ULTIM’ORA / PURE IL CONSIGLIO DI STATO, COME IL TAR, NON E’ ‘TELEOLOGICO’ E RISTABILISCE QUELLO CHE BASTAVA LEGGERE SULLA LEGGE INVECE CONTESTATA E ‘INTERPRETATA’. E’ ANATRA ZOPPA IN CONSIGLIO COMUNALE. ORA LA MAGGIORANZA-MINORANZA DI CARLO SALVEMINI ALLE PRESE CON IL ‘CHE FARE?’
di Giuseppe Puppo______
La notizia da Roma piomba come un lampo clamoroso, seguito da un tuono reboante, nella grigia mattinata leccese, nella moscia campagna elettorale per le politiche.
Con tanti saluti alla ‘teleologia’ del presidente della commissione elettorale comunale Alcide Maritati e alla sua ‘giurisprudenza creativa’ che diede avvio alla questione protrattasi otto mesi, inutilmente, quando bastava prendere la legge, leggerla, fermarsi al punto, e prenderne atto.
Dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato, con la giurisprudenza che non interpreta, ma applica, si ferma al punto.
Questa mattina è stata resa nota la sentenza: il premio di maggioranza non si applica.
Viene inoltre nominato un commissario ad hoc, nella persona del Prefetto, affinché escano dal consiglio comunale Giovanni Castoro, Roberta De Donno, Maria Paola Leucci, Ernesto Mola, Silvano Vitale del centro sinistra, ed entrino al loro posto quelli del centro destra Angelo Tondo, Attilio Monosi, Giorgio Pala, Federica De Benedetto e Laura Calò.
Per il sindaco Carlo Salvemini, ora due le possibilità. La prima è provare a governare lo stesso, andandosi a cercare i voti in consiglio comunale di volta in volta, con la dignità e la creatività non della giurisprudenza, ma della Politica, cui ridare il primato che le spetta; ma è un’ipotesi che ora appare certo più difficile, di quanto poteva esserlo otto mesi fa. La seconda, andare a casa e ridare la parola ai cittadini, con nuove elezioni.
I prossimi mesi, forse già le prossime settimane, faranno chiarezza sulle scenari politici leccesi, che oggi paiono comunque grigi e mosci, come questa mattinata.______
LA RICERCA nei nostri articoli dei mesi scorsi
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L’ APPROFONDIMENTO nel nostro articolo successivo
Anatra zoppa, siamo contenti, è stata ristabilita la democrazia.
Il Consiglio di Stato, respingendo gli appelli, conferma la sentenza del Tar, che si era basato sui numeri e non sulle interpretazioni personali, ristabilisce la democrazia e nomina il commissario per la sostituzione dei consiglieri: a Lecce è “anatra zoppa”.
Una decisione importante e giusta; siamo contenti che le scelte degli elettori siano state rispettate. Auguriamo buon lavoro alla nostra Federica De Benedetto e a tutti i consiglieri che potranno dare voce, seppur con un po’ di ritardo, ai cittadini che hanno creduto in loro e nel progetto del centrodestra.
Oggi alle 17.30 si terrà presso l’Open Space di Palazzo Carafa una conferenza stampa del sindaco Salvemini in merito alla sentenza del Consiglio di Stato.
VITTORIA!
Dopo 9 mesi… due gradi di giudizio… oggi il Consiglio di Stato dà torto alla sinistra leccese… e mi dichiara definitivamente Consigliere (come già fatto dal Ministero dell’Interno).
Grazie per la vicinanza in questi mesi che per me sono stati più difficili di quanto abbia mostrato. Ma non mi sono mai sentita sola.
Certuni scienziati del “pensiero veloce, rapido, più veloce della luce” sostenevano che a Lecce il premio di maggioranza spettasse comunque al sindaco eletto al ballottaggio. erano così veloci da non leggere quello che uno smemorato, rallentato li invitava a ripassare: la legge.
“In claris non fit interpretatio” quando la legge è chiara non esiste spazio per le interpretazioni. Vecchio principio giurisprudenziale. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato.
Ora l’amministrazione di Lecce è senza maggioranza e il suo destino è segnato. A meno che non ci sia una ventata di voltagabbana. Ecco in questo settore certuni scienziati li vedo molto più ferrati.
Alla fine è andata come tutti sapevano che sarebbe andata, a fronte di una legge che sul punto è molto chiara (e di una giurisprudenza inequivocabilmente in linea) e di un verdetto “innovativo” da parte della commissione elettorale.
La vicenda, da un lato, evidenzia una volta di più la debolezza della politica o di una parte di essa, che ha strumentalizzato la situazione facendo intendere all’opinione pubblica che questa legge fosse una legge dalle diverse interpretazioni.
Insomma, eludendo surrettiziamente un esito inevitabile.
L’onestà intellettuale di Carlo Salvemini avrebbe dovuto suggerirgli di dichiarare ai leccesi sin dal primo giorno di aver ricevuto un mandato a metà.
Senza dubbio sindaco di Lecce, ma con una composizione del Consiglio comunale tale da obbligarlo a governare senza poter ignorare il programma del centrodestra.
Si è trattato comunque di un colpo inferto alla regolare vita democratica della istituzione comunale leccese, visto che è rimasto in piedi per dieci mesi un Consiglio illegittimo e visto che è servito così tanto tempo per avere giustizia. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Salvemini avrebbe accettato il verdetto o avrebbe inscenato il funerale sfilando con la bara della democrazia per le vie della città?
È chiaro che si apre adesso una fase delicata per l’ente e per la città. Il pallino è nelle mani di Carlo Salvemini che dovrà rispettare questo verdetto da un punto di vista politico e amministrativo oppure trarre altre conseguenze.
Per cultura politica di siamo abituati al rispetto delle sentenze come delle ordinanze emesse dagli Organi deputati a dirimere contenziosi.
Anche per questo ci distinguiamo da coloro che ieri attaccavano ferocemente l’ufficio elettorale ed oggi gioiscono di un risultato che, evidentemente, non consente loro di leggere ancora quello che è successo a Lecce. E cioè che la città ha espresso con chiarezza un segnale inequivocabile di chiusura col passato, di cambiamento netto rispetto ad un progetto di città che si è dimostrato inadeguato perché autoreferenziale e con lo sguardo rivolto solo ai pochi. E l’impronta di questo cambiamento è già percepibile agli occhi di tutta la comunità leccese, grazie ai soli pochi mesi di lavoro prodotto.
Siamo certi che Carlo Salvemini sarà autorevole e capace di guidare anche questo delicato passaggio politico, con il rigore, l’autorevolezza e la chiarezza politica necessari.