PRC E PCI SUL ‘RIORDINO’ OSPEDALIERO DELLA REGIONE
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Le federazioni leccesi del Partito Rifondazione Comunista e del Partito Comunista Italiano ci mandano il seguente comunicato congiunto______
Fra qualche giorno il Piano di Riordino ospedaliero, messo in atto dalla Giunta a guida Emiliano, sferrerà un altro colpo sui nosocomi salentini. Sarebbe infatti imminente l’accorpamento del reparto nascite dell’Ospedale di Copertino con quello di Galatina ed una delle due strutture perderà i posti letto necessari per il ricovero e gli interventi.
Come al solito la sanità pubblica viene intesa come un settore sul quale abbattere la scure dei tagli, come avviene anche per la Scuola, l’Università e la Ricerca. Come se la cura delle persone e la loro istruzione fossero solo un fastidio che debba costare il meno possibile, senza pensare che essi invece rappresentano diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
Chiusura di reparti, declassamento di interi ospedali, riduzione di posti letto sono alla base di un piano che, invece di garantire, distrugge dalle fondamenta il diritto di accesso alle cure, che passa anche da una uniforme e capillare dislocazione sul territorio di strutture sanitarie in grado di far fronte a tutte le necessità. Invece la direzione che ha preso la Regione Puglia va in tutt’altro verso e passa dalla chiusura di centri di cura vicini al cittadino per aprirne degli altri dove si andrà a concentrare la maggior parte dell’utenza, costretta a percorrere molti più chilometri per accedere ad un pronto soccorso o per un ricovero. A ciò vi è da aggiungere che la dismissione della sanità pubblica ingrossa le casse ed i numeri di quella privata, con un’evoluzione che sembra quasi scientifica e progettata. Tutto a scapito di chi, per questioni di reddito, non può permettersi visite od interventi nelle cliniche private.
Se tutto ciò può sembrare lontano dalla nostra quotidianità, non lo sarà quando uno dei due ospedali maggiormente attivi nella provincia di Lecce sarà costretto a chiudere reparti dove vengono effettuati circa 1000 parti all’anno più altri interventi di ginecologia. Perché strutture con questi numeri sono costrette ad un ridimensionamento voluto dalla politica, che con tali azioni si dimostra lontana dalla realtà? Quale può essere l’azione che la comunità è chiamata ad esercitare nei confronti del governo regionale?
Innanzitutto chiamando alle proprie responsabilità tutta la classe politica che negli ultimi anni ha agito solo con l’occhio del contabile in ambito sanitario. Ma soprattutto l’errore da non commettere è dividersi facendo una battaglia per difendere “il proprio ospedale” a scapito di un altro. La difesa della sanità pubblica deve passare da una presa di posizione collettiva attraverso una mobilitazione sinergica tra i vari territori, unendo le organizzazioni di categoria, sindacali, politiche ed associative con l’obiettivo di difendere quanto oggi è presente su un territorio che ha bisogno di un sistema capillare che l’estate è anche chiamato a far fronte anche alle emergenze derivanti dall’afflusso turistico. Che la sanità pugliese ha bisogno di migliorare è un dato di fatto, ma di certo non si può partire dalla centralizzazione dei reparti e la riduzione dei posti letto, ma ad esempio da un maggiore controllo sugli appalti e la lotta al malaffare che le inchieste di questi ultimi anni hanno dimostrato.
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