GLI UOMINI CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL LECCE
Il calcio italiano è da sempre depositario di una serie di tradizioni e di sensazioni a sé stanti, con la passione di tante piazze calde che hanno pochi eguali in Europa. Alcuni club, più o meno vincenti, rivestono un’importanza tale che sono tra i principali interessi dei loro tifosi, in special modo nelle realtà calcistiche del sud Italia, dove il sentimento è sempre più forte e viene percepito in maniera amplificata rispetto al nord. Tra le principali piazze del sud Italia, nella cui tradizione spiccano ovviamente le realtà di Napoli e di Palermo, da sempre i centri nevralgici del Meridione, la città di Lecce è una delle provincie più calde e appassionate. Lo stadio Via del Mare, il cui nome simbolizza come nessun altro la rilevanza culturale di un elemento naturale come il mare, è stato spettatore di una serie di momenti storici per il calcio pugliese e anche del sud stesso, soprattutto negli ultimi trent’anni e grazie a una serie di personaggi indelebili. Andiamo dunque a vedere quali sono, partendo dal primo, che non è un calciatore.
Ingaggiato dalla società salentina nel 2004, Zdenek Zeman è ancora oggi uno dei tecnici più amati dai tifosi giallorossi, che lo hanno visto sedere due volte sulla panchina del Via del Mare ma che ricorderanno sempre e soprattutto la sua prima esperienza a Lecce nella stagione 2004-05. A inizio campionato il 4-3-3 del tecnico boemo portò il Lecce al terzo posto dietro Juventus e Milan, grazie a un gioco esaltante che esaltò le qualità di alcune individualità, tra le quali spiccava quella di Marco Cassetti, che sarebbe stato il primo calciatore del Lecce a venire convocato in Nazionale. In seguito la squadra perse un po’ di punti ma non rischiò praticamente di retrocedere in Serie B, nonostante fosse una delle più pericolanti secondo gli esperti delle scomesse.
Il gran merito di Zeman fu non solo quello di dare ai tifosi uno spettacolo scintillante ogni due settimane ma anche di permettere alla sua squadra di andare a segno 67 volte, soltanto una in meno della Juventus campione d’Italia, un’autentica impresa storica. L’allenatore ceco ebbe anche il merito di far esplodere il talento del giovanissimo attaccante bulgaro Bojinov, che dopo Lecce sarebbe andato in giro per l’Italia e per il mondo ma non avrebbe mai ripetuto le stesse performance a livello di rendimento e gol messi a segno.
Sempre con Zeman arrivò anche l’esplosione di Mirko Vucinic, attaccante montenegrino tra i migliori colpi dell’osservatore Pantaleo Corvino, che quell’anno segnò ben 19 reti, suo record di sempre in carriera. Vucininc, che poi avrebbe fatto un salto di qualità giocando sia nella Roma sia nella Juventus, aveva eguagliato quell’anno in Serie A i gol di Ernesto Chevantón, attaccante uruguayano del quale parleremo più avanti. Con indosso il giallorosso della Roma Vucinic deciderà anche due derby romani, qualcosa di storico e fondamentale che lo renderà per sempre speciale agli occhi dei tifosi romanisti, nonostante il suo successivo passaggio alla Juve, nemico di sempre.
Parlano però di record di gol fatti dobbiamo tornare a parlare di Chevantón, un uruguayano che ha lasciato praticamente il cuore nel capoluogo salentino. Sudamericano e quindi molto legato al sud Italia, il centravanti uruguayano, che ha annunciato quest’estate che avrebbe giocato nel Parabita in terza categoria, a 37 anni ha ancora tantissima voglia di giocare e dimostrare che non è ancora finito, anche perché si tratta di una persona che ha sempre vissuto di calcio. Arrivato in Salento nell’estate del 2001 dal Danubio, club di Montevideo nel quale si è formato anche un certo Edinson Cavani, oggi bomber del Paris Saint Germain, Chevantón ha militato in giallorosso per tre anni prima di passare poi al Monaco e al Siviglia. Altre due stagioni al Lecce inframezzate da un anno al Colon di Santa Fe lo hanno riavvicinato tantissimo alla piazza, ma a livello di risultati il suo primo periodo sarà per sempre il migliore, condito da 51 gol in 92 partite, tra cui alcuni strepitosi in acrobazia o contro rivali di un certo livello in Serie A. Il legame tra l’attaccante e Lecce è talmente grande che egli adesso vive in città e sta cercando anche di prendere il patentino da allenatore, mentre si diletta in terza categoria. Quando si dice l’amore per una terra e per i suoi tifosi.
Restando in Uruguay, possiamo invece ricordare Guillermo Giacomazzi, centrocampista dal doppio passaporto italo – uruguayano e già recordman di presenze in Serie A con la maglia del Lecce, ossia 196. Anche lui legato in maniera viscerale ai giallorossi, ha disputato ben undici stagioni al Via del Mare, prima dal 2001 al 2007 e poi dal 2008 al 2013, denotando un attaccamento enorme alla maglia e giocando da titolare e da capitano nella maggior parte degli anni in cui ha vissuto in Puglia. Dal buon piede, dall’ordine tattico importante e con un buon senso della posizione in mezzo al campo, dove era uno dei giocatori chiave, Giacomazzi si è fatto notare spesso in zona gol, dove ha messo a segno delle reti di pregevole fattura sia di piede ma soprattutto di testa, la sua specialità, favorita dalla sua stazza e dai suoi 185 cm di altezza. 17 volte convocato per giocare con la nazionale uruguayana, anche lui sta facendo gli esami per prendere il patentino di allenatore in quel di Coverciano.
Ma il rapporto idillaco tra Lecce e il sudamerica è riscontrabile anche nelle stagioni disputate da Cristian Ledesma in giallorosso. Il regista argentino, che ora milita nel Lugano, fu capitano del Lecce dal 2004 al 2006 e uno dei calciatori con più potenziale mai approdato in giallorosso. Proveniente dalle giovanili del Boca, visse a Lecce una delle sue migliori epoche da calciatore e dopo il periodo in Salento fu notato dalla Lazio, dove militò per ben 9 anni fino al passaggio al Santos in Brasile.
Se andiamo un po’ più a ritroso nel tempo e ci proiettiamo agli anni ’90 non possiamo affatto dimenticarci di Fabrizio Lorieri, storico portiere che militò anche nella Roma ma che nel Lecce fu persino capitano nella stagione 1998-99, quando giocò insieme al suo ex compagno nella Roma Giuseppe Giannini. Autore di parate impensabili e di interventi spettacolari, Lorieri fu protagonista di due promozioni consecutive dalla C alla A ma era molto amato dal pubblico per il suo carisma e per la sua abilità tra i pali. Agilissimo e svelto, si contraddistingueva per parare molti calci di rigore, anche se non trovò mai la continuità di rendimento per ben figurare ad altissimi livelli. Al Lecce è stato anche vice allenatore dei portieri dal 2010 al 2013, ruolo che adesso ricopre nel Sassuolo, che milita stabilmente in Serie A.
Per ultimo, impossibile non citare Fabrizio Miccoli. Nato a Nardò, comune in provincia di Lecce, l’attaccante che ha fatto furore nella Ternana, nel Perugia e ha raggiunto i suoi picchi di rendimento alla Fiorentina, alla Juventus e soprattutto al Palermo in Serie A è stato capitano del Lecce dal 2013 al 2015. Abilissimo nel dribbling, dal passo rapido e in possesso di un grande tiro, Miccoli è forse il miglior prodotto del calcio pugliese dopo Antonio Cassano, fenomeno nato e cresciuto a Bari vecchia.
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