IERI SERA A GALUGNANO leccecronaca.it AL CONCERTO-CULT DEL GRUPPO SALENTINO NIDI D’ARAC, CON ALESSANDRO COPPOLA, E FRA GLI ALTRI MUSICISTI LA VIOLINISTA H.e.r. “sguardo magnetico, bellezza, eleganza”
di Roberto Molle______
Era da un po’ che cercavo di assemblare i pezzi disseminati nel mio archivio musicale reale e mnemonico per dare corpo a un articolo su uno dei gruppi salentini più interessanti e longevi, che partendo dal revival di impronta popolare, attraverso vari processi, si è affrancato da mille etichette e ne è uscito indenne. Quel gruppo, band, combo, ensemble, o come lo si voglia intendere risponde al nome di Nidi D’Arac.
Tralasciando il fatto che la costruzione del nome gioca col significato ancestrale di morsi di tarante, alchimie sonore e terapie coreutiche a base di tamburello, organetto e violino, sicuramente, le radici popolari sono le coordinate fondamentali che sorreggono l’impalcatura di tutto il percorso del gruppo.
Front-man e fondatore è il cantante e musicista Alessandro Coppola (nella foto), intorno a lui negli anni sono orbitati musicisti di ottimo livello a dare manforte al progetto Nidi D’Arac; tanto per fare qualche nome: Vera Di Lecce (canto), Caterina Quaranta (flauto), Marco Viale (tastiere e synth), Gianluca Cherubini (Basso), Luca Fortunato (Batteria), Rodrigo D’Erasmo (archi) e ultima non ultima, H.e.r. (violino – nella foto)).
Proprio H.e.r. rappresenta uno di quei “pezzi” di cui sopra, sicuramente il suo violino è stato elemento caratterizzante per i primi album dei Nidi D’Arac, lo è stato e tornerà a breve a esserlo (suonerà nel loro imminente prossimo album).
Insomma, mentre riascolti, visioni, suggestioni e ogni altro elemento che potesse collegare il tutto stava per fondersi, inaspettatamente arriva la notizia di un concerto dei Nidi D’Arac: suoneranno a Galugnano, un piccolo paesino poco distante da Lecce. L’occasione è ancora più interessante in quanto suonerà con loro proprio quella H.e.r. che salvo in rare occasioni, non si era mai più esibita col gruppo da molti anni.
Non è questo lo spazio per approfondire le carriere di Alessandro Coppola da un lato e quella di H.e.r dall’altro, ma prima di dare conto del concerto a cui ho assistito ieri sera, val bene qualche informazione sui due.
Alessandro Coppola è forse il musicista che più di tutti, tra i salentini ha saputo raccogliere la radici della musica popolare e contaminarle con altri generi (dub, trip hop, esperimental) senza far storcere il naso ai puristi della tradizione, di più, le ha fatte sconfinare con naturalezza nella cosiddetta world-music prima ancora che quel termine stesso si disperdesse nei rivoli di mille sottogeneri.
Album come “Ronde noe” e “Tarantulae” rimandano suoni suonati frammisti a sussulti sintetici cuciti sulla sua incredibile voce: calda, duttile, mediterranea. Rappresentano, inoltre, la direttiva di un solco che si pone tra la trance e i loop che si rincorrono intrecciati a testi che richiamano forte il legame con la terra, la natura, la fratellanza.
Con “Jentu” lo spostamento si fa reale, dal Mediterraneo alle Afriche immaginate, sognate, percepite. Tutto l’album è pervaso da suoni sintetici ottenuti da umori reali, le distanze si annientano e il vento è lo stesso che spira dal sud di ogni mondo e s’incunea sugli scogli a strapiombo dove Alessandro e Vera (Di Lecce) s’inventano una danza sinuosa e tirano fuori dal loro petto parole germogliate al soffio della poesia.
Poi, un album che riporta Alessandro e i suoi Nidi alla atmosfere della tradizione: “Salento senza tempo”, fatto di canzoni per buona parte ripescate dal popolare (da “Aremo rindineddha”, “Su rrivatu a san Franciscu” a “Nnazzu nnazzu”) e da altre originali che vanno nella stessa direzione. Non inganni tutto ciò pensando all’ennesimo disco di pizziche: “Salento senza tempo” è un gioiellino di riproposizione arricchito da un acoustic-mood che di diritto, lo inserisce tra le più interessanti proposte world-folk-music del Salento.
