IL DOCUMENTO / TAP / MARCO POTI’ ALL’ ATTACCO. IL SINDACO DI MELENDUGNO PROVA A SMUOVERE IL MINISTERO DELL’ AMBIENTE DALLA PARALISI, SPIEGA CHE NON E’ AFFATTO TUTTO A POSTO, E CHIEDE UN INCONTRO URGENTE, INSIEME AGLI ALTRI SINDACI DEL TERRITORIO
(g.p.)______
Il Sindaco di Melendugno Marco Potì non ci sta a farsi risucchiare dalla palude dell’ immobilismo, in cui la questione del gasdotto Tap sembra essere stata confinata dal ‘governo del cambiamento’.
Prima che, finita l’ estate, ricomincino i lavori, non crede alle strade sbarrate, ma al primato della Politica.
Si tratta appunto di creare uno sbocco concreto, di dare una risposta alla richiesta legittimamente e chiaramente avanzata dai cittadini con il voto della scorsa primavera.
La fiducia nella democrazia è il vero problema.
Mentre il comitato No Tap continua a chiedere a gran voce, anche contestandola, al ministro per il Sud Barbara Lezzi i perché del suo atteggiamento da ‘mani legate’, egli si rivolge invece al ministro per l’ Ambiente Sergio Costa, dopo la risposta data ad un’ interrogazione parlamentare.
Prima di dargli tutto lo spazio che la sua iniziativa merita, segnaliamo che lunedì l’ altro, 30 luglio, alle 21, a Lendinuso, comune di Torchiarolo, in piazza della Vittoria, è stato organizzato un incontro pubblico con tutti i sindaci dei comuni delle province di Brindisi e Lecce interessati dal passaggio del gasdotto Tap e Snam, quindi anche del collegamento alla centrale di interconnessione, che vogliano, come recita il titolo della manifestazione, “continuare a dire No“.
Ed ecco il testo del documento di questa mattina del sindaco di Melendugno Marco Potì.______
IL SINDACO DI MELENDUGNO CHIEDE UN INCONTRO CON IL MINISTRO COSTA
E LA RIAPARTURA DELLA VIA
Danno ambientale all’ecosistema marino a causa del passaggio del gasdotto. Tap rispetti le regole.
Il tempo per il Vice ministro Sant’Angelo si è fermato al 2014, quando con dm 223/’14, il MATTMA ha approvato la realizzazione del tratto del gasdotto tap, che per la parte on-shore si sviluppa integralmente in Regione Puglia nel territorio della Provincia di Lecce e nel Comune di Melendugno, subordinandola a 58 prescrizioni.
La scelta del sito di Melendugno nasce dall’asserita assenza di interferenze con le praterie di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa in prossimità dell’exit point del microtunnel, e ciò, caro Ministro Costa, emerge chiaramente dall’elaborato «Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale e Sociale Allegato 4 Analisi delle Alternative», redatto da Tap in data 18.3.2014. Ed è proprio sulla scorta di tale circostanza che il MATTMA ha legittimato la realizzazione del gasdotto nell’approdo di Melendugno, (anche) dettando una serie di prescrizioni volte ad attribuire tutela e salvaguardia alla Posidonia ed alla Cymodocea nodosa.
La prescrizione A5 del detto dm 223/’14, infatti, (relativa alla costruzione del «microtunnel e opere a esso connesse»), dispone che «Prima di procedere a qualsiasi operazione dovrà essere presentato il relativo progetto esecutivo di tutte le opere previste all’approdo che dovrà essere assoggettato a procedura di verifica di esclusione dalla VIA».
L’intento era chiaro: evitare anche solo il mero rischio di compromissioni irrimediabili per gli ecosistemi marini.
