LA STORIA DELL’ ESTATE 2018 (PER ORA) / MONNA BELCOLORE E IL CURATO DI VARLUNGO, AGGIORNAMENTO DAL DECAMERON DI GIOVANNI BOCCACCIO
di Giuseppe Puppo______
E’ accaduto in un paesino agricolo della provincia di Piacenza, che in ossequio alle normative vigenti non si può nominare, anche se l’ epilogo si è svolto nella vicina Cremona.
Noi lo chiameremo Varlungo, il borgo di campagna alle porte di Firenze dove Giovanni Boccaccio ambienta la sua storia, secondo cui là impazzava un prete gaudente, che tanto dice e tanto fa fino a quando non riesce a raggiungere il suo sogno erotico, con la bella contadinotta Monna Belcolore (nella foto, Léonide, au Monna Belcolore, di Henri Lehmann, 1848, Musée d’arts di Nantes) che gli gironzolava intorno a bella posta, come raccontato nell’ omonima novella del Decameron.
Cosa ci sia di veramente lungo a Varlungo, forse non c’è poi bisogno di spiegarlo, e meno male.
Aggiornamento dopo settecento anni, che il padre della narrativa italiana non poteva prevedere: il prete è di colore, un immigrato extracomunitario regolare, con buona pace di Matteo Salvini. E, a differenza di quello che vorrebbe fare il ministro degli Interni con gli altri, egli è stato subito rimpatriato in Africa, dalle Autorità Ecclesiastiche, dopo il ‘fattaccio’, la tresca scoperta alla fine pure dal marito cornuto.
E vai con Colpa d’ Alfredo di Vasco Rossi: che se le canta lui, quelle parole della canzone, va tutto bene, ma se le trascrivesse qualcun altro susciterebbe le puntuali quanto sdegnate reazioni dei fautori del politically correct.
E allora: qualche mese fa Monna Belcolore, una procace signora quarantenne con figli (mo si chiamano Milf, ma come dirglielo a Giovanni?) si sente pallida dentro e fuori, si sente avvizzita, si sente trascurata dal marito.
Vorebbe lasciarlo, per questo, ma, essendo cattolica, si deve confrontare con i problemi religiosi del divorzio.
Va allora in Chiesa, a parlarne con il curato del paese, al quale confida le sue pene (si potrà dire così?) d’amore.
In ossequio al compito e al dovere affidatogli, egli la consola, a tal punto che i loro colloqui continuano.
Vacci una volta, vacci due e vacci tre, Monna Belcolore pare rifiorire, dentro e fuori, grazie ai colloqui con il prete africano, anzi decide di separarsi, di lasciare il marito, e glielo dice.
La decisione unilaterale però non viene accettata da lui. Ma quale pausa di riflessione, quale rimaniamo buoni amici?
Il sospetto è l’ anticamera della verità.
Nell’ animo ferito, giorno e notte cova terribili sospetti. La tempesta con Whatsapp (va beh, Giovà, pure questo te lo spiego un’ altra volta), si apposta sotto la casa dove lei si è nel frattempo trasferita, la molesta, eh sì, e non va bene.
La donna va a riferire ai Carabinieri, pur non denunciando il marito, ed ottiene che gli venga notificato un provvedimento del magistrato di divieto di avvicinamento a lei e ai luoghi da lei frequentati.
L’ effetto, è il contrario. Invece di calmarsi, l’ uomo lo piglia come una conferma dei suoi sospetti.
Eppure, chi? Con chi? I suoi appostamenti non danno risultato alcuno: lei sembra una santarellina, tutta casa e chiesa.
Appunto.
Ma come avrebbe potuto immaginarlo?
Non riesce nè a pensare a nessuno, e nessun compagno della fedifraga riesce a trovare.
Non si arrende però, ne è convinto, di essere tradito. Si ingegna come può, per intensificare i pedinamenti segreti.
L’ ultima sera che la segue di nascosto, la vede mettersi in macchina ed andare al Centro Commerciale di Cremona.
Sta andando a fare la spesa?
Macchè…
I parcheggi dei centri commerciali delle nostre città sono diventati le novelle alcove preferite per gli incontri clandestini.
Il massimo, quelli dell’ Ikea.
Adesso questo ve lo spiego, c’è da imparare, eh…
Una signora torinese anni fa mi confessò il piano segreto perfetto che aveva escogitato una sua amica.
Quando il marito tornava a casa da lavoro, lei usciva, insieme ai figli piccoli. Insospettabile. Si metteva in macchina, parcheggiava nel piazzale dell’ Ikea, entrava nell’ emporio, e lasciava i bambini nel centro giochi che la multinazionale ha in ogni suo locale, con personale qualificato che intrattiene piacevolmente i piccoli, mentre i genitori fanno shopping. Dovrebbero…
Perché lei, non andava nel grande magazzino: riguadagnava l’ uscita, cercava nel parcheggio l’ auto del suo amante che l’ aspettava, e con il quale si dedicava a ben altri giochi; poi tornava a riprendersi i figli, e con loro tornava a casa, giusto in tempo per la cena, con qualche candela o qualche lampada, tutti felici, pure il marito, che non aveva modo di dubitare dell’ unica uscita della moglie, pressocché perfetto, sì, c’è da imparare.
Infatti Monna Belcolore era sicura che nessuno l’ avrebbe scoperta, in quella macchina persa e confusa fra centinaia di altre nell’ immenso parcheggio del Centro Commerciale di Cremona, fra afa e buio della bella stagione, che era diventato il luogo dove la tresca si consumava.
Ma suo marito era là, quella volta. Parcheggiato la sua auto, si era messo a cercare quella della moglie.
Dove faceva caldo, molto caldo. Perché dentro c’era pure il curato di Varlungo.
Ehi hai voglia a dire: non è come pensi tu, posso spiegarti tutto…
La situazione, per quanto rapidamente ricomposta, era inequivocabile
Beh, il marito, scoperto l’ amante della moglie, non l’ ha presa bene e i due se le son date di santa, è proprio il caso di dirlo, ragione.
Sono intervenuti i Carabinieri.
La storia, pur senza nomi, è finita sul quotidiano locale, La Provincia di Cremona, nell’ occasione letto assai pure in provincia di Piacenza, più dello storico La libertà della città emiliana.
Oggi c’è addirittura sul Corriere della Sera.
E pure su leccecronaca.it, vah… Ricostruita a modo di Boccaccio 2000 opportunamente spiegata e rivisitata, emblema di quest’ estate 2018, di questa Italia che cambia, e alla fine, come settecento anni fa, mutatis mutandis, e cambiate le mutandine, non cambia mai.