ARRIDATEMI LUIGI TENCO E SERGIO ENDRIGO
di Raffaele Polo______
È bello constatare che i tempi non cambiano. Se, pure, siamo spesso indotti a considerare che non se ne può più, tutto sta andando in malora e ogni giorno è peggio del precedente, poi arrivano fatti, impressioni, sensazioni, storie che ci convincono del contrario.
E finiamo per consolarci perchè la inconfutabile saggezza del ‘niente di nuovo sotto il sole’ ci prende ancora una volta e, mentre stiamo fischiettando malinconicamente ‘Vedrai vedrai’ di Luigi Tenco, ci arriva l’invito a confrontarci con il rap di Fedez e con il brano che, pubblicizzato da un video di mediocre fattura, ha per titolo ‘Sconosciuti da una vita’.
Questa dei ‘video’ è un’altra invenzione contemporanea che va subito spiegata. Se un video è fatto bene e il protagonista del filmato, ovvero il cantante, diventa l’assoluto eroe di quei 2/3 minuti in cui si condensa tutto, allora il pezzo va. Nel senso che, adesso, le immagini coprono completamente il testo della canzone e forniscono una storia preconfezionata cui bisogna giocoforza adeguarsi. Con un 45 giri, senza video, non era così: la storia, i volti dei protagonisti, le emozioni dovevi creartele. E le parole restavano dentro, a far parte di quella infinita cultura del ricordo che mescolava brani musicali, battute cinematografiche, trame di romanzi e pubblicità di Carosello…
Ora, amanti come siamo della musica armonizzata con il senso del messaggio che c’è sempre, in ogni canzone come in ogni poesia, ci è difficoltoso scandire le sovente artefatte litanie del rap, convogliate spesso in rime forzate che denotano uno scarso interesse per il testo scritto. Si ha l’impressione che il testo del rap debba essere volutamente sciatto e approssimativo, per esemplificare un’idea di a-cultura fuori da schemi e pastoie ma che, in realtà, ubbidisce a rigidi direzioni di ritmo e cantilena. Come nella poesia degli antichi greci e latini dove, peraltro, la salmodia era utilizzata per fornire ulteriore impeto e significato alle parole…
Pensavo a queste cose, canticchiando ‘Se fossi un falegname…’ dei Dik Dik. E mi ha fatto sorridere l’invito dell’ottimo Giuseppe Puppo, che con entusiamo, porta al dibattito.
Oh, bei tempi dei dibattiti costruttivi, nei quali ognuno dava la sua costruttiva opinione nell’intento di ampliare e conoscere meglio un tema importante e coinvolgente… Erano gli idealisti ad infervorarsi; i giovani più pratici e pragmatici si appartavano con la biondina di turno, rigorosamente in minigonna e fumatrice di ‘Mercedes’ (ai miei tempi le ragazze fumavano solo ‘Mercedes’ e ‘Muratti’).
Mi accorgo di divagare e di menare il can per l’aia… Povero cane, ne fa di chilometri in questa smisurata aia che ci auguriamo non venga attraversata da tubi sotterranei conduttori di combustibili vari, nel nome di progresso ed economia…
Ho cambiato ritmo. Ora è Sergio Endrigo che, col suo incedere malinconico, mi informa che ‘Lontano dagli occhi, lontano dal cuore’ e tutto quel che segue. E dove li mettiamo i Nomadi con le loro incredibili constatazioni (‘Dio è morto’) o i Rokes (‘Ma che colpa abbiamo noi’?). Siamo cresciuti con queste idee (musicali), con la poesia soffusa dei versi di De Andrè e Battisti. Non possiamo che sorridere ai rap di Fedez e Jovanotti, emuli e prosecutori di una lunga, incredibile schiera di ‘contestatori’ che avevano il coraggio di cantare cuore, sentimento, amore, con l’ingenua pretesa di ‘mettere fiori nei cannoni’. Ritmi diversi, idee e sentimenti comuni.______
LA RICERCA nel nostro articolo di ieri
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura
“Comunisti col Rolex”…Li aveva definiti così Salvini e loro hanno fatto un pezzo che dà il titolo a tutto l’album…L’idea è di Alessandro Aleotti alias j-Ax, un genio..
Bella riflessione-provocazione.
Analisi squisita e profonda. E sono d’accordo sulla potenza evocativa di una canzone. In tre minuti puoi farci entrare un trattato filosofico, ovvero una presa di posizione netta contro l’ipocrisia, la violenza, il razzismo e mille altri temi.
Nello specifico, mi spingerei oltre, con una curiosità un po’ maliziosa, cercando di capire quanta coerenza ci sia da parte degli autori-interpreti della canzone in questione, nell’essere sganciati dai meccanismi media-logici cui fanno le pulci.
Siamo abituati a generalizzare, a fare di tutta l’erba un fascio.
Perché ci nascondiamo sotto il luogo comune che “la musica di oggi non è come quella di una volta”? Quante volte arricciamo il naso, ascoltando una track e dicendo:” Questa è musica commerciale”?
Riporto le parole di Gianni Sibilla(uno tra i più grandi critici musicali odierni):”La musica deve essere commercio perché il commercio è interazione”. E d’altronde non è questo il fine della musica?
“La musica, come la vita, si può fare solo in un modo: insieme” (E. Bosso).
Ho studiato musica per anni (e continuerò a farlo); alcune canzoni contemporanee, secondo me, hanno un testo scarno ma altre possono rappresentare l’impronta digitale dell’epoca che stiamo vivendo. Si può pretendere la qualità anche in una società liquida come la nostra.
Forse, la vera chiave sta in questo: conoscere prima di disconoscere.
Buona musica a tutti!
“Non sono comunista perché non me li posso permettere” (Ennio Flaiano)