Da qualche anno non seguivo più il lavoro dei Nidi D’Arac, in qualche modo, lo spostamento verso un mainstream che li ha portati ad allargare le platee e confrontarsi con l’Europa e la Francia in particolare (Alessandro Coppola attualmente è responsabile della parte artistico-musicale, produttore e ingegnere del suono presso l’Espace Paris Jeunes Mahalia Jackson” di Parigi, un centro dedicato alla musica e alle culture urbane, per i giovani dai 12 ai 30 anni, nato per aiutare i ragazzi a uscire dal ghetto, allontanarsi da rischi e dipendenze. n.d.r.) ha distolto un po’ il mio interesse dal loro percorso.
H.e.r., che dire di H.e.r.; si potrebbe dire tutto e niente. Basterebbe vederla suonare e tutto verrebbe da se, ma a onor di cronaca, qualche informazione su di lei può aiutare a immaginarla attraverso le parole e ad associarla alla malìa del suono del suo violino.
Musicista (violino e piano), cantante, attrice, compositrice di colonne sonore. Ha Collaborato con mille artisti, tra i tanti: oltre ai Nidi ovviamente: Teresa De Sio, Peppe Voltarelli, Morrisey (degli Smiths), Agricantus, Radici nel cemento, Roy Paci, Franco Battiato, Lucio Dalla, Petra Magoni. La sua biografia è fitta di progetti e iniziative che le hanno portato premi e riconoscimenti. Ha pubblicato “Magma”, un album che si potrebbe definire di alt-eccentric-rock, composto da nove brani originali fatti di voce e violino, realizzato “a strati” o meglio, con un intelligente gioco di sovra incisioni. Disco coraggioso che ospita anche delle speciali cover (molto personalizzate): Sweet Dreams (Eurythmichs), Amandoti (CCCP), Vita spericolata (Vasco Rossi).
Il concerto. L’occasione è stata la manifestazione “Note di sapori e cultura” che già da qualche anno è organizzata dall’associazione Terra noscia a Galugnano. Quando i Nidi D’Arac salgono sul palco un gruppo di fari acceca il pubblico e dei musicisti se ne riesce a percepire solo le sagome, di lì a poco le luci si abbassano e i volti di cinque persone si fanno netti, definiti.
La prima ad attirare l’attenzione è lei: H.e.r., sguardo magnetico, bellezza, eleganza. Imbraccia il violino e dà l’impressione di guardare tutti negli occhi, uno per uno, senza tradire emozione. Poi Alessandro, con quella buona dose di carisma di cui non ho perso memoria dall’ultima volta che l’ho ascoltato dal vivo (sarà stato più di dieci anni fa). Gli altri musicisti, gli ottimi: Sebastiano Forte alla chitarra, Federico Leo alla batteria ed Edoardo Targa al basso.
Non ho tenuto il conto del numero di brani eseguiti, prevalentemente attinti al repertorio più recente con alcune incursioni fugaci nel passato (“Iou e ssiguria”, “La meiu gioventù”, No, nu bbè morta!) e nella tradizione (“Sula sula”, “Su rrivatu a san Franciscu”, “Ahi tamburieddhu!). Certo, ci si sarebbe aspettato qualcuno dei brani di Ronde Noe e Tarantalue, ma non importa perché è stato un bel concerto.
Una miscela esplosiva di suoni forgiati a passo di dub, rock e funky; una chitarra collegata a diavolerie elettroniche che la facevano diventare ogni strumento che Sebastiano Forte volesse suonare: tastiere, synth, fisa; una sezione ritmica segnata da un basso potente e un drumming secco e asciutto da far impallidire al confronto la più sofisticata delle drum-station; la voce di Alessandro, istrionica e profonda, capace di innestare senza traumi il dialetto su sparute strofe di italiano, riuscendo quasi a coniare un nuovo idioma, dove le parole si fanno un tutt’uno con i suoni, diventando nenie e cantilene, canzoni d’amore, di sofferenza e di riscatto; e poi quel violino, suonato con l’anima da un angelo che sa farsi demone e carpire ogni virtuosismo esistente nell’aria. H.e.r. è molto più di una musicista, è presenza vitale, lirico personaggio immolato all’autodeterminazione, interprete pura dei sentimenti che grondano da quelle quattro corde che stuzzica, martirizza, accarezza.
Dalla sinergia dei cinque musicisti il canto diventa universale, non importa se molti non capiranno le parole, è il groove a dettare le emozioni, chi ascolta non può far altro che lasciarsi trasportare. Ed è a quel punto che la musica si fa continuum con la danza fino a trasmutare in trance, e sempre lì, in quel punto si compie la magia tra i musicisti sul palco e il pubblico giù, stanco, felice, rapito.
Dei Nidi D’Arac si aspetta dunque con curiosità nuovo disco e tour.
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