LECCECRONACHE / JOGGING DI CITTA’
di Raffaele Polo______
Sono quasi sempre in gruppetti, con magliette di buona fattura e strumentazione sofisticata: contapassi, tachimetro, auricolari, telefonini con varie funzioni…
Di solito c’è sempre una ragazza atletica, con coda di cavallo (le donne ci tengono a questa sorta di pennacchio che dondola mollemente seguendo gli scossoni della corsa…) che sta in testa, a dimostrare leggerezza e resistenza…Chiude sempre quello più anziano, con un tantino di pancia e il passo legato.
Li incontri la mattina presto, diciamo dalle sei in poi (c’è uno che, addirittura, sfoggia una maglietta con scritta posteriore ‘quelli delle sei’) e sono fedeli ai medesimi itinerari, soprattutto in centro, dove la passeggiata in Piazza Mazzini sembra ripetersi esclusivamente a loro vantaggio. E ti guardano di sfuggita, mentre li sorpassi con l’auto diretta al lavoro, sembrano ammonirti e dirti: Che ci fai tu in macchina, scendi e vieni con noi…
L’aria è ancora respirabile, la città non si è ancora svegliata, solo i mattinieri addetti alla rimozione rifiuti percorrono le vie del centro, dando un tocco di piacevole colore con le loro divise arancione.
Uno studio recente ha attribuito, in media, tre anni di vita in più a chi fa attività sportiva.
Ottima cosa, certo. Ma ci viene da sorridere se pensiamo che lo stesso studio (ma chi le commissiona queste indagini?) ha confermato che sono circa venti gli anni di vita in più di chi non ha problemi economici, i ricchi cioè, rispetto ai poveri…
Sciocchezze, ci viene da pensare. Ai tre anni in più per chi fa sport ci crediamo. Ma addirittura venti anni in più per chi è ricco no, non può essere…
Mentre siamo immersi in queste amenità, passa una podista solitaria: questa esegue una sorta di marcia, con grande movimento di tutti gli arti, sembra che stia sciando e invece imbocca tranquilla via Trinchese e si perde in lontananza col ritmico procedere…
E adesso un altro gruppo, questa volta vociante e per nulla ordinato, assiepa il marciapiede: stanno effettuando una sosta, ne approfittano per fare stretching, beati loro, solo a guardarli mi sento tirare tutti i muscoli.
Arriviamo a destinazione, parcheggiamo la macchina (a quest’ora il parcheggio si trova…) e poi ci incamminiamo verso l’ufficio. A noi è riservato questo tragitto, da circa quarant’anni lo percorriamo, con passo sempre più lento e strascicato. E invidiamo gli atleti della mattina, invidiamo chi si fa condurre, molle di sudore, da una signorina con la coda di cavallo che ondeggia sinuosa per le vie del centro…
Timbriamo il cartellino e un attimo di delusione ci pervade.
Ah, se potessi tornare indietro. Non di molto, mi basterebbero una ventina di chili in meno…
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