COINVOLTA PURE LA COLACEM / SI ALLARGA L’ INCHIESTA GIUDIZIARIA SULLE CENERI DI CERANO, COINVOLTI ALTRI CEMENTIFICI, QUATTRO IN PROVINCIA DI LECCE
di Emanuele Lezzi______
I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Taranto hanno notificato questa mattina a undici persone e trentasei aziende nuovi avvisi di garanzia, nell’ ambito dell’ inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce sulla gestione dei rifiuti della Centrale Enel di Cerano, cioè le ceneri di carbone utilizzate dai cementifici, iniziata l’ estate scorsa (qui di seguito tutto il dossier con gli articoli di leccecronaca.it).
Contestualmente, son stati bloccati e sequestrati i residui di lavorazione giacenti in alcuni stabilimenti.
I nuovi provvedimenti sono stati emessi sulla base delle conclusioni cui nel frattempo è giunto il perito nominato dai pm Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia, il chimico Mauro Sanna, secondo il quale nella miscelazione di rifiuti della centrale sono stati utilizzati anche quelli pericolosi, con conseguente ulteriore profitto.
Le ceneri sono finite in aziende di Basilicata, Veneto, Abruzzo, e Puglia, e fra queste nel Salento sono coinvolte la Calcestruzzi spa con sede sulla strada Lecce-Novoli; la Ciccarese Calcestruzzi di Copertino; la Colacem a Gatatina e il cementificio fratelli Coricciati di Martano.
Enel Produzione apprende da notizie di stampa che nell’ambito dell’indagine sulla presunta pericolosità delle ceneri della centrale Federico II di Brindisi-Cerano si sarebbe provveduto a un sequestro presso diversi cementifici italiani. Le ceneri prodotte dalla Centrale Federico II sono oggi gestite secondo le prescrizioni impartite dal Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce. Tuttavia Enel Produzione ritiene, come già precisato in passato, che le ceneri della centrale non siano pericolose e siano perfettamente idonee all’uso industriale nel ciclo del cemento, così come avviene in tutti i Paesi del mondo. L’uso delle ceneri nel ciclo del cemento, anzi, è quello maggiormente compatibile con una corretta gestione ambientale e con i principi dell’economia circolare che impongono il riuso dei rifiuti quando non sia indispensabile il loro trattamento in discarica.______
Alle 21.45 ENEL PRODUZIONE ci ha mandato la seguente dichiarazione:
La Procura della Repubblica di Lecce che indaga sulla presunta pericolosità delle ceneri da circa due anni non ha ancora svolto analisi sulle stesse per verificarne l’effettiva pericolosità, oggi presunta sulla base della metodologia teorica adottata dal proprio perito.
Tutte le analisi svolte da Enel Produzione e dagli Enti nazionali più accreditati confermano, invece, che queste ceneri non debbano essere considerate pericolose. Enel Produzione, confermando la massima disponibilità a collaborare come fatto fino ad oggi, confida che l’incidente probatorio che inizierà davanti al Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce il 2 febbraio prossimo potrà finalmente confermare, in sede processuale, tale non pericolosità a valle di analisi di laboratorio svolte secondo la normativa vigente e le corrette tecniche scientifiche.______
Alle 15.30 del 23 gennaio COLACEM ci ha mandato la seguente dichiarazione:
In queste ultime ore si è assistito a un festival della confusione, che ha visto coinvolto lo stabilimento Colacem di Galatina. Comprendiamo l’avvicinarsi del confronto elettorale, ma questo non giustifica le parole in libertà lanciate in aria come coriandoli e completamente slegate dalla verità dei fatti.
Alcuni soggetti si muovono con l’obiettivo di racimolare qualche facile consenso, affrontando con evidente incompetenza argomenti tecnici, legali, normativi e quant’altro. Usano linguaggi impropri e privi di rispetto per il lavoro di tante persone che ogni giorno si impegnano con onestà, serietà e professionalità.
La Colacem di Galatina appartiene a un Gruppo aziendale che da cinquant’anni opera nel settore cementiero in Italia e all’estero, con impianti e soprattutto maestranze di assoluta qualità. Svolge la propria attività in modo rigoroso e trasparente, favorendo la crescita di quella buona cultura d’impresa utile allo sviluppo dei Paesi in cui è presente.
L’azienda rimane a disposizione delle istituzioni, di tutti gli enti che professionalmente svolgono un importante ruolo di controllo per il pieno rispetto delle leggi e non si fa intimorire da minacce prive di fondamento.
