IERI SERA LA SERATA EVENTO A LECCE PER LA RACCOLTA DI ALESSANDRA MERICO / LE FOLGORAZIONI DELLA POESIA PER UN’ ALCHIMIA DINAMICA DEI SENTIMENTI
di Eliana Masulli______
C’è stata ieri sera a Lecce, nella sala conferenze dello storico Museo Faggiano, la serata – evento, promossa dall’ associazione Thorah, per la presentazione di ‘Contro Venere’, raccolta di poesie di Alessandra Merico, edita da I Quaderni del Bardo Edizioni (nella foto, da sinistra, Alessandra Peluso, filosofa e citica letteraria, Alessandra Merico, Luciano Faggiano, patron del museo, e Grazia Piscopo, Presidente dell’ Associazione Thorah).
A fare gli onori di casa, è stato l’editore Stefano Donno, che non ha esitato a sottolineare quanto i versi di ‘Contro Venere’ possano riservare per i lettori, attuali spunti di riflessione sulle dinamiche relazionali uomo-donna, dispiegate attraverso il potere comunicativo della scrittura e della poesia.
L’autrice stessa, nota attrice di teatro internazionale nonché scrittrice di testi drammaturgici, ha confidato al pubblico quanto un testo poetico possa mettere in risalto le difficoltà di riflettere su una pagina bianca tutte le più complesse e intime strutture di una forte e irrequieta animosità, che popola la “scena” delle esperienze personali.
Esaustivo e di forte impatto emotivo è stato l’intervento della critica letteraria e filosofa Alessandra Peluso, che ha evidenziato nella poesia, quale vero e proprio genere letterario, la capacità di trasmettere un impulso, atto a stimolare ogni aspetto sensoriale dell’essere; solo attraverso quella folgorazione, dunque, è possibile restituire al testo poetico la manifestazione dinamica dell’alchimia dei sentimenti.
Per accompagnare il pubblico nelle intime atmosfere di Contro Venere, l’attrice Gabriella Maria Margiotta ha dato voce ai versi della Merico, interpretando con acuta sensibilità e discrezione la trama di un racconto scritto “con le dita sporche di cenere e cancellate con il sangue”.
Contro Venere non è solo la storia di un Amore conflittuale e malsano e non può egualmente risolversi “contro” l’amore stesso.
Ogni verso della Merico è minuziosamente pesato nelle sue cause e nei suoi effetti, definiti nella prefazione al testo curata da Davide Rondoni quali la realizzazione di un cosiddetto “vendichismo“ contemporaneo, un “muovere guerriglia”, che non sa definire chi sia la vittima e chi sia il carnefice.
A tal proposito ha affermato l’autrice: «In un gioco malato e sottolineo malato, non è mai facile definire chi è la vittima e chi è il carnefice, perché quanto più la vittima chiede di essere stretta tanto più il carnefice avverte il desiderio nella vittima di venire stretta».
Il perno della bilancia sembra vacillare esattamente in questo sottile passaggio, dove il gioco dei ruoli inizia a intonare una lenta e triste Ballata dell’amor cieco.
Il “vendichismo” contemporaneo della Merico si pone, dunque, quale provocazione e insieme esortazione a non venir meno all’impegno di trovare, nel vasto campo delle relazioni umane, un punto di sutura e, non ultimo, un livello di saturazione oltre cui non osare spingersi; pena la morte dell’Amore stesso.
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