“Un capolavoro senza tempo”. ASCOLTANDO “Memory Of Mine of Memory To Be”, ALLA SCOPERTA DI OH PETROLEUM
di Roberto Molle______
Un giorno di maggio con la pioggia che rende onirico un paesaggio disposto a farsi autunnale è il pretesto buono per staccare il telefono, rimandare gli impegni, affrancarsi da tutto e trovarsi uno spazio – l’angusto studiolo piuttosto che l’angolo più illuminato in soggiorno – per finalmente apprezzare in una estemporanea seduta d’ascolto, la musica di un musicista molto particolare che in questi ultimi giorni riempie buona parte delle mie giornate.
Si chiama Maurizio Vierucci (nella foto) ma i suoi dischi portano il marchio di Oh Petroleum, è di Brindisi e divide la sua ispirazione tra l’Inghilterra e gli States.
Mi piace pensare a Oh Petroleum come ad un’artista sui generis che ha mutuato suoni e parole da un “universo parallelo” travalicando confini territoriali e barriere mentali, e approdando a una dimensione di grande respiro cosmopolita.
Il suo percorso è comune a quello di tanti altri musicisti: inizio da batterista, poi strumentista in diverse band della città. Di base, i generi che hanno ruotato da subito nelle corde di Maurizio sono quelli che ancora oggi ne determinano l’imprinting: folk, blues, sperimentazione e rock’n’roll. Quello della sperimentazione è l’elemento caratterizzante che lo ha portato a fondere la sua musica con altre discipline, collaborando con diversi artisti in spettacoli e azioni performative. In passato ha preso parte al programma di “residenza internazionale” Sounds Res con Lee Ranaldo, David e Found Sound Nation.
Tre dischi all’attivo: “Oh Petroleum”(allo stato non disponibile) , “Memory Of Mine of Memory To Be” e “The Script Was About The Enemy”; tutto è pronto, l’ascolto può finalmente iniziare.
Nel frattempo una pioggia sottile e discreta porta ad optare per il tavolo fuori sotto il gazebo: pc, cuffiette, suoni, parole. Tutto è pronto. Più suggestivo.
Il confronto maggiore è stato con “Memory Of Mine….” che per tutto il tempo ha evocato scenari folk e blues di rimbalzo tra l’America e il Salento, con un mood così autentico che può facilmente ingannare sulle origini di quei suoni e di quella voce. Ebbene sì, Maurizio Vierucci alias Oh Petroleum, canta in inglese con una voce che ha venature multiformi, buona per molte malinconie; un crooner insomma, che potrebbe fare il paio con quel Nick Cave destrutturato degli ultimi tempi.
Si Potrebbero dire di “Memory Of Mine…” cose del tipo: un album-affresco di ritmi folk-rock, con un’estetica dark-blues, sonorità tribali e uno splendido cantato sciamanico; o anche, un album dai contorni gotici in ambito rock’n’roll; ma anche di splendide canzoni come Memory of mine dove l’aura di Jeffrey Lee Percie si materializza dalla copertina di Wildweed a dare man forte al nostro.
“Memory Of Mine…” è un disco solitario dove diversi convitati di pietra hanno dato la loro benedizione, da Jeff Buckley a Neil Young, da Mark Lanegan a Johnny Foxx, la cui voce – aspirata da uno degli album più importanti degli Ultravox! – riecheggia in Break my heart.
Mentre You lie you lie provoca fitte al cuore insinuando nostalgie, canti blues corali e feed di chitarre californiane che stordiscono per la bellezza, è tempo di rientrare, la pioggia ha preso coraggio e si è fatta impetuosa.
A ruota, è il tempo di Out of the truth, e le evocazioni non hanno più fine; il sound di questa canzone trasporta in quella San Diego (California), terreno fertile per le murder-ballads di tal Pal Jenkins e Tobias Nathaniel e del loro alt-rock. Poi gli altri brani, otto in tutto. “Memory Of Mine Of Memory To Be” è un capolavoro senza tempo; seminale al contrario. Un disco che da contezza – se ce ne fosse ancora bisogno – del fatto che la musica è collegamento, interazione, linguaggio universale.