LIBRI VECCHI E NUOVI / ‘IL PRODE ANSELMO’, UNA CHICCA
di Raffaele Polo______
Capita poi che un libro, un testo, qualche verso, diano un senso ad una giornata di vacanza e, magari, a tutta un’estate. Che riassuma il vento delle spiagge salentine, il rumore delle onde che si stemperano sul bagnasciuga, il profumo della salsedine misto a quello di crema al cocco con cui si aspergono le fanciulle e le donne vicine d’ombrellone.
Ma tant’è, e non c’è nulla da fare: è un libro il compagno fedele che caratterizza la giornata al mare, nel bello e nel cattivo tempo.
Uggioso come un “Ulisse” di Joyce (ma chi lo porterebbe con sé in spiaggia?) o avvincente come un vecchio romanzo di Scerbanenco, così frequente e ricercato negli anni Sessanta e così obliato tuttora.
A noi, girovagando per la bancarelle che propongono i libri ormai fuori commercio, è capitata una perla, una chicca che vogliamo condividere con gli attenti lettori.
In edizione del settembre 1944, per conto della Casa Editrice Daniel di Roma, una copia, completa di fascetta de “Il prode Anselmo” con titolo dorsale “La partenza del Crociato per la Palestina” di Giovanni Visconti Venosta.
Si tratta di uno ‘scherzo poetico’ di poche paginette che ha riecheggiato tutta una serie di frasi e modi di dire che affondano le radici nella tradizione orale dei nostri nonni.
“Passa un giorno, passa l’altro/ mai non torna il nostro Anselmo…” quante volte l’abbiamo rimuginato questo verso da ‘Corriere dei Piccoli’? E quante volte abbiamo ripetuto fra noi, senza coglierne il significato , la sequenza “Mise l’elmo sulla testa/ per non farsi troppo mal/ e partì, la lancia in resta/ a cavallo d’un caval.”
Sono eredità positive che, tramandate di padre in figlio, hanno finito per rimanere sospese in un limbo mai definibile di memoria sopita, da dove fuoriescono nei momenti più impensati.
Ebbene, questo libricino, reperito miracolosamente in un resto di magazzino e proveniente chissà da dove, si coniuga perfettamente con la nostra vacanza su spiaggia salentina affollata e brulicante, col vento e con le vicine di ombrellone sempre più olezzanti di olio al cocco…
I versi accattivanti e comprensibili, senza difficili ed improbabili arzigogolamenti, scorrono con eguale entusiasmo verso un finale ricco di pathos, mitigato proprio dalla cadenza allegrotta che il colto e raffinato intellettuale Visconti Venosta ha voluto imprimere a tutto lo scherzo. Nel tentativo, molto ben riuscito, di dimostrare che non con paludamenti e impostazioni retoriche, ma con spigliatezza e verve, si riesce a colpire e divertire l’ascoltatore. Che, e questo è un risultato tutt’altro che trascurabile, condivide e manda a memoria le quartine con grande facilità, nei secoli dei secoli.
“Amen”, verrebbe da concludere, impietositi anche dalla fine del prode Anselmo che, per colpa del rio destino , “…mai più non ritornò!”