In raccordo con la prescrizione A5, la successiva prescrizione A6 impone poi di adottare «ogni accorgimento al fine di proteggere il più efficacemente possibile le adiacenti praterie di Posidonia e di Cymodocea nodosa» prescrivendo che l’exit point del microtunnel sia collocato a non meno di «50 m dalle ultime piante di Cymodocea nodosa», per evitare qualsiasi interferenza con tali specie di piante marine data la fondamentale funzione di protezione dall’erosione delle spiagge che le stesse svolgono, come ben ribadito dal Vice ministro nella risposta all’interrogazione parlamentare dell’On. Muroni.
Tuttavia, il vice ministro, non ricorda che in data 22.12.2016 Tap presentava la domanda di verifica di assoggettabilità a v.i.a. del progetto esecutivo del Microtunnel, dichiarando di aver introdotto soluzioni “ottimizzate” rispetto al progetto originario, al fine di risolvere qualsiasi interferenza diretta con l’esistente prateria di Cymodocea nodosa, mediante un allungamento di circa 55 m del punto di uscita del Microtunnel a mare (exit point), in modo da annullare gli impatti diretti e minimizzare quelli indiretti. E tutto ciò sul presupposto, poi smentito nel 2017, che l’exit point ottimizzato sia collocato in area di «praterie assenti».
Con numerose osservazioni presentate da parte di privati cittadini e pubbliche Autorità si dimostrava, però, anche sulla scorta di indagini condotte in situ che, contrariamente a quanto sostenuto da Tap, il progetto “ottimizzato” non raggiungeva i risultati previsti, essendo il nuovo exit point, infatti, ubicato in piena prateria di Cymodocea nonché in prossimità di piante di Posidonia oceanica.
TAP, quindi, alla luce di tali rilievi è costretta ad ammettere non solo la presenza di Posidonia, ma anche di “dense” praterie di Cymodocea nodosa e, soprattutto, che l’exit point del microtunnel è localizzato in piena prateria di Cymodocea nodosa, ma minimizza l’errore e afferma che il nuovo punto di uscita del microtunnel determina un sicuro impatto diretto su di un’area stimata in almeno 200 mq – 400 mq di quella prateria, ma elimina gli effetti indiretti.
Il MATTMA, dinanzi a queste surreali determinazioni, anziché procedere ad una nuova verifica di assoggettabilità a via del nuovo progetto “ottimizzato”, stante l’ accertato mutamento del quadro fattuale, preferisce appiattirsi sulle affermazioni presentate da Tap e autorizzare il compimento di ulteriori azioni di saccheggio del fondale marino, valorizzando, in modo quasi beffardo, la circostanza che Tap abbia proposto – quale misura di mitigazione degli effetti indiretti (si badi non quelli diretti) – la realizzazione di un palancolato, una recinzione infissa nel suolo sottomarino, occupato dalla Cymodocea nodosa, di palancole di 28 metri di altezza, di cui ben 21 interrati.
“Voglio rivolgermi direttamente al ministro Costa chiedendogli di ricevere noi amministratori, le associazioni del territorio, gli avvocati e i tecnici per ascoltare la nostra voce e approfondire gli aspetti controversi del progetto. Chiediamo al Viceministro di mettersi da parte e di considerare di cambiare i funzionari che hanno fino ad oggi seguito la pratica Tap, visto che sono indagati in procedimenti connessi.
Quindi, caro Ministro Costa, alla luce di questi nuovi accadimenti le chiediamo di voler riaprire la via e di riportare il progetto del Microtunnel all’anno 2014, quando il punto di uscita del microtunnel era posizionato a oltre 50 metri, “sia a sud che a nord” dagli ultimi ciuffi sparsi di Cymodocea e di procedere ad uno studio dettagliato del progetto prima di rispondere ad interrogazioni parlamentari, perché, in fin dei conti, chi è chiamato a decidere le sorti di un territorio, in termini di impatto ambientale, ha l’obbligo etico-morale di conoscere le carte e i progetti.”______
LA RICERCA nei nostri articoli di venerdì scorso
DA ACCESA CONTESTATRICE, A SILENTE CONTESTATA. L’ AMARA PARABOLA DI BARBARA LEZZI SUL GASDOTTO TAP