LA CRISI NON SI SBLOCCA, CONTE TORNA IN BILICO. VI RIVELIAMO I MOTIVI DELLE ULTERIORI TRATTATIVE PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO, DIVENTATE COMPLICAZIONI ISTITUZIONALI E ORA PURE MORALI

| 22 Maggio 2018 | 0 Comments

(g.p.)______La crisi che, stando alle aspettative generali, ieri, lunedì, avrebbe dovuto trovare uno sbocco risolutivo e immediato, non si è sbloccata affatto. Anzi.

Parlano i fatti.

Sergio Mattarella ieri sera non ha conferito l’ incarico al ‘designato’ e ‘nominato’ tecnico-burocrate Giuseppe Conte non eletto da nessuno. Non lo ha dato neanche ‘stamattina, martedì, come si era ipotizzato, dopo i colloqui ‘istituzionali’ con i presidenti di Camera e Senato, un espediente tattico per guadagnare tempo, ché di necessità informative ai due non ce n’ erano affatto.

Non lo darà nemmeno ‘stasera, perché in queste ore il presidente della Repubblica è a Civitavecchia per un impegno  pubblico di rappresentanza.

Va beh che la strada per Roma è poca, ma non è questo, è ben altro: ‘stasera di incarichi non se ne parla proprio. E domani, mercoledì? Domani è un altro giorno, e si vedrà.

Un altro fatto è l’ incontro nuovo e non previsto, tenuto questa mattina a Roma in gran segreto, lontano da occhi indiscreti, in una mensa del centro di Roma, insomma dove nessuno poteva andare a curiosare, neanche per caso, e durato oltre un’ ora e mezzo, fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, per valutare le sopravvenute difficoltà: che bisogno ci sarebbe stato di questo ulteriore vertice ai massimi livelli, e senza, anche questo è indicativo, del da loro burocrate-funzionario designato presidente del Consiglio, se effettivamente, come pure avevano ampiamente assicurato i due leader, fosse stato tutto a posto?

Qui in raltà tutto è a posto e niente è in ordine.

Ora, le voci sul presunto broglio curriculare di Giuseppe Conte, che si sarebbe inventato una laurea americana in più, e qualche master aggiuntivo, sono una sciocchezza. Una laurea in più o in meno, non cambia niente e non si può certo parlare di frode, se uno si mette qualche frequenza in più, alle tante che ha gia conseguito, senza magari averla conclusa. Appare anche talmente irrisoria l’ accusa spuntata sui media di aver difeso professionalmente il così detto metodo delle cellule staminali, che non vale nemmno la fatica di rievocare la complessa questione, perché un avvocato fa sempre il suo mestiere.

Le perplessità sono ben altre, condivise, suo malgrado, dallo stesso Sergio Mattarella, al netto delle valutazioni politiche, che sono un discorso a parte.

Riguardano l’ anomalia gigantesca, una roba mai vista nella Storia repubblicana, di un tecnico, un burocrate, un funzionario di Stato, un non eletto da nessuno, designato a guidare un governo politico.

E sottolieniamo: al netto di valutazioni politiche, o, per meglio dire, partitiche.

L’ invenzione del socio di maggioranza della maggioranza, Luigi Di Maio, o di chi per lui, non ha minimamente considerato la questione, che non è certo di poco conto, tutt’altro.

Poi, ci sono i ministri, l’ altro nodo venuto al pettine in queste ore, scelti in larga parte e in buon sostanza sempre da Luigi Di Maio, o da chi per lui. A qualcuno, forse allo stesso presidente della Repubblica, stanno fischiando le orecchie, da ieri sera, dopo l’ esternazione di Elio Lannutti, anche perché egli, Lannutti, era buon amico sia di Beppe Grillo, che a questo punto vale poco, ma pure della buonanima di Ferdinando Imposimato, un’ autorità morale indicussa e indiscutibile, dentro, ma anche fuori il Movimento 5 Stelle.

Sergio Mattarella non ha gradito, nè il modo, nè la sostanza. I ministri se li deve scegliere il presidente del consiglio incaricato, non gli azionisti di maggioranza. Tocca a lui portarli al Colle, indicandoli, dopo le proprie, ulteriori consultazioni, avuto l’ icarico, e tocca al presidente della Repubblica nominarli in maniera attiva, non formale, non passiva.

Invenzioni entrambe accettate pedissequamente da Matteo Salvini, quindi corresponsabile del pasticciaccio brutto in cui la crisi si è aggrovigliata in queste ultime ore, pur di andare al governo egli stesso, e portarci qualcuno dei suoi.

“È l’unico generale che conosco che appena vinta la guerra si consegna al nemico”, lo ha freddato sempre questa mattina Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, in una memorabile dichiarazione.

Il problema, ripetiamo, non è il fatto che M5S e Lega avessero il diritto di formare un governo, perché premiati dai rispettivi successi elettorali.

I problemi sono, responsabile primo Luigi Di Maio, o chi per esso, nell’ ansia di rassicurare l’ establishment che conta, ma sortendo l’ effetto contrario, pure, per giunta, dall’ altro lato, con la maggioranza silenziosa, tranne Elio Lannutti, che non conta, ma qualcosa vivaddio ancora vale, e responsabile parziale Matteo Salvini: i problemi sono, sia di metodo, sia di sostanza, il presidente del consiglio che hanno indicato, e i ministri che hanno scelto a problematico corredo.______

LA RICERCA nel nostro articolo di questa mattina

“Cariatidi, lestofanti, faccendieri e grembiulini”: MA CON CHI CE L’HA DI PRECISO ELIO LANNUTTI, LA PRIMA VOCE FUORI DAL CORO A CINQUE STELLE, A PROPOSITO DEI PROBABILI NUOVI MINISTRI? AH SAPERLO…

 

 

 

Category: Politica

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