Colacem pone da sempre sullo stesso piano produzione, qualità di prodotti e servizi, rispetto dell’ambiente, sicurezza del lavoro, considerandoli cardini di un modello di business sostenibile. Quello che è stato definito “gigantesco e vetusto opificio insalubre” è in realtà uno degli stabilimenti più avanzati e moderni d’Europa e continua a essere oggetto di investimenti per mantenere questo stato di eccellenza.
Colacem è aperta al confronto e alla discussione, ma su basi corrette, fondate e professionali, nel pieno rispetto di tutte le regole e delle normative vigenti.______
Alle 16.30 del 23 gennaio il COORDINAMENTO CIVICO AMBIENTE E SALUTE ci ha mandato il seguente comunicato:
Dopo vent’anni di segnalazioni, da parte di associazioni e di cittadini, riguardo al sospetto di smaltimento/utilizzo illecito di rifiuti nei cementifici salentini, tra cui Colacem di Galatina, arriva oggi finalmente l’azione dalla magistratura. Oltre alla Produzione Enel, le aziende finite sotto sequestro col decreto della DDA per i gravi illeciti interessano quattro regioni italiane (Puglia, Basilicata, Abruzzo e Veneto) e coprono gran parte del territorio salentino: Calcestruzzi Spa sulla Lecce-Novoli e in località San Salvatore a Gallipoli; Ciccarese Calcestruzzi in contrada “Li Tumi” a Copertino; Colacem in via Corigliano d’Otranto a Galatina; f.lli Coricciati sulla provinciale Martano Caprarica.
Intanto si continuano a registrare toni prudenziali, se non addirittura distacco, da parte della politica provinciale sul drammatico stato di salute del nostro territorio salentino. Nel distretto di Galatina e nei comuni limitrofi, gli studi condotti confermano, monitoraggio dopo monitoraggio, che persiste un’emergenza sanitaria, frutto di decenni di incontrollate attività inquinanti antropiche, che richiederebbero oramai misure urgenti, non più di contenimento, ma di cessazione delle emissioni tossiche e di completa bonifica.
Già nel marzo 2017, presso la sede della Provincia di Lecce, titolare del procedimento di riesame A.I.A. al cementificio Colacem di Galatina, nell’ambito della Conferenza dei Servizi, era emerso, su sollecitazione di cittadini e sindaci, il problema del flusso di ingenti quantitativi di ceneri provenienti da Cerano, potenzialmente contaminate da sostanze pericolose, derivanti dalla combustione di ocd e gasolio, oltre che di carbone, destinate a Colacem SpA di Galatina ed immesse nel ciclo produttivo del cemento. Sollecitazioni, però, lasciate cadere nel vuoto. Solo nell’anno 2016 furono utilizzate ingenti quantità di rifiuti provenienti da lavorazioni industriali: 35.000 tonnellate di ceneri pesanti (cod. CER 100101), 78.000 tonnellate di ceneri leggere (cod. CER 100102), 1.700 tonnellate di ceneri di torba non trattata (cod. CER 100103), 13.000 tonnellate di rifiuti solidi prodotti dai processi di desolforazione dei fumi della centrale di Cerano (cod. CER 100105).
L’ente provinciale, finora, non ha preso nella dovuta considerazione le diverse note e sollecitazioni trasmesse da associazioni e cittadini, che chiedevano, in via cautelare, l’immediata inibizione d’utilizzo, nel ciclo produttivo, delle cenere leggere e pesanti provenienti da Cerano. Tale atto di inibizione si sarebbe già dovuto assumere con urgenza, a seguito dell’indagine ‘Araba Fenice’ e dei provvedimenti di sequestro a quel tempo in corso, riguardanti, il cementificio Cementir di Taranto, l’ ILVA e la stessa centrale termoelettrica di Brindisi. Sarebbe stato opportuno adottarlo, nelle more delle opportune verifiche da parte degli organi competenti, tenendo conto anche della risposta del 10 novembre 2017 da parte del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Gabriele Toccafondi, alla interpellanza parlamentare n. 2-01996.
Dai verbali relativi alla seduta della Conferenza dei Servizi del 25 maggio 2017, trascritti poi il 29 giugno, si apprende l’intenzione della Direzione Tecnica di Colacem di non rinunciare all’utilizzo delle ceneri leggere e pesanti da carbone, derivanti da centrali di impianti termici ed addirittura all’esplicita richiesta dei sindaci di eliminare del tutto l’utilizzo delle ceneri provenienti da Cerano, Colacem ribadisce che la Società intende continuare ad utilizzarle, perché indispensabili per il ciclo produttivo, proprio “per motivi economici”.
