UN TRAGICO INCIDENTE NEL SUO PAESE D’ ORIGINE. ADDIO A EMIDDIO NOVI, L’ ULTIMA RAFFICA DEL GIORNALISMO
(g.p.)______I tempi e i luoghi lo avevano premiato, o, per meglio dire, avevano assecondato la sua vocazione all’ impegno giornalistico.
Dalla natia provincia di Foggia, era andato a Napoli, a studiare giurisprudenza, ma invece di fare l’ avvocato, fece il giornalista, fra quegli anni Sessanta e Settanta, la stagione d’oro del giornalismo ‘di destra’, o, per meglio dire anche qui, nazionale e popolare.
A Napoli c’era il ‘Roma’ dell’ imprenditore Achille Lauro che faceva faville, e disputava con ‘Il Tempo’ di Renato Angiolillo una partita quotidiana, appunto, di quel periodo irripetibile, di supremazia intellettuale e culturale. E popolare, come al Nord, a Milano, prediligeva “La Notte” di Carlo Pesenti. O più ‘impegnato’, come “Il giornale d’ Italia” nella capitale.
Per non dire del settimanale “Il Borghese”di Mario Tedeschi e Gianna Preda.
Una stagione lunga e proficua, che fiorì rigogliosa e che ancora oggi rivive in tante e qualificate sensibilità più o meno affermate, di un giornalismo mai fine a sè stesso, ma che sempre sottintendeva passione ideale.
A Napoli, nel “Roma” egli fece carriera, e divenne uno dei più qualificati e affermati giornalisti del panorama nazionale.
Collaborò poi ora all’ uno, ora all’ altro di quei prestigiosi giornali, fino a quando ne fondò e diresse uno nuovo tutto suo, “Il giornale di Napoli”, dalle alterne e tormentate vicende.
Quella lunga e proficua stagione era già finita allora, agli inizi degli anni Novanta, già allora non esisteva più, o quasi. Oggi, è scomparsa del tutto.
Poi, la politica, agli inizi del momento storico unico, con gli esordi di Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Emiddio Novi in campo ci stava già.
Camerata ripiegato su Forza Italia, si iscrisse in quella squadra e fu poi per quattro volte eletto in parlamento. Fu pure consigliere comunale, dopo la sfida, persa, con Antonio Bassolino.
Ma, chiaramente, era tutta un’ altra storia.
Da politico però una carriera grigia, anonima, più da funzionario di partito, che da intellettuale quale egli era.
Ne resta testimonianza nel suo saggio profetico del 1992, “La dittatura dei banchieri. L’economia usuraia, l’eclissi della democrazia, la ribellione populista”, edito da Controcorrente, a Napoli, nel 2012.
Ma non ha fatto in tempo a subire il taglio dei vitalizi.
Se ne era tornato al suo paese d’origine, Sant’Agata di Puglia, a fare il pensionato frustrato.
I tempi e i luoghi lo hanno punito.
E’ morto questa mattina inspiegabilmente in un tragico incidente, travolto da un camion della nettezza urbana.
Aveva 72 anni.
Giornalista di razza, scriveva ormai sul suo profilo Facebook, per i suoi tanti amici ed estimatori.
L’ altra sera, come sempre sulla notizia, l’ ultimo post, dedicato alla stringente attualità politica. Eccolo:
“L'”ignoto” Salvini sarà inquisito per arresto illegale e sequestro di persona. Il blocco dei migranti a bordo della nave Diciotti per il procuratore di Agrigento configura un reato gravissimo come il sequestro di persona, a cui si aggiunge anche l’arresto illegale dei clandestini. Il magistrato non avendo il coraggio di inquisire in prima persona il ministro dell’interno ha ritenuto di aprire un fascicolo contro ignoti. Ma Matteo Salvini ha sfidato il procuratore Patronaggio: “la Procura, ha dichiarato Salvini, ha aperto un fascicolo contro ignoti. Sono qua, non sono ignoto. Sono ministro degli Interni con il mandato preciso di difendere i confini del Paese, di garantire la sicurezza agli italiani, di bloccare una, due, tre, quattro, cinque navi se occorre. Se il mio dovere comporta accuse e processi. Ci sono”. A questo punto il conflitto è politico e istituzionale.
Salvini ha il dovere di difendere i confini del Paese dall’invasione dei clandestini. Dagli Stati Uniti, alla Francia, all’Ungheria, all’Australia questa è una delle funzioni fondamentali del ministro degli Interni. Con Obama negli Stati Uniti fu approvata una legge che prevedeva il distacco dei figli dei clandestini dai loro genitori che poi venivano rimpatriati. Questo per chiarire a quali sistemi gli altri Paesi ricorrono per difendere le loro frontiere.
La magistratura italiana ritiene che chi commette il reato di violare le nostre frontiere vada difeso e vuol processare il ministro che intende far rispettare le leggi dello Stato.
Il presidente della Camera a sua volta si schiera dalla parte del traffico dei neoschiavi.
Il ministro Toninelli, doppiogiochista dei Cinquestelle, con i suoi applausi alla insubordinazione della Guardia costiera ha provocato un conflitto istituzionale gravissimo.
Il presidente della Repubblica se interviene per far sbarcare i migranti si schiera dalla parte dei magistrati che vogliono processare il ministro degli Interni.
La stessa situazione crea difficoltà agli alleati di Cinquestelle e al premier.
Salvini con la sua linea dura ha quasi azzerato gli sbarchi dei clandestini. Se continua così diventerà un eroe popolare. Di quelli senza macchia e senza paura. Grazie anche ai suoi avversari”.
Su quel profilo Facebook una decina di giorni fa aveva messo la sua foto più recente, l’ ultima, anch’ essa profetica, pur emblematica della sua straordinaria umanità e della sua singolare passione: “E che, vulimme pazzia?” – sembra dire al mondo, dalle cui scene questa mattina un destino assurdo lo ha portato via.