UN FILOSOFO ED UN CANTANTE A UGENTO IERI SERA A CONFRONTO PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO. E PRIMA L’ INEDITO DUO SI RACCONTA A leccecronaca.it NANDU POPU, ‘QUANDO I SSS DISSERO NO A MILANO E A CATERINA CASELLI’. MARIO CARPARELLI, ‘DOVREMMO INTITOLARE L’ UNIVERSITA’ A GIULIO CESARE VANINI’

| 21 Dicembre 2017 | 0 Comments

di Roberto Molle______

Tutto si è svolto in una giornata fredda, preludio ad un inizio inverno che poco ha potuto, di fronte ad un calore di intenti e di emozioni che si sono susseguite nell’ arco del primo pomeriggio di ieri 20 dicembre fino a notte inoltrata.

L’occasione è stata la prima uscita ufficiale della consulta giovanile della città di Ugento; un confronto dibattito che prendeva il nome di “Salento fuoco e fumo: da Vanini all’Ilva”.

I ragazzi hanno dato prova di capacità organizzativa e di scelta ponderata degli ospiti invitati a confrontarsi con le loro iniziative. Dopo che, nel pomeriggio, in piazza San Vincenzo alle 18.00, si è tenuto uno spettacolo di danza e teatro a cura della scuola di danza “Koinè” e della scuola elementare “Aldo Moro”, tutto si è spostato nell’ambito museale, dove i ragazzi e il pubblico sono stati accolti dal filosofo Mario Carparelli, studioso di Giulio Cesare Vanini,  e dal cantante dei Sud Sound System Nandu Popu (nella foto).

Teatro di accoglienza è stato un museo nel museo: lo splendido chiostro riscaldato, situato al centro dell’ex convento di Santa Maria della Pietà dei frati osservanti, risalente al 1430.

Così, immersi tra affreschi del Cinquecento, teche con reperti dell’età del bronzo, e ad un passo dalla stupenda “tomba dell’atleta”, si sono aperti i lavori con l’intervento dell’ assessore alle politiche giovanili Graziano Greco, che ha illustrato alcuni punti del progetto consulta giovani e ha poi presentato i due ospiti speciali.

Prima dell’inizio, siamo riusciti ad intervistare Nandu Popu e Mario Carparelli che si sono prestati volentieri a rispondere ad alcune domande che abbiamo posto loro.

Quello che segue è il resoconto dell’intervista______

Domanda – Che ci fanno un filoso e un cantante insieme? Su che temi possono confrontarsi?

Nandu Popu: Ci sono altri precedenti, non è la prima volta che insieme a Mario ci confrontiamo in pubblico. Comunque, galeotto fu il fuoco: il fuoco di Vanini di cui Mario Carparelli è un ottimo conoscitore, il fuoco di “Salento fuoco e fumo” (il libro dello stesso Nandu Popu pubblicato nel 2012 n.d.r.), il fuoco dei Sud Sound System e il fuoco del Salento…Una terra votata al fuoco.

Mario Carparelli: Vorrei aggiungere che, occupandomi io di un intellettuale coerente e coraggioso, non potevo non avere ammirazione per Nandu, che oltre all’artista che tutti conoscono, è un intellettuale “coerente e coraggioso” con una forte responsabilità sociale, cosa che aveva anche Vanini; che non aveva anche, nessuna intenzione di scendere a compromessi. Come dicevo prima: era un filosofo che poteva vivere allegramente da filosofo, provenendo da una famiglia ricchissima, era tra l’altro un bellissimo ragazzo, ma è morto a 34 anni. Scegliendo di morire come è morto, alla continua ricerca della verità. Quello che oggi noi chiamiamo laicità, tolleranza, democrazia, sono valori il cui seme è stato gettato da personaggi come Vanini in quell’ epoca storica, quattrocento anni fa. Purtroppo quei valori sono continuamente sotto attacco, e Nandu, con il suo impegno sta continuando l’opera di Vanini.______

Domanda (a Nandu) – Personalmente, sono stato un fan della prima ora dei Sud Sound System, rimasi molto colpito del solco che stavate tracciando con la rivoluzionaria introduzione del dialetto nella canzone e l’innovativa soluzione musical-stilistica che risponde all’appellativo di raggamuffin, facendo allo stesso tempo, un’operazione culturale e sociale trattando temi importanti come l’ambiente, l’inquinamento, la migrazione e la difesa del territorio; tutti temi che potevano essere cari a molti altri artisti e intellettuali salentini, ma che mai, prima, erano stati affrontati con tale determinazione e capacità di diffusione attraverso la musica. Poi, ad un certo punto, persa un po’ la spinta propulsiva dell’originalità iniziale della proposta musicale vi ho persi di vista; come tutti gli artisti, credo abbiate avuto delle fasi in cui sarà prevalso anche il fatto di dover scendere sul terreno di impegni contrattuali con i promoters e esigenze di spettacolo…. Insomma, ad un certo punto fare musica diventa un lavoro, e creatività deve confrontarsi con produttività, com’è stato?

Nandu Popu: Doveva diventare un lavoro! Siamo partiti giocando, che non significa che non facevamo sul serio, anzi, facevamo sul serio perché non avevamo nessuna paura di essere mandati a quel paese da qualche etichetta discografica. Devo dire però che a volte rimpiangiamo, ad esempio il fatto di aver detto di no a Caterina Caselli (ex cantante, produttrice discografica n.d.r.) nel 1993. Sono comunque scelte fatte con coscienza, non volevamo andare via dal Salento quando tutti ci dicevano: dovete andare a Milano perché l’industria discografica è lì; ed è vero perché ogni volta che andiamo a Milano in una giornata facciamo un sacco di interviste, tra radio e testate giornalistiche. Ma restando qui ci siamo presi la responsabilità innanzitutto di continuare a cantare in dialetto; penso che la lingua per la musica rappresenti l’ottava nota, e la prova ne è il fatto che tra tutti gli italiani che ascoltano canzoni in inglese, in pochi credo, capiscano quale sia il significato delle parole. Le sillabe sono note musicali a tutti gli effetti.

