IN LIBIA E’ GUERRA APERTA, L’ ITALIA NEL MIRINO
(g.p.)______Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Come in Iraq, come in Afghanistan, e potrei continuare a lungo, e noi sempre dietro al nuovo imperialismo americano, peggiore di quello romano, bollato a suo tempo da Tacito, perché nasconde, a prospettive culturali dopo due millenni completamente mutate, precisi interessi di egemonia e di affarismo. Così in Libia. Grazie in primis, nella fattispecie, a Sarkozy, che noi aiutammo a tutelare i suoi interessi, contro i nostri. Un capolavoro, di Silvio Berlusconi, il quale pochi mesi prima aveva baciato le mani a Gheddafi, del quale poi agevolò l’ assassinio.
E’ la democrazia, bellezza.
Grazie anche a Matteo Renzi, che mandò i nostri a sostegno del governo libico.
Grazie anche a Paolo Gentiloni e al suo ministro degli esteri Marco Minniti, che strinsero accordi con il governo libico.
Un momento. Quale governo?
Dal 2011, dall’ intervento distruttivo franco-itali-americano contro uno Stato sovrano e, a modo suo, prospero e, almeno per quel che ci riguardava direttamente, amico e funzionale, se non altro perchè poteva controllare, impedire, fermare, l’ esodo di migranti dalle vicini region africane, in Libia non c’è un governo: ci sono fazioni, bande armate, truppe mercenarie, che si condono, a colpi di mortaio e di kalashnikov, il controllo del Paese e la gestione degli affari economici collegati al territorio che di volta in volta essi controllano.
Adesso la situazione pare di nuovo precipitare.
Negli ultimi cinque giorni, ci sono stati cinque morti e quaranta feriti, per la maggior parte fra civili, cittadini inermi.
Ieri, fra gli altri, c’è stato uno scontro in cui in pieno centro di Tripoli sono state sparate proiettili, bombe e cannonate.
Un ordigno, non si capisce bene di che tipo, le fonti internazionali che abbiamo controllato sono discordi al riguardo, ha centrato l’ Hotel Al Waddan, provocando all’ interno tre feriti e distruzione diffusa.
Nel frattempo, la notizia è di poche ore fa, fonti militari e politiche e testimonianze dirette attestano che il colpo era diretto contro l’ ambasciata italiana, distante pochi metri: un errore di tiro, insomma.
Uno scenario che si fa inquietante per la presenza italiana in Libia, e per i nostri interessi nazionali.
Almeno, sappiamo chi di tutto questo dobbiamo ringraziare.