I dati dell’ Asl di Lecce ci indicano che il Distretto di Galatina è l’area con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche e secondo i dati EEA (European Environmental Agency, EEA Technical report No 15/2011) in soli quattro anni (2008-2012) i danni ambientali e sanitari causati da Colacem sono compresi fra 37-67 milioni di euro. La criticità̀ sanitaria dell’area è ulteriormente attestata dal riscontro di danni nel DNA delle cellule della mucosa orale dei bambini di Galatina, come emerso dallo Studio IMPAIR condotto dall’Università̀ del Salento ed estensione dello Studio Europeo MAPEC: nei bambini esaminati è stata riscontrata una frequenza di micronuclei (indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor) doppia rispetto a quella riscontrata nella Città di Lecce.
Pertanto, alla luce di tali evidenze, la rete di Coordinamento Civico Ambiente e Salute, formata da molte Associazioni e Comuni del Salento, chiede ciò che oramai è divenuto irrinunciabile, cioè l’adozione di provvedimenti cautelativi, in ottemperanza a quel sacrosanto diritto alla salute, costituzionalmente garantito, che si concretizzino nel fermo degli impianti coinvolti nell’indagine e nel diniego al rinnovo dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) ad un vetusto e gigantesco opificio insalubre, qual è il cementificio Colacem di Galatina.______
Il 26 gennaio abbiamo ricevuto un comunicato stampa dei rappresentanti sindacali dei lavoratori dello stabilimento Colacem:
Dopo l’ennesima prevaricazione, la R.S.U. dello stabilimento Colacem di Galatina, in forma unitaria e compatta (dopo l’assemblea generale dei lavoratori), esprime a nome di tutti i lavoratori, totale soddisfazione per il comunicato stampa fatto dalla dirigenza, dichiarando con estrema franchezza la totale disponibilità non solo verso le istituzioni al fine di fare chiarezza sul caso ceneri provenienti dalla centrale ENEL di Cerano, ma verso tutte le organizzazioni che professionalmente si preoccupano della salvaguardia ambientale e di quanti volessero constatare di persona con quale professionalità, attenzione e rispetto per l’ambiente il personale opera in simbiosi con la Direzione di stabilimento.
Il comunicato stampa diramato dalla Direzione Colacem ci rassicura, laddove ce ne fosse bisogno, sulla condotta aziendale rivolta alla coniugazione della qualità dei prodotti in rispetto dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro.
La tutela del patrimonio ambientale è un tema che sta a cuore ad ognuno di noi, in primis come lavoratori, che con serietà, responsabilità e professionalità ci impegniamo quotidianamente per garantire un percorso di sostenibilità del processo produttivo ed un impatto ambientale di rispetto; successivamente come cittadini, orgogliosi di vivere in un territorio apprezzato ed amato da tutto il mondo.
Pertanto invitiamo chi cerca insistentemente di strumentalizzare, per interessi personali e/o politici, di non etichettare i lavoratori quali schiavi di un silenzio per un posto di lavoro in un territorio già penalizzato di suo.
Auspichiamo infine una responsabile accelerazione dell’ iter investigativo da parte delle istituzioni perché venga fatta al più presto chiarezza e si possa fugare ogni sospetto per permettere ai lavoratori di tornare a lavorare con serenità.
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L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli dei mesi scorsi
CERANO SOTTO SEQUESTRO. POTRA’ CONTINUARE, MA DOVRA’ ADEGUARSI A NUOVE PRESCRIZIONI
Gli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini e Rosa D’amato hanno presentato un’interrogazione alla Commissione Ue per chiedere di esprimersi sugli aspetti di sua competenza relativi alla vicenda della centrale termoelettrica Enel di Brindisi che è finita sott’inchiesta a settembre 2017 per aver venduto ceneri da combustione del carbone mischiate a ceneri da olio combustibile denso e gasolio ai cementifici di Cementir di Taranto, Colacem di Galatina e Italcementi di Matera.
Siccome, secondo l’inchiesta della Procura di Lecce, sarebbe emerso che tali ceneri siano state illegalmente classificate con codici dei rifiuti diversi da quelli che andavano indicati, considerato che le ceneri derivavano da combustione o incenerimento, contenenti nichel, vanadio e ammoniaca e che l’utilizzo delle suddette ceneri influirebbe sulla resistenza meccanica del cemento, Pedicini e D’Amato hanno posto alla Commissione Ue due precisi interrogativi: come intende evitare l’immissione sul mercato di ceneri che riducono la qualità del cemento e contenenti sostanze pericolose per l’ambiente e la salute pubblica, come il mercurio e quali sono i codici dei rifiuti da attribuire alle ceneri da combustione, sia nel caso di combustibili tradizionali, che nel caso di combustione di carbone e Css (combustibili solidi secondari).
