PERICOLO SIRINGHE ABBANDONATE SULLE NOSTRE SPIAGGE
(e.l.)______Lo documentiamo da sei mesi circa: dopo i casi segnalati in provincia, la cronaca ha dimostrato che i timori erano fondati anche per Lecce città.
Venduta a prezzi bassi, a fronte dell’a straordinaria produzione in Afghanistan, diffusa quindi di nuovo in misura sempre crescente, la micidiale eroina dal Nord Italia è ritorna anche nel Salento.
Micidiale, perché produce assuefazione immediata, che necessita di dosi via via più massicce, provoca danni irreversibili, e in breve riduce gli esseri umani in cadaveri ambulanti, rovinando individui e famiglie.
L’ emergenza riguarda anche l’ ambiente, perchè spesso le dosi vengono assunte dai tossicodipenenti tramite iniezioni, e le siringhe vengono abbandonate dove capita.
Venti anni fa, era una vera e propria emergenza sociale e varie furono le iniziative messe in atto per cercare di limitare i rischi per ignari cittadini, specie bambini, di ‘bucarsi’ toccando incidentalmente l’ ago, quindi di poter contrarre malattie.
Ora ci risiamo, almeno a quello che segnala il presidente dell’ associazione Sportello dei Diritti Giovanni D’ Agata, che questa matina ha diffuso il seguente comunicato, con relative foto______
Boom siringhe in spiaggia ed emergenza eroina. Fioccano le segnalazioni. Un pericolo da non sottovalutare: vanno trattate come potenzialmente infette e pericolose. Lo Sportello dei diritti chiede controlli e rilancia l’allarme per una possibile (ri)esplosione del fenomeno del “buco”.
Anche in data odierna è arrivata una segnalazione che noi dello “Sportello dei Diritti”, non vorremmo mai ricevere: una siringa usata sul bagnasciuga di un noto stabilimento balneare e a distanza gruppetti di bambini che giocavano indisturbati, come documentano le foto postateci da un cittadino che si trovava a San Cataldo, marina di Lecce. Tutto ciò, proprio dopo che nei giorni scorsi analoghe denunce ci erano pervenute da altre località marine.
Pensavamo che fosse qualcosa d’isolato, ma il numero di segnalazioni ci riporta indietro nel tempo, alla fine degli anni ’80, quando dilagava l’uso dell’eroina e farsi una “pera” in spiaggia”, magari davanti un falò, con tanto di ago buttato sulla sabbia a fine uso, era diventato qualcosa di assurdamente “normale”.
In particolare, la presenza di siringhe in spiaggia rappresenta una mina vagante per i bagnanti, perché se l’ago è nascosto tra la sabbia emerge proprio sotto la pressione del piede, quando ormai è troppo tardi per evitare il peggio. Gli eventi di questo tipo, che risultano aumentati sensibilmente a livello europeo, proprio perché comunque frequenti anche nelle altre stagioni, devono portare ad un supplemento di attenzione e di precauzioni ed ogni siringa deve essere trattata come potenzialmente pericolosa. Insomma, non dobbiamo pensare che l’acqua ed il tempo “lavino via” il potenziale infettivo, e anche in queste occasioni occorre quindi avere moltissima cautela. In effetti, il rischio se la sostanza organica contenuta è secca e risalente nel tempo è pari a “0” per le malattie che più terrorizzano l’immaginario collettivo come Aids ed epatite, certo è però che residua senz’altro il rischio d’infezioni da germi comuni, se non si provvede a disinfettare tempestivamente la ferita, o ancor peggio del tetano, ma solo se non sono state completate le vaccinazioni.
Vale la pena, perciò, riportare in particolare, i consigli delle Aziende Sanitarie quando poi si dovesse comunque incappare in una puntura o in una ferita di questo tipo. La prima cosa da fare: è sempre opportuno rivolgersi al Pronto Soccorso. E’ importante portare, quando possibile, con sé l’ago e la siringa con cui ci si è feriti perché i sanitari, sulla base dello stato in cui risulta essere l’ago, la siringa o l’oggetto appuntito, seguono due procedure diverse. Nel caso in cui l’oggetto appaia logorato dal tempo, poiché è rimasto in evidente contatto con gli agenti atmosferici per più giorni, la situazione non desta preoccupazione quanto alla possibilità di contrarre virus gravi (Epatite B, C, Hiv). Le medicazioni e le cure del Pronto Soccorso saranno quindi sufficienti ad esaurire il problema. Nel caso in cui, invece, la siringa non risulti consumata dalla salsedine ed è evidente che sia stata utilizzata e abbandonata da poco, occorre tutelarsi contro il rischio di contrarre l’Epatite C (per la B di solito c’è la vaccinazione) e il virus Hiv. Si tratta di un rischio comunque basso, limitato allo 0,1% dei casi anche se nella siringa si riscontra la presenza di sangue: la pericolosità dell’ago infetto diminuisce infatti rapidamente col passare delle ore, soprattutto se resta esposto alla luce del sole, all’aria aperta e all’ambiente secco. In questo caso, comunque, dal Pronto Soccorso si avvia una procedura per l’effettuazione degli esami di controllo entro dodici settimane per evidenziare l’eventuale insorgenza dell’Hiv, ed entro sei mesi per l’Epatite C. Gli stessi esami sono consigliabili, per una giusta precauzione, nel caso in cui non sia stato possibile per i medici esaminare l’ago o la siringa con cui ci si è punti.
Va sottolineato, però, che dietro tutto questo ci sono gli indicatori di qualcosa di molto preoccupante che lasciano aperti almeno tre problemi: il primo riguarda i controlli sulle spiagge, mentre il secondo riflette la scarsa pulizia dei nostri arenili. Un’intensificazione di controlli e pulizia potrebbe senz’altro ridurre i rischi per i nostri piccoli e per chiunque voglia godere del meritato periodo feriale di questa parte dell’anno.
Ed infine, ed è forse l’aspetto più inquietante, vi è sottesa la recrudescenza di un fenomeno che ritorna prepotentemente nella nostra società: il consumo di eroina, la cosiddetta ‘droga dei poveri’: il costo molto basso, anche 20 euro per una dose da un grammo e addirittura 5 euro per una monodose da 0,1 grammi, ne favorisce la diffusione soprattutto tra i più giovani.
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