MAFIA E MASSONERIA – 2 / IL CASO DI CASTELVETRANO, IN PROVINCIA DI TRAPANI, IL PAESE DI MATTEO MESSINA DENARO, PIENO DI LOGGE, ANCHE DEVIATE

| 23 Dicembre 2017 | 0 Comments

(g.p.)______Dopo alcune sintetiche anticipazioni pubblicate ieri, vediamo oggi e vedremo nei prossimi giorni quali sono le conclusioni più significative cui è addivenuta la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, nel suo filone di inchiesta dedicato ai rapporti tra mafia e massoneria.

 

 

 

Il rapporto che affiora in modo ricorrente nelle inchieste giudiziarie degli ultimi decenni, con una intensificazione nei tempi più recenti, sia in connessione con vicende criminali tipicamente mafiose, soprattutto in Sicilia e Calabria, sia con vicende legate a fenomeni di condizionamento dell’azione dei pubblici poteri a sfondo di corruzione.

Cominciamo con qualche esempio concreto del rapporto tra mafia e massoneria.

Un caso eclatante, la vicenda dell’appartenenza a logge massoniche di alcuni assessori del comune di Castelvetrano, in provincia di Trapani, luogo di origine del noto capomafia latitante Matteo Messina Denaro (nella foto segnaletica), il quale da almeno un ventennio gestisce l’associazione mafiosa e il suo rapportarsi con il territorio secondo regole solidaristiche volte all’acquisizione del consenso degli associati e della società civile.

 

 

 

 

 

 

Qui, infatti, l’imprenditoria, ad esempio, non è vessata dall’imposizione del pizzo, ma riceve l’aiuto economico e il sostegno mafioso, offrendo in cambio, in corrispettivo. la titolarità di quote delle imprese.

Pertanto, già la sola contrattazione della pubblica amministrazione con le società private, di fatto, finisce talvolta per avvantaggiare e rafforzare l’associazione mafiosa.

In tale contesto, la cittadina di Castelvetrano è al centro delle dinamiche mafiose della provincia di Trapani non solo quale luogo natale dei Messina Denaro, ma soprattutto perché questi da sempre amministra cosa nostra trapanese attraverso una cerchia di stretti parenti e di fidati amici lì residenti che gli consentono, dunque a tutela della sua latitanza, di evitare la permanenza in quel territorio e di mantenere comunicazioni diradate con gli associati.

Nell’estate del 2016, a trent’anni dalla scoperta a Trapani della loggia segreta “Iside 2”, nata sotto l’insegna del circolo culturale “Scontrino” , e in cui, accanto a personaggi delle istituzioni, sedevano i boss mafiosi di maggiore rilievo, si ritornava a parlare di massoneria quale possibile luogo chiave, secondo alcune inchieste della Procura di Trapani e di Palermo, per la composizione di interessi mafiosi, politici e imprenditoriali, compresi quelli riconducibili a Messina Denaro.

A Castelvetrano insistono diverse logge massoniche (sei sulle diciannove operanti nell’intera provincia di Trapani) e che nell’amministrazione comunale castelvetranese, già storicamente oggetto degli interessi mafiosi ma anche dimora di qualche sostenitore del latitante, vi era un’elevata presenza di iscritti alla massoneria tra gli assessori (4 su 5), tra i consiglieri (7 su 30), tra i dirigenti e i dipendenti comunali.

Peraltro, dalla rilevazione effettuata dalla Commissione nel corso dell’inchiesta, con riguardo alle sole quattro
obbedienze ufficiali prese in esame sono state censite a Castelvetrano dieci logge massoniche, di cui almeno tre sciolte o sospese.
Poco più tardi, giungeva la definitiva ed eclatante conferma alle preoccupazioni della Commissione.

Risultava evidente e documentato, infatti, che quello stesso Comune di Castelvetrano, popolato anche da numerosi appartenenti alle diverse logge massoniche, aveva subito l’infiltrazione mafiosa e veniva sciolto.

A Trapani, del resto, nel mese di giugno 2017, nel pieno della campagna elettorale, è stato raggiunto da provvedimento cautelare Girolamo Fazio, già sindaco e candidato alle elezioni amministrative; le elezioni sono state invalidate per il mancato raggiungimento del quorum dei votanti e al posto del sindaco si è insediato un commissario.

Nel solo 2017 altre importanti inchieste si sono susseguite a ritmi serrati: per motivi di mafia il tribunale di Trapani ha disposto importanti misure di natura personale e patrimoniale nei confronti di politici come Giuseppe Giammarinaro, ex parlamentare regionale; a novembre è stato sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale
Gianfranco Becchina, noto mercante d’arte, ritenuto vicino a Matteo Messina Denaro, e suo finanziatore; sono stati disposti sequestri e confische per molti milioni di euro.

Ancora, in provincia di Trapani per la prima volta è stata disposta l’amministrazione giudiziaria di un istituto di credito, la Banca di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico, con sede legale in Paceco.

Attualmente, nel trapanese, è censita inoltre la presenza di circa duecento persone, già detenute
per reati di mafia e di traffico di stupefacenti, che, scontata la pena, sono ora in stato di libertà.

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Queste le conclusioni della Commissione, che si era recata al completo in missione di Trapani, rivelate nella conclusiva conferenza stampa di Rosy Bindi e altri membri (nella foto)

 

 

 

 

 

 

La conferenza – stampa suscita la reazione di Stefano Bisi (nella foto grande di copertina), gran maestro dell’associazione massonica denominata “Grande Oriente d’Italia”, che chiede di essere ascoltato per esporre la posizione della sua obbedienza rispetto alla possibile permeabilità mafiosa.

La Commissione accetta subito, e l’ audizione avviene il 3 agosto 2016,  a Roma, a Palazzo San Macuto.

 

 

 

 

 

 

Come è andata?

Sentiamo direttamente cosa c’è scritto al riguardo nella relazione finale che stiamo esaminando:

“L’atteggiamento assunto dal gran maestro, però, lungi dall’ apparire trasparente e collaborativo nel perseguimento dell’obbiettivo, che si riteneva dovesse essere comune, di impedire l’inquinamento mafioso di lecite e storiche associazioni private, si rivelava di netta chiusura e di diffidenza verso l’Istituzione”.

Stando così le cose, la Commissione decide di avviare ulteriori approfondimenti in proprio, anche attraverso l’esercizio dei poteri d’inchiesta parlamentare.

Ecco quello che succede dopo:

“La gravità della situazione aveva portato il Prefetto di Trapani, nel dicembre 2016, a disporre un’attività di
monitoraggio.

Il successivo 28 febbraio 2017, il Ministro dell’Interno delegava il Prefetto ad esercitare i poteri di accesso e, pertanto, nel marzo 2017, si insediava, presso l’ente sottoposto a controllo, la commissione di indagine.

All’esito degli accertamenti, il successivo 25 maggio il Prefetto rassegnava al Ministro i relativi risultati in base ai quali, il 6 giugno 2017, il Comune di Castelvetrano veniva sciolto per infiltrazioni mafiose”.______

(2- continua)

LA PUNTATA PRECEDENTE

MAFIA E MASSONERIA – 1 / “Una cosa sola”

 

Category: Cronaca, Politica

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