Ricordiamo che l’inchiesta vede tuttora indagate, per il primo filone di indagine del 28 settembre scorso, 31 persone tra dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia spa, nonché ex titolari, ex e attuali commissari e direttori dell’Ilva di Taranto, ora in amministrazione straordinaria: l’accusa è di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata in relazione alla vendita di ceneri e loppa d’altoforno da parte di Enel e Ilva alla Cementir per produrre cemento.
Nello specifico, il 28 settembre scorso finirono sotto sequestro la centrale Enel di Cerano (Brindisi), la Cementir di Taranto e una piccola area dell’Ilva. Inoltre, nel primo provvedimento della magistratura, furono bloccati 523 milioni di euro ritenuti l’ingiusto profitto incassato dall’Enel che avrebbe venduto e non smaltito le ceneri.
Rispetto alle questioni tecniche, va evidenziato che la legge consente ai cementifici l’utilizzo delle ceneri provenienti dalla combustione del carbone ma non consente l’utilizzo anche di ceneri provenienti da olio combustibile denso e gasolio. Enel invece ha mescolato le tre tipologie di ceneri per evitare di smaltire le ultime due che avrebbero dovuto essere smaltite perché “contaminati da sostanze pericolose” come nichel, vanadio e ammoniaca. Questo ha effetti sulla qualità del cemento prodotto con quel tipo di ceneri e causa degrado e perdita di resistenza meccanica.
La Commissione Ue ha risposto ad un’interrogazione degli eurodeputati del M5s Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, sulla vicenda della centrale termoelettrica Enel di Brindisi finita sott’inchiesta a settembre 2017, per aver venduto ceneri da combustione pericolose per l’ambiente e la salute pubblica ai cementifici Cementir di Taranto, Colacem di Galatina e Italcementi di Matera.
Nella risposta, la Commissione ha scritto che “in assenza di criteri europei o nazionali di cessazione della qualifica di rifiuto per le ceneri in questione, spetta alle autorità nazionali decidere caso per caso se alcuni rifiuti abbiano cessato di avere tale qualifica ai sensi della direttiva 2008/98/Ce” (tale direttiva stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana dagli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti).
L’organismo esecutivo di Bruxelles ha inoltre specificato che “la decisione 2014/955/Ue della Commissione relativa all’elenco dei rifiuti, stabilisce i codici di identificazione per classificare i rifiuti secondo la fonte e il tipo di materiale. I codici sono impiegati per classificare le ceneri prodotte da impianti termici che utilizzano combustibili convenzionali, compresi il carbone e le ceneri leggere prodotte dal coincenerimento nonché i rifiuti non specificati altrimenti”. Oltre a questo, la Commissione Ue ha concluso la risposta fornendo una serie di riferimenti tecnici riferiti al rispetto della suddetta direttiva 2008/98/Ce.
Ritornando ai contenuti dell’interrogazione ricordiamo che Pedicini e D’Amato avevano chiesto alla Commissione Ue di spiegare come intendeva evitare l’immissione sul mercato di ceneri contenenti sostanze pericolose e quali sono i codici dei rifiuti da attribuire alle ceneri da combustione, sia nel caso di combustibili tradizionali, che nel caso di combustione di carbone e Css (combustibili solidi secondari).
Rispetto all’inchiesta della magistratura, aggiungiamo che la Procura di Lecce sta indagando per stabilire se tali ceneri siano state illegalmente classificate con codici dei rifiuti diversi da quelli che andavano indicati, considerato che le ceneri derivavano da combustione o incenerimento contenenti nichel, vanadio e ammoniaca, e che quando vengono utilizzate nei cementifici sono pericolose per l’ambiente e la salute pubblica, oltre che influiscono sulla resistenza meccanica del cemento.
Ricordiamo che l’inchiesta vede tuttora indagate, per il filone di indagine avviato a settembre scorso, 31 persone tra dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia spa, nonché ex titolari, ex e attuali commissari e direttori dell’Ilva di Taranto, ora in amministrazione straordinaria: l’accusa è di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata in relazione alla vendita di ceneri e loppa d’altoforno. Nello specifico, a seguito del provvedimento dei settembre 2017, la Procura bloccò 523 milioni di euro ritenuti l’ingiusto profitto incassato dall’Enel che avrebbe venduto e non smaltito le ceneri.
Va precisato, infine, che la legge consente ai cementifici l’utilizzo delle ceneri provenienti dalla combustione del carbone ma non consente l’utilizzo anche di ceneri provenienti da olio combustibile denso e gasolio. Enel invece avrebbe mescolato le tre tipologie di ceneri per evitare di sostenere i costi di smaltimento delle ceneri contaminate da sostanze pericolose come nichel, vanadio e ammoniaca.