E’ MORTO JUNIO DELLA COMPAGNIA DELL’ANELLO, UNO DEI MAGGIORI PROTAGONISTI DELLA MUSICA ALTERNATIVA DI DESTRA E DEI CAMPI HOBBIT

| 22 Aprile 2018 | 2 Comments

Valerio Melcore________Ieri 20 aprile è venuto a mancare dopo una lunga malattia Junio Guariento, musicista leader della “Compagnia dell’Anello, uno dei gruppi più famosi ed importanti della“musica alternativa di destra”.

Junio lo abbiamo conosciuto nel 1977 al primo Campo Hobbit organizzato a Montesarchio in provincia di Benevento.
Era non solo un bravo artista, ma un ragazzo di una simpatia contagiosa, dotato di grande ironia.
Quando ci presentammo, “piacere Junio”, io risposi”Valerio” e lui aggiunse solo Julio, pensava che io mi stessi riferendo a Junio Valerio Borghese Comandante della Decima MAS,  eroe della Seconda Guerra MondialE. Gli dovetti spiegare che Valerio era il mio nome. Lui si mise a ridere, allora sarà più facile ricordarci l’uno dell’altro, aggiunse. Ci scambiammo i numeri di telefono, convinto come ero che saremmo riusciti ad organizzare un concerto  a Lecce, la qual cosa non si è mai realizzata purtroppo, e spiegarne i motivi sarebbe fuoriluogo.
Fu Campo Hobbit a farci sapere che non solo esisteva Valeriano che cantava il mondo, le idee, le speranze, i sogni dei ragazzi di destra, ma che c’erano Junio e la sua Compagnia dell’Anello, gli  Amici del Vento, Fabrizio Marzi, Roberto Scocco,  gli Janus di Roma (il primo gruppo rock di destra), Renato Colella, Massimo Morsello detto Massimino, poi c’era una ragazza bravissima che cantava canzoni dure urlate al vento, di cui faccio fatica a ricordare il nome,  credo fosse Andreina, così come come mi sfugge il nome dei tanti, che si susseguirono in quei giorni sul palco nello stadio di Montesarchio, sotto un sole cocente e con all’esterno duemila poliziotti che ci controllavano.

Chissà cosa pensavano potessimo combinare.
Ricordare tutto dopo 40 anni non è possibile.
Però, nel ricordare Junio, che ha scritto centinaia di bellissime canzoni, che solo noi abbiamo avuto il privilegio di ascoltare e cantare, dato che questi artisti sono sempre stai osteggiati in tutto i modi, per cui le loro canzoni non sono mai state ospitate nelle radio e tanto meno sulle tv di stato; colgo l’occasione per ricordare Generoso Simeone, l’organizzatore del primo Campo Hobbit, un esempio per i ragazzi di allora, anche se erano in tanti coloro che all’epoca facevano politica rimettendoci, tempo e denaro, rischiando galera e botte, sapendo di ipotecare il loro futuro, e mettendo a rischio la stessa vita.

L’amico Antonio Cremonesini mi mise in contatto con Generoso Simeone, che, generoso lo era di nome e di fatto, senza conoscermi, ero un ragazzo di 17 anni, mi permise di poter utilizzare la sua  testata L’ALTERNATIVA.
Il FAS Fronte Anticomunista Anticomunista potè   finalmente passare dai ciclostilati a  stampare il suo primo vero giornale, si chiamò ovviamente, l’ALTERNATIVA LECCE, era il supplemento della testata di cui Simeone era il Direttore responsabile.

Sono le due di notte e mi accorgo che i ricordi mi assalgono, tante le persone alle quali da ragazzi abbiamo guardato per il loro coraggio, la loro onestà intellettuale, la capacità di andare controcorrente mentre tutto il mondo era contro di loro. Quei ragazzi che già quaranta anni fa erano consapevoli che la partitocrazia era marcia sin dalle fondamenta. Gli altri se ne accorsero molti, molti, molti anni dopo.
Quei ragazzi, che leggevano “Sangue chiama sangue” o la “Generazione che non si arrese”, erano consapevoli, decenni prima che Pansa scrivesse i suoi libri, di quella che era la verità sulla Resistenza e sui Partigiani, e di come le atrocità fossero state compiute su entrambi i fronti.

