chiosare, per commentare questo corposo romanzo edito da ‘I libri di Icaro’ e dal titolo onnicomprensivo di ‘Quel millenovecento69’ (euro 18) che Giuseppe Resta affida all’attenzione dei nostalgici o, comunque, di chi ha piacere a ripercorrere le armonie del ‘come eravamo’ delle realtà a sud del Sud…
Questa narrazione, per circa 300 pagine, è una sorta di antologia, di summa, di tutto quello che avveniva alla fine degli anni Sessanta, osservato non solo con la lente della memoria più immediata, ma in quella che si può definire una accurata analisi della società salentina di quegli anni, tra pregi, difetti e luoghi comuni che hanno finito per caratterizzare quello che solo la nostra memoria non potrà mai cancellare. Perché, anche con le ricostruzioni più accurate, sembra voglia dirci il bravo scrittore di Galatone, non riusciremo mai a far capire cosa significava, per chi l’ha vissuta di persona, la fragranza di un’estate salentina, con i suoi profumi, i suoi colori ma soprattutto le aspirazioni e i sentimenti di chi viveva in una quotidianità così diversa da quella odierna.
Una realtà piena di aneliti e delusioni, tormenti e velleità, soprattutto nei più giovani che avevano stimoli e condizionamenti di ogni tipo, ma riuscivano quasi sempre, a dispetto di tutto e di tutti, ad inserirsi in una grande storia che, si sperava, sarebbe stata sostituita da tempi migliori, al più presto…
Non è proprio stato così, ormai lo sappiamo. Ma allora le speranze, i desideri, erano intatti e genuini e nessuno li avrebbe mai fatti mutare.
Con un tono ironico, a volte carico di un pizzico di acredine verso i principali protagonisti della vicenda, quasi a volersi pudicamente affrancare dai loro gusti e dalle loro abitudini, Resta racconta la classica educazione sentimentale del giovane salentino, denominato Lu Luigi, nell’estate del ’69. L’impostazione che lo scrittore vuole offrire ai lettori è una chiave di lettura decisamente pessimista su quello che fu un periodo di transizione tra il Boom degli anni Sessanta e gli Anni di Piombo. È lo stesso Resta che indica nel 1969 (e non nel 1968) il momento del cambiamento dei grandi sistemi, senza tralasciare di far notare, peraltro, come nelle tranquille e dimenticate spiagge del Salento ancora il tempo andava a rilento, come se si fosse ripiegato su se stesso, ancora indeciso se scorrere veloce…
E, attorno a Lu Luigi e al suo eterno intercalare (Niente…Cose così!) si disgregano famiglie, identità urbane, produzioni, religioni, consuetudini ed etiche sociali, dissolvendosi verso una società e un’economia che cambiano velocemente, più di quanto sia la capacità metabolizzatrice degli inconsapevoli attori.
Ora, diciamola tutta: chi costruisce una vicenda ambientata nel passato prossimo, e la nobilita con brani di canzoni, di pubblicità, nomi di personaggi e tipi di auto e moto di quei tempi, pressoché sconosciuti al giorno d’oggi, va sul sicuro. Sa che saranno proprio questi gli elementi positivi trainanti di una vicenda che, altrimenti, non avrebbe altre grandi chances di elevarsi su consimili narrazioni.
Ma, stavolta, è proprio il racconto nel suo sviluppo, assieme alla ottima descrizione delle atmosfere e dei caratteri dei protagonisti, ad avvincere fino a quel sospirato primo bacio che arriva a pagina 290 e che tutti aspettavamo con ansia sin dall’inizio….
La capacità affabulativa di Giuseppe Resta e del suo personaggio credibilissimo, sempre in giro con l’Ape a portare in giro le casse di birre, supera ogni ostacolo e ci porta, intera, la fragranza di quelle splendide estati che non ci siamo mai accorti di avere a portata di mano…
Adesso, che non ci sono più, ci viene la nostalgia. Ma, forse, è stato solo un sogno, forse ci siamo immaginato tutto, anche la frisa con i pomodori, il pane fatto in casa, i film della mattina trasmessi dalla Fiera del Levante, le Nazionali col filtro, il catalogo Vestro e le sorprese nei detersivi…
Il 1969, ormai, fa parte di quella Storia che rimane solo nei libri e negli almanacchi e ci fa sorprendere, increduli, perché l’abbiamo vissuta quasi senza accorgercene.______
LA RICERCA nei nostri articoli del 29 e 30 luglio