Mario Carparelli: Vorrei aggiungere una cosa, un ulteriore elemento di richiamo. Io qui faccio il legale rappresentante di Giulio Cesare Vanini, però un’altra cosa interessante è questa: Vanini ha avuto un fortissimo rapporto con la sua terra, ma non è stato mai un provinciale, cioè ha ragionato – per dirla con Bodini – con i piedi nel Salento e la testa in Europa. Tant’è che è stato colui che ha portato il meglio della filosofia italiana del rinascimento in Francia, creando di fatto una nuova filosofia. Il suo amore per il territorio non è mai diventato provincialismo, male ahimè molto diffuso.______

Domanda – Cosa pensate dell’esplosione mediatica del Salento? Del “brand Salento” e del derivante prorompente flusso turistico di questi ultimi anni?

Nandu Popu: Il Salento da “non luogo” è diventato “un luogo”, in pratica “non eravamo”, oggi un po’ “siamo”, però bisogna stare attenti a non diventare un luogo comune. Purtroppo, il rischio concreto c’è, perché la contraddizione di una bella terra che deve fare i conti con l’Ilva e mille altre fonti di inquinamento è sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo vinto una battaglia, ma la guerra la stiamo perdendo; perché, nel momento in cui le neoplasie e le malattie stanno vincendo, dobbiamo rialzare la testa.

Mario Carparelli: Tra l’altro, un errore gravissimo da non fare che viene male interpretato è quello di nascondere la polvere sotto il tappeto. Ricordo che quando uscì la canzone di Caparezza sulla Puglia, ci fu un assessore al marketing che disse: “Ma come? Così si fa del male alla Puglia!”…Come se Dante avesse parlato bene di Firenze!_____

Domanda – Non avete l’impressione che del Salento stia passando una falsa immagine? Come dire è importante avere un turismo di massa a tutti i costi?

Nandu Popu: Il problema del Salento e del Sud – e per me è un mantra – è che i loro peggiori nemici sono i politici del Sud. A loro fa comodo appartenere ad una terra ricca, però si dimenticano che a pagare le tasse sono le persone che la mattina si svegliano e vanno a lavorare e fanno sacrifici. Persone che si sono stancate di emigrare perché hanno necessità di credere nella propria terra e nelle loro risorse. Ed è importante che questa bellezza del territorio salentino è così tangibile che viene naturale voler investire in esso. Tra le cose più interessanti prodotte in questi anni c’è l’enogastronomia, che ha rappresentato un volano importante anche per il turismo. I politici dovrebbero impegnarsi di più a creare infrastrutture, perché creando infrastrutture, tu crei libertà.

Mario Carparelli: …Poi, un discrimine è quello di distinguere tra chi vuole investire da chi vuole speculare. Noi Salentini dovremmo essere un po’ più innamorati della nostra terra, ma sul serio; perché a parole siamo tutti innamorati del Salento, poi però…Non è così. Io vedo nel mio settore, il Salento ha tanti personaggi – oltre a Vanini – tra il Quattrocento e il Cinquecento, tutti di caratura internazionale, di altissimo livello che andrebbero valorizzati…Il che non significa solo fare una targa alla memoria, ma cercare di editare le loro opere, portarli nelle scuole, presentarli pubblicamente. Da Matteo Tafuri, a Storella, a Scarpa, a Galateo, sono tutti nomi illustri che se fossero valorizzati, darebbero più valore alla propria terra.

Mi hanno detto: “Sai qual è il problema di Vanini? Che è troppo radicale, troppo estremo”. Io ho risposto: “Ah si! e Leopardi? Voi pensate che qualcuno a Recanati metta in discussione Leopardi? Leopardi è molto più estremo di Vanini, ma nessuno si sognerebbe mai dire no all’intitolazione di una cattedra a Leopardi; al contrario, l’intitolazione di una università non può essere fatta a Vanini, perché era un ateo e un bestemmiatore.______

Domanda – Visto che tutto è pronto per il dibattito, un’ultima domanda a te Nandu. Negli ultimi tempi si sono viste tue interessanti incursioni nei dischi di altri artisti, tra cui quelli di Mino De Santis e Crifiù: è il segnale questo di qualche nuovo percorso che si inizia a delineare? Sarebbe abbastanza normale dopo tanti anni in un gruppo l’esigenza di esplorare nuovi territori, perché no, da solista.

Nandu Popu: No, no, significa ogni tanto rigenerarsi e sperimentare; anche gli altri componenti dei Sud lo fanno. Significa anche andare in giro, fare nuove esperienze, poi tornare in studio e mettere tutto insieme. Abbiamo il disco uscito l’anno scorso da cui continuiamo a estrarre singoli e fare nuovi video, poi la tournée.______

In sala, l’ intervento, e il confronto da parte di Mario Carparelli, poi un Nandu Popu travolgente, che, di fronte ad una platea composta per massima parte da ragazzi, in un intervento fiume ha affrontato tantissimi temi tenendo alto l’interesse di tutti i presenti. Dall’ambiente alla fine dell’era industriale, dalla necessità di fare della stagionalizzazione una virtù, alla consapevolezza di appartenenza ad un territorio vocato ad un turismo intelligente, fino all’autodeterminazione consapevole.

A finire, Nandu Popu ha fatto da testimonial alla consegna della “carta giovani” a molti dei ragazzi presenti.

 

 

 

Roberto Molle

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi

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