Erano gli anni in cui la destra pagava un altissimo costo in termini di vite umane, e la DC per prendere voti a destra, non ci pensò due volte a criminalizzare quel mondo, poi c’era in atto la trattativa per portare i comunisti al Governo, per cui il partito dello scudocrociato faceva dichiarare ai sui ministri che la violenza veniva solo da destra, e che le Brigate Rosse erano “fantomatiche e sedicenti”.
Bisognerà aspettare l’uccisone di Moro prima che l’Italia, DC compresa,  prendesse atto dell’esistenza del terrorismo rosso.

Comunque credo che il miglior modo di ricordare Junio Guarentio sia quello di ascoltare le sue canzoni.
Io vi propongo il testo di una canzone, “Padova 17 giugno 1974″, non perché sia la più bella, credo che sia impossibile fare una classifica, ma perché è la prima che lui scrive, ed è particolarmente significativa circa lo stato d’animo con il quale noi ragazzi di destra vivevamo  quegli anni,  passati poi alla storia come gli ” Anni di piombo”.
La canzone tratta dell’attacco alla sede del MSI di Padova, da parte di un gruppo di fuoco delle Brigate Rosse che si introdussero nell’edifico dove si trovavano gli uffici del Movimento Sociale Italiano,  e sparano a Graziano Mazzola, un pensionato di 60 anni, e un un giovane di 29 anni. Si chiamava Graziano Giralucci. Faceva l’agente di commercio, si occupava principalmente di prodotti di idraulica e di sanitari. Era un uomo onesto, perdutamente innamorato di sua moglie Bruna. Più di lei amava solo la loro piccola Silvia. Viveva di passioni Graziano. Il rugby prima di tutto.
Per il processo contro gli assassini di Mazzola e Giralucci si dovranno aspettare gli anni ottanta ed i terroristi pentiti.  Nel frattempo i giornali di sinistra proteggono i carnefici. Avanzano, per l’ennesima volta, l’ipotesi della “faida interna”, così come si era fatto per Primavalle quando i comunisti alle tre di notte diedero fuoco alla casa del segretario del MSI di Primavalle Mario Mattei, un ex netturbino, dove oltre a lui e la moglie dormono i sei figli della coppia, sorpresi nel sonno dalle fiamme, pur riportando ferite gravissime,  si salvarono lanciandosi dalla finestra sui materassi portati dai vicini di casa. Virgilio il figlio di 22 anni ed il fratellino Stefano di solo 8 anni, non c’è la fanno, Virgilio si attarda per salvare il fratellino, quando raggiunge il balcone privo di sensi, non ha neppure la forza di lanciare dal balcone il fratellino.  Bruceranno insieme stretti in un abbraccio.
Gli intellettuali di sinistra, minimizzarono, derisero, mentirono.

Jacopo Fo, farà una vignetta satirica, in cui accusa il Movimento Sociale, di essere il responsabile del rogo, parlerà di faida interna. Una vignetta per la quale il figlio di Dario Fo non ha mai chiesto scusa. Franca Rame fece un appello a Giovanni Leone per proclamare l’innocenza di tre estremisti di sinistra, Manlio Grillo, Marino Clavo e Achille Lollo, poi condannati per l’attentato e per l’omicidio.
In quegli anni l’Italia è un Paese senza dignità, spesso, molto spesso. Senza vergogna e senza rispetto.
Sui due omicidi accaduti a Padova, dove  Junio vive, scrive questa canzone, ecco il testo, ovviamente, ascoltarla è un’altra cosa.
Il titolo è il giorno in cui le Brigate Rosse si macchiano per la prima volta le mani di sangue.

PADOVA 17 GIUGNO

Cittadino fermati, guarda di qua
ferma, non nasconderti: é la tua città
quella che stavolta si macchia di sangue 
quando con il silenzio ogni sogno infrange.

