di Emanuela Boccassini______
È stato da poco pubblicato da I Quaderni del Bardo di Stefano Donno «Edoardo e l’ultimo sogno», un racconto lungo di Raffaele Polo, dedicato alla figura di Edoardo De Candia (nella foto) e di altri personaggi scomparsi, che furono ben presenti nella realtà leccese dagli anni Settanta in poi.
Oltre al pittore alcolizzato, infatti, si parla anche di Fulvio Monaco, Adriano Moschettini e Antonello.
Ma perchè proprio Edoardo e perchè la Lecce degli anni Settanta?
“Credo che dobbiamo renderci conto, tutti quanti, che quello è stato un periodo irripetibile per la nostra città e per la microstoria salentina” – afferma Raffaele Polo, sorridendo.
“Anzitutto, Edoardo De Candia, che poi è diventato un simbolo di protesta e contraddizione vivente per chi, ancora, continuava a parlare di ‘Lecce regina del Barocco’, non era reputato il grande artista pieno di spunti e di sollecitazioni, come poi lo hanno dipinto critici e intellettuali del ‘dopo’. Era semplicemente un disadattato, un coatto, quando appariva lui, ci si affrettava a dire a chi, magari, non lo conosceva: stai tranquillo, assecondalo, lui è proprio così, non ci sta con la testa, ma non è pericoloso. E si finiva per esibirlo come una singolare, ineguagliabile rarità…
Si finiva, nel migliore dei casi, per comprargli una tempera, un acquerello, magari per diecimila lire te ne dava due, gli facevi l’occhiolino e gli chiedevi se erano fatti con l’acqua marina…
Una delle mai confermate invenzioni di Edoardo era, appunto, quella di utilizzare acqua e sale per alcune sue composizioni. Dopo qualche tempo, l’effetto del sale imbruttiva o addirittura distruggeva colori e forme. Era la punizione che Edoardo riservava agli antipatici e a chi non si era comportato bene con lui…”.
Ma Edoardo viveva e operava in una Lecce particolare, almeno questo si percepisce dalla narrazione. Cosa aveva di diverso, di insolito la Lecce di quaranta anni fa?
“Tutto e niente. Probabilmente era l’aria, ma credo fossero anche le persone a renderla veramente unica. Con le sue consuetudini, i suoi riti, i suoi odori. E anche con i suoi eterni problemi. Ma era una città a misura d’uomo, anche se i più giovani non se ne accorgevano e smaniavano per andarsene, per abbandonare via Trinchese che era l’unica vetrina della città. Non c’era nessuna ‘movida’ e alle nove di sera non vedevi un’anima in giro…
Eppure, Adriano Moschettini, nel suo «Concerto per Lecce» riesce, con un tono veramente azzeccato, tra il triste e l’accorato, a proporre una canzone che è tra le più belle e significative dedicate alla nostra città. E ne fa un disco, molto apprezzato, che si sente ancora, nelle scelte musicali di qualche radio privata… Le parole sono del maestro Mello, altra figura importante e caratteristica di quei tempi. E chi se lo dimentica Mello a spasso con i suoi cani?“.
Ecco, le radio private… Si parla, nello scritto appena edito, anche di Fulvio Monaco che è stato il punto di riferimento della realtà emergente della emittenza privata leccese.
“Sì, indubbiamente. E io non riesco a immaginare Fulvio senza le radio private. E anche, successivamente, con le televisioni. Ma la radio è stata un’altra cosa, se le reti nazionali avevano «Alto gradimento», trasmissione antesignana che ha rotto decisamente l’orientamento dei palinsesti radiofonici tradizionali, a Lecce c’era, tanto per dirne una, «Arco di prato» oppure «La pignata» che era una trasmissione di mezz’ora, dalle 11 alle 11,30, che ogni giorno portava nella storia, nel folklore, nella poesia e nella musica salentina. E Fulvio Monaco era il supervisore generale di tutti i programmi radiofonici delle più importanti emittenti. Oltre a essere un vero e proprio personaggio e ad aver inventato un modo di interloquire fatto di ammiccamenti, parole strane e rumori intraducibili ma di grande effetto comico”.
E Antonello?
“Antonello era un personaggio uscito dalla Commedia dell’Arte. Piccolo e grassottello, calvo, girava per la città con una cesta o una borsa di grandi dimensioni. Notoriamente gay, calcava su questa sua predisposizione, riuscendo a creare la satira, l’autoironia del suo essere proprio così. E inducendo al riso e alla condivisione. I suoi duetti spontanei proprio con Fulvio Monaco, erano imperdibili e di grandissimo effetto: pareva di essere a teatro, con lo sfondo della torpida Lecce degli anni Settanta…”.
Perchè ‘torpida’? Non era una città al passo coi tempi?
“Posso essere sincero? Pensate alla Lecce di oggi: togliete la ‘movida’, la pizzica e l’idea che esiste il Salento, togliete quotidiani e impulsi culturali, eliminate le strisce blu e il filobus, non c’è l’ospedale nuovo e il Paisiello è in perenne ristrutturazione. La città finisce subito dopo Piazza Mazzini e non esistono ipermercati. Ci sono solo l’Upim e la Standa…
La sera ci sono poche luci accese e tra i pochissimi avventori dei bar c’è solo lui, che arriva con quella sua andatura dinoccolata, è stanco perchè viene da san Cataldo, a piedi… È Edoardo, sorride ed esclama ‘Simu tutti futtuti!’. Ecco Lecce, più torpida di così…”
‘Uno scrittore nostalgico’: possiamo definire così Raffaele Polo?
“Ma tutti gli scrittori sono nostalgici! Anche gli autori di fantascienza lo sono, vorrebbero un mondo migliore e lo immaginano… oppure sognano di distruggere quello presente…”
E della Lecce attuale cosa andrebbe distrutto?
“Il filobus. Io credo che la nostra città sia cambiata in peggio proprio per quelle orribili impalcature perenni che la imbruttiscono e riescono a farci ricordare che siamo un agglomerato succube di interessi e malgoverno. Quando si riuscirà a far sparire completamente il filobus e tutti i suoi tragitti fantasmi, potremo dire che è stato un cambiamento epocale. Ma, per adesso, questa bruttura cancella anni e anni di aspirazioni culturali e di civiltà”.
E qual è l’ultimo sogno di Edoardo?
“Io credo che il titolo andrebbe riletto, con l’accento. Edoardo è l’ultimo sogno”.______
Il libro sarà presentato in prima assoluta giovedì 19 luglio, alle 21, a San Foca, presso la piazzetta dei Pescatori.
Può essere ordinato via mail scrivendo a: iquadernidelbardoed@libero.it ______
LA RICERCA nel nostro articolo dell’ 8 luglio 2017 e del 28 luglio 2016
HAPPY DAYS / QUARANTA ANNI FA LE RADIO PIRATA DIVENTAVANO RADIO LIBERE. INIZIAVA UNA LUNGA STAGIONE DI MODERNIZZAZIONE, CHE SEGNO’ PER SEMPRE LA NOSTRA IDENTITA’. LECCE FU ALL’ AVANGUARDIA. CE LO RACCONTA UN PROTAGONISTA DI QUEGLI ANNI IRRIPETIBILI PER FERVORE CREATIVO
DA LUNEDI’ 10 IN MOSTRA, NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO DI VIA CAIROLI, CENTO OPERE DI EDOARDO DE CANDIA, ILCONTROVERSO ARTISTA LECCESE RIMASTO INCOMPRESO: “cercava le promesse mantenute da nessuno, e qualcuno a cui dare il suo cuore troppo grande”
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