E tu borghese guardati, ecco cosa sei
guardati e vergognati anche tu lo sai
la vigliaccheria ti taglia le gambe
e la morte mia non é per te importante.

Cittadino fermati ora stai zitto
é il silenzio complice di chi é sconfitto
é il silenzio ipocrita di chi spesso mente
chi per interesse o paura si vende.

E anche tu vigliacco brigatista rosso
anche se il tuo nome dire più non posso
anche se il tuo nome resterà sconosciuto
anche se mi hai ucciso io non sono muto.

Resto qui a cantare questa mia canzone
per chi come me ha un’opinione
una santa idea abbastanza grande
l’anima mia vive: questo é l’importante.

Cittadino fermati, guardami in faccia
riesco a capire che non ti piaccia
quei buchi che ti fanno abbassare la vista
sono i colpi esplosi dall’odio comunista.

Cittadino fermati, guarda di qua
ferma, non nasconderti: é la tua città
é la tua città, é la tua città…

 

______

Junio Guariento, classe 1953, aveva iniziato a suonare nel 1976 nel “Gruppo Padovano di Protesta Nazionale”, rinominato l’anno successivo “Compagnia dell’Anello”. Il “Gruppo Padovano di Protesta Nazionale”, fondato nel 1974 da Mario Bortoluzzi, Loris Lombroni, Fabio Ragno, Gigi Toso e Roberto Meconcelli, aveva iniziato la sua carriera componendo “Padova 17 giugno” scritta in memoria di Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, due militanti del MSI uccisi dalle Brigate Rosse a Padova, fu il primo omicidio compiuto da questo gruppo di terroristi.

Con l’arrivo di  nel 1976, la Compagnia iniziò ad esibirsi al neonato Campo Hobbit, una manifestazione culturale organizzate dal Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del MSI). Fu proprio nella cornice del Campo Hobbit che la Compagnia dell’Anello tenne, tra il 1977 e il 1981, i concerti più famosi.

Nel 1983 Junio Guariento abbandonò la Compagnia dell’Anello, dopo aver suonato per sette intensi anni ed aver contribuito alla diffusione di canzoni come ” La terra di Thule”, “Il costume del cervo bianco” e “Il domani appartiene a noi”.

Dopo aver abbandonato la Compagnia dell’Anello, Junio Guariento era rimasto lontano dai palcoscenici fino al 1991 quando, sempre a Campo Hobbit, era tornato ad esibirsi come solista ottenendo un discreto successo, grazie sopratutto all’ironia e all’auto ironia che l’anno sempre contraddistinto lungo tutta la sua vita.

Negli ultimi anni Guariento aveva abbandonato la musica per dedicarsi all’arte della lavorazione del legno. Della sua carriera musicale da solista, rimane il suo estro e la sua verve ironica. Tra i suoi maggiori successi “Il Domani appartiene a Noi” canzone diventata l’inno del Fronte della Gioventù e “Evola per noi”, canzone parodia della più celebre “Genova per noi” di Paolo Conte.

 

Category: Cultura, Politica

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Comments (2)

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  1. Daniela ha detto:

    Ciao Nuni!
    Avevo promesso ogni giorno alla mamma che vi sareste riabbracciati… ce l’abbiamo fatta!ti ho baciato in fronte il giorno prima del compleanno del nonno Alfredo e hai risposto si all’invito che ti ha fatto x festeggiare con lui… hai aperto gli occhi e mi hai guardato un attimo, avevi solo la forza di aprire gli occhi un attimo… aspetto da te anche un abbraccio… me lo devi e so che anche tu lo desideri tanto!! Adesso aspettami e lotta per me, per noi, noi tutti che dobbiamo festeggiare insieme il nostro Natale. Arriveremo uno alla volta e tu aggiungi via via un posto a tavola

  2. Valerio Borghi ha detto:

    Ma che cazzo di futuro potevat eipotecare se guardatevate e guardate ancora al